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¡Desaparecinema! ep. 41 – Quando fumetti e cinema denunciavano l’orrore

Ieri in Argentina, oggi a Gaza: l’Eternauta di Hector Oesterheld, la distopia del presente e i cannibali che scavalcano i morti con indifferenza (anche per colpa del cinema)

OttolinaTV by OttolinaTV
08/06/2025
in ¡Desaparecinema!, Cultura
2

 

Se lo è chiesto Moni Ovadia domenica 24 maggio a Milano, piazza S. Babila, per l’evento #tuttiacasa di OttolinaTV: perché quel drone ha letteralmente polverizzato quella povera donna sola che si aggirava tra le macerie di Gaza? Per impedire alla famiglia di seppellirla. Lo sfregio peggiore che si possa fare a un musulmano sunnita. La sepoltura è un momento di grande significato, che sottolinea la fiducia nella resurrezione e nel giudizio finale. E come viene ribadito in un articolo del Manifesto di qualche settimana fa, “i funerali sono uno dei modi a cui da sempre le comunità palestinesi ricorrono per fare della morte un atto di resistenza comune e di condivisione del dolore”. Il sionista nazistoide dunque impedisce la sepoltura per evitare che il palestinese risorga anche metaforicamente. E insorga. Risorgere e insorgere derivano entrambi da surgere: “sorgere”. Come il sole, che quando tramonta non lo fa mai per sempre. Siamo a un livello di aberrazione senza precedenti. Forse peggiore di quanto accaduto in Indonesia nel 1965 con il genocidio di tre milioni di comunisti da parte dell’anglosfera e della CIA. Guardatevi The Act of Killing, su questa faccenda, uno dei documentari più belli di ogni tempo (infatti è coprodotto da Werner Herzog e Errol Morris, due giganti del cinema documentaristico), e insieme tra i più insostenibili.

Sull’impossibilità di seppellire i propri cari come agghiacciante azione di sopruso nei confronti di chi si è ribellato aveva detto già tutto Sofocle, il grande tragediografo greco, quasi 2500 anni fa, nella sua Antigone, la donna che tentò di mettersi contro il perverso potere del tiranno Creonte che le impediva di seppellire il fratello Polinice, caduto in battaglia. E hanno ridetto qualcosa sui cadaveri non seppelliti e sulla RISORGENZA due formidabili opere narrative di questi ultimi decenni: I cannibali, film di Liliana Cavani del 1970, quando il cinema italiano – diversamente da oggi – era degno di essere chiamato cinema; e L’Eternauta, leggendario fumetto argentino di Hector Oesterheld negli anni ’50, da poche settimane orrendamente adattato per quello sputo di schermo da puffi neuroablati sui cui guardate Netflix. In entrambi i casi le strade delle città sono ricoperte di cadaveri. Ne I cannibali sono i corpi dei ribelli uccisi dal potere. Ne L’Eternauta sono i corpi congelati e abbandonati del popolo falciati da una nevicata, arma letale della dittatura che stava arrivando in Argentina. E cosa c’entra la Palestina? C’entra eccome: da decenni, ma soprattutto da qualche mese, le strade di ogni città del pianeta sono metaforicamente colme di cadaveri non seppelliti, i morti di Gaza, uomini donne e bambini, che scavalchiamo con indifferenza consentendo così che l’orrore si moltiplichi. Ecco: immaginate che non sia una metafora. Perché non lo è. La distopia non è mai nel futuro. La distopia è sempre nel presente. Merde.

L’articolo del Manifesto continua così: “’Le famiglie palestinesi hanno paura a seppellire i propri cari nel cimitero del campo perché i cecchini israeliani sono nascosti sui tetti degli edifici più alti’. Mahmoud al-Saadi, direttore dei servizi di emergenza di Jenin spiega ad Al Jazeera perché, a due settimane dall’inizio dell’operazione militare israeliana ‘Muro di ferro’, tanti cadaveri non siano stati ancora seppelliti. Undici corpi sono ancora conservati nell’obitorio di uno degli ospedali della città cisgiordana. Chi riesce a seppellire i propri cari lo deve fare velocemente, senza commemorazioni collettive così come ordinato dall’esercito israeliano (vietate le processioni, ai funerali autorizzata la presenza di solo due familiari)”. Come ci siamo arrivati? Anche per colpa del cinema.

Una delle convinzioni che Desaparecinema vuole ribaltare da quando è nato è quella secondo la quale certo cinema e certa TV siano inoffensivi. Non è vero. Il cinema italiano degli ultimi trent’anni per esempio, nella sua banale vuotezza e apparente innocuità, è uno strumento pericoloso di indottrinamento a favore dello status quo. Così come è strumento di propaganda imperialista il cinema hollywoodiano, soprattutto a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Eppure, come afferma Roberto Quaglia nel suo libro, siamo immersi in un “fondamentalismo hollywoodista” talmente pervasivo da non percepirlo. Talmente sottile e sofisticato da essere proprio per questo molto efficace: la più grande vittoria del diavolo insomma è quella di averci fatto credere che non esiste. Non a caso storicamente, come abbiamo già detto altrove, i registi di Hollywood sono, al netto di poche eccezioni (vedi per esempio i filmmaker del “Rinascimento hollywoodiano” tra gli anni ’60 e ‘70), meri esecutori, dipendenti degli Studios, quasi mai i veri autori dei loro film. I veri autori dei loro film sono gli executives. Come è possibile? I registi non sono i professionisti più fighi del mondo? “Io lo amo il mio regista preferito!” Ce lo spiega Orson Welles: “Fare il regista è la professione più sopravvalutata del mondo. La maggior parte dei registi sono degli incapaci: la regia cinematografica è l’unica professione in cui puoi essere un incompetente e nonostante questo avere successo per trenta anni e nessuno se ne accorge. Perché l’unico vero lavoro che un regista dovrebbe fare è fare qualcosa in più di ciò che su un set accadrebbe automaticamente. Il regista dovrebbe essere infatti anche un operatore alla macchina, uno scrittore, un attore, un montatore. Solo in questo caso il suo contributo apporta qualcosa al film. Altrimenti è solo colui che dice ‘Azione’, ‘Stop’, ‘Un po’ più lenta’, ‘Un po’ più veloce’ e nessuno scoprirà mai che non sa nulla di ciò che fa”. Lo diceva anche David Lynch, ma col suo cinema, non a parole.

I set insomma hanno il pilota automatico, come i governi italiani ed europei, da decenni guidati dalla finanza angloamericana e dal vincolo esterno che si trasforma, in patria, in totale impossibilità di azione politica. Nove volte su dieci infatti il regista è solo un vigile urbano che smista il traffico. Come deve essere stato un mero vigile urbano l’ideatore e regista della serie dell’Eternauta in sei episodi appena uscita per Netflix: Bruno Stagnaro, guarda caso autore argentino soprattutto di prodotti televisivi. A Stagnaro probabilmente è stata fatta dagli executive di Netflix una richiesta molto precisa: “Elimina qualunque riferimento politico alla dittatura argentina di Videla del 1976, a quelle della fine degli anni ‘50 e agli imperialismi occidentali tipo gli Stati Uniti, Israele e l’Unione europea. Fai finta che il fumetto originale non sia stato scritto da Oesterheld, prelevato nel 1977 da una banda armata di Videla e divenuto a sua volta desaparecido, ma dal trio comico Serra – Vecchioni – Scurati”. E Stagnaro ha eseguito. Mettendo da parte la feroce metafora politica antimperialista del fumetto originale e dando attenzione a temi quotidiani quali il clima, la crisi ecologica, la famiglia, l’avventura, la sopravvivenza. Il traffico. Ah, signora mia, che traffico che c’era a Buenos Aires negli anni ‘50… anche quando erano tutti morti.

Il fumetto originale, pubblicato tra il 1957 e il 1959 sulla rivista Hora Cero, e la sua riscrittura del 1969 disegnata da Alberto Breccia, aveva una fortissima connotazione politica. Due anni prima infatti il generale Eduardo Lonardi aveva operato un colpo di Stato, deposto il governo democraticamente eletto di Peròn, attento alla giustizia sociale e al lavoro, ovviamente poco amato dagli Stati Uniti, e instaurato una dittatura militare. Insomma Oesterheld aveva percepito che qualcosa di terribile stava per profilarsi all’orizzonte: la nevicata che uccide chiunque ne sia toccato prelude alla futura svendita del Paese, come quella che arrivò in Indonesia e in Cile, per fare solo due di miliardi di esempi. Praticamente il giornalista e fumettista argentino stava mettendo sotto forma di tavole il sottotitolo del nostro film C’era una volta in Italia: Giacarta sta arrivando. Che cos’è Giacarta? Lo spiega molto bene Vincent Bevins nel suo libro “Il metodo Giacarta”, la cui quarta di copertina recita: “La storia segreta dei terribili massacri di cui si resero responsabili gli Stati Uniti in Indonesia, America Latina e nel mondo all’epoca della Guerra Fredda. Un tragico racconto di colpi di Stato e omicidi di massa funzionali agli interessi del capitalismo globale e alla creazione del nuovo ordine mondiale”. Anche nel caso del genocidio di milioni di comunisti in Indonesia il diavolo – di cui sei sei un piddino neppure sospetti l’esistenza, oppure urli AL FASCISTA! – ha vinto: questi tragici avvenimenti sono rimasti a lungo nell’ombra proprio perché gli interventi segreti della Cia ebbero grande successo. Dicevo: cos’è “Giacarta”? Qualche anno dopo il 1965, nel 1972, Salvador Allende fece un clamoroso discorso all’ONU in cui diceva sostanzialmente che il suo governo socialista si sarebbe comportato da socialista: avrebbe nazionalizzato tutte le risorse. Qualche tempo dopo, prima del golpe di Pinochet, sui muri esterni delle case di Santiago del Cile apparve la scritta “Giacarta sta arrivando”. Un avvertimento mafioso: se continuate così farete la fine di Sukarno e dei suoi tre milioni di simpatizzanti. Hanno continuato. Se volete saperne di più leggete il libro di Bevins, oppure guardate il nostro film C’era una volta in Italia – Giacarta sta arrivando. Lo trovate, dopo due anni di tour nelle sale cinematografiche, su Prime video, Apple Tv e Cecchi Gori TV.
Dicevamo del fumetto L’Eternauta. Per raccontarvelo aggiusto un po’ la sinossi di “Best Movie”, così si capisce quanto è attuale:

“La storia ci presenta la caduta di una sorta di “neve” tossica (il trattato di Maastricht) che inizia a sterminare la popolazione (il 99%), alla quale seguono minacciose creature insettoidi (i piddini), esseri umani trasformati in automi (i politici, i giornalisti, gli intellettuali e gli influencer) e una disperata lotta per la sopravvivenza in uno scenario post-apocalittico (l’Italia gentrificata di oggi popolata di turisti). Ma tutto questo non è solo fiction: è un’allegoria tanto precisa quanto potente. Non a caso, in alcune vignette dell’opera originale compare perfino la scritta “Vota Frondizi“, in riferimento al futuro presidente Arturo Frondizi, eletto proprio nel 1958. Fattore che rende chiaro fin da subito come Oesterheld stia in realtà parlando del suo presente”.

A partire dalla seconda metà degli anni Settanta, ci ricorda Wikipedia, Frondizi abbandonò le sue iniziali convinzioni radicali passando a posizioni nazionaliste sempre più estreme, non molto dissimili da quelle propugnate dai rappresentanti ufficiali delle dittature militari che in quegli anni si alternarono al potere in Argentina per conto degli Stati Uniti. Bruno Stagnaro invece, l’autore della serie Netflix, ha motivato la scelta di tradire l’impianto originale del fumetto affermando che se si vuole essere fedeli a tutto non si è fedeli a niente. Minchia, Einstein proprio! Il problema è che però così, fottendosene del dato politico, ha selezionato solo alcuni aspetti della trama originale. Per il resto Stagnaro aggiunge personaggi, trame, situazioni e atmosfere che fanno la felicità dell’utente medio di Netflix, che guarda le serie TV la sera prima di addormentarsi e non vuole pensare a una sega. Figuriamoci se vuole immergersi nella complessità storica di una violenta critica al potere.

Ci sono giusto un paio di cose interessanti, ma innocue e generiche, in questa serie. Alla fine della seconda puntata, riferendosi a un furgone trovato per miracolo nella città ormai deserta, un personaggio afferma: “La roba vecchia funziona”, poi si indica la testa: “La roba vecchia funziona”. Come funzionava prima la scuola, la sanità, il lavoro, rispetto alla cosiddetta modernizzazione del neoliberismo e prima che arrivasse il PD a distruggere tutto. Come funziona il caro buon vecchio cervello invece che l’IA. Subito dopo vediamo cadere dal cielo inquietanti palle di fuoco. Il nuovo che avanza. L’invasione aliena. Il neoliberismo e la dittatura piddino-argentina. Esatto, ho detto “piddino-argentina”. Come ci spiega Massimo Bontempelli, l’istanza modernizzatrice, progressista, è stata cavalcata dalla sinistra neoliberista post anni ’80 senza però più coniugarla con l’istanza emancipatrice delle classi popolari. Per questo tutto ciò che oggi è nuovo ed è peggio del vecchio è piddino. Infine all’inizio della terza puntata quello stesso personaggio trova un’altra auto e cerca di farla partire, ma invano. “Forse non è abbastanza vecchia”, dice. Esatto, è una macchina piddina.

Come ci dice Marco Sommariva su Carmilla Online, L’eternauta “ci racconta di una resistenza contro l’invasore extraterrestre ma, vista da un’altra prospettiva, può essere letta come la resistenza dei meno abbienti contro il potere costituito: non a caso compare la figura dell’operaio Alberto Franco che, nei momenti più critici, s’assumerà la responsabilità di diverse iniziative, decisioni”. E ancora: “Nella sua ultima intervista, Oesterheld ricorderà che “pochi l’hanno notato ma è così, l’eroe principale è Franco, un operaio”. L’articolo di Carmilla online è davvero prezioso e vi invito a leggerlo. Il titolo è, semplicemente, L’Eternauta. Ci ritorniamo. Come ci ricorda invece GQ Italia, anche la versione del 1969, con i disegni pazzeschi di Alberto Breccia, inserì “numerosi riferimenti alla situazione storica del continente americano e agli ideali politici o alle preoccupazioni sociali dell’autore. Ad esempio, l’interesse degli invasori a conquistare tutto il Sudamerica e ad appropriarsi delle sue ricchezze – come gli Stati Uniti stavano già facendo da decenni con metodi più o meno sottili –, il dettaglio simbolico degli invasori che collocano la loro base operativa nella Plaza del Congreso di Buenos Aires, l’idea che la salvezza dei cittadini sia un’impresa collettiva e la consapevolezza che questo obiettivo comporta sempre una serie di rinunce e sacrifici che, nel caso di Juan Salvo, il protagonista, comporta la separazione da Elena e Martita, rispettivamente moglie e figlia”. Ma questa versione non piacque, e Oesterheld “volle far rivivere il personaggio dopo il colpo di Stato del 1976 per aumentare ulteriormente il suo impegno politico”. Era El Eternauta II.

L’impatto profetico dell’Eternauta originale fu incredibile. Come ricorda sempre Carmilla Online, “Oesterheld, che conosceva bene l’assurda compulsione a ripetersi delle dittature, sapeva che i nazisti avevano usato gli stadi come aree di smistamento degli ebrei, ma non poteva sapere che lo stadio di Buenos Aires del River Plate che nel fumetto descrive assediato dagli invasori e dove gli umani sostengono e respingono i ripetuti attacchi nemici, sarà usato dai militari durante la loro dittatura che durò dal ‘76 all’83 per rinchiudere, torturare e poi far sparire i corpi degli oppositori”. Tra cui il suo. “Il finale de L’Eternauta” continua Sommariva, “si concentra sull’incontro di Juan Salvo con la moglie Elena e la figlia Martita e (…) col sacrificio dei compagni di avventura trasformati in uomini robot al servizio degli invasori, con le loro volontà annullate da un telecomando impiantato nella nuca. Il fine ultimo dei militari al potere, così come quello del Potere in generale, era quello di produrre uomini-robot senza volontà, senza autodeterminazione: non c’era posto per chi non si allineava.” E cos’altro sono se non robot privi di anima registi, attori, sceneggiatori, produttori, distributori e critici cinematografici italiani di oggi che sono stati zitti per mesi e mesi e mesi e mesi e anni e decenni sul genocidio a Gaza e parlano solo adesso perché Macron e Merz hanno detto al PD che si può fare? E il PD ha detto loro ‘Ok dai, dite qualcosina ma solo su Netanyahu, dovete dire che il genocidio è opera di un singolo pazzo, mi raccomando. Stabilite voi quando è iniziata la storia: 7 ottobre 2023’. Tipo Nano Moretti, lì, o comecazzosichiama. E la Schlein, capo del partito più ridicolo e pericoloso di sempre, pure lei fa la mossetta dopo che per mesi e mesi e mesi e mesi e anni e decenni non ha detto un cazzo! E cos’altro sono i cittadini del film di Liliana Cavani, I cannibali, che fanno finta di non vedere i cadaveri sparsi ovunque per le strade, se non delle merde robotizzate?

Delle merde come tutti quelli che fecero finta di niente quando durante l’assalto ai cittadini argentini del 1976-83, i militari hanno schiacciato ogni potenziale opposizione uccidendo o facendo sparire circa 30.000 persone. Tra queste, Oesterheld, le sue quattro figlie e i suoi quattro suoceri. Come ci ricorda Il Guardian, a oggi, il loro destino esatto rimane sconosciuto. E poiché due delle figlie erano incinte al momento della loro scomparsa, lo è anche il destino dei due potenziali nipoti di Oesterheld. Sotto la dittatura militare le prigioniere incinte venivano spesso tenute in vita fino al parto. Poi venivano uccise – alcune gettate vive dai cosiddetti voli della morte – e i loro neonati venivano dati a coppie di militari perché li crescessero come propri. Dopo la prima su Netflix di El Eternauta, le Abuelas de Plaza de Mayo, che hanno trascorso decenni alla ricerca dei bambini rubati, e l’organizzazione per i diritti umani Hijos hanno lanciato un nuovo appello pubblico. “Sapevate che due nipoti del creatore di El Eternauta sono scomparsi e potrebbero essere vivi? Se siete nati nel novembre 1976 o tra il novembre 1977 e il gennaio 1978 e avete dubbi sulla vostra identità o conoscete qualcuno che ne ha, vi diremo chi potrebbero essere le vostre nonne”. La vedova di Oesterheld, Elsa, ha cercato i nipoti fino alla sua morte. Prima di morire, ha detto di sperare che i suoi nipoti perduti possano un giorno “sapere chi sono e a chi appartengono, le loro origini, le loro radici”.

Nel frattempo in Argentina l’amministrazione piddina di Javier Milei con la scusa dei tagli ha fortemente ridotto le politiche volte a preservare la memoria storica e ha promosso narrazioni negazioniste contestando il numero di persone scomparse dalla dittatura. Nell’agosto del 2024, il governo ha chiuso un’unità che aveva svolto un ruolo cruciale nell’identificazione dei neonati prelevati illegalmente durante la dittatura. “Il rapimento e la scomparsa di Oesterheld non significarono la fine di Salvo”, il protagonista de L’Eternauta, conclude GQ Italia, “che sarebbe stato ripreso, ma senza quel taglio rivoluzionario, da diversi autori. (…) Costretto a ripartire quasi da zero, Solano López – disegnatore della prima versione del fumetto – iniziò a farsi conoscere in Europa grazie alla pubblicazione, da parte della rivista spagnola Tótem e di quella italiana Linus, di El Eternauta 1969 di Breccia, che rese popolare tra i lettori il personaggio e la sua versione del 1957”.

Come il furgone dell’Eternauta, se è roba vecchia funziona. Se è roba nuova no. Come il cervello della gente.

Tags: argentinacinemadesaparecinemael eternautafumettigazagenocidioGiacartaliliana cavaniOesterheldpalestinapd
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Comments 2

  1. liborio lirio immordino says:
    1 mese ago

    Mi chiedo se siamo veramente il 99%, non ho mai vissuto un periodo così deprimente.
    Nulla scalfisce questa generale apatia, manco i soprusi, i genocidi e gli attacchi continui ai diritti sociali.
    Una società, inerme, imbelle e ottenebrata.
    Non ci si accorge nemmeno se comincia a fioccare la neve….

    Rispondi
    • Federico Greco says:
      1 mese ago

      Bella metafora, e triste… Non ci si accorge nemmenose comincia a fioccare la neve…

      Rispondi

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