La memoria è un campo di battaglia: non è mai neutra, né innocente e ogni gesto di commemorazione, ogni data scelta per ricordare porta con sé un peso politico, una scelta precisa su cosa valorizzare e cosa, invece, far scivolare nell’oblio. La Giornata del Ricordo non fa certo eccezione, anzi appare come la prova provata del fatto che spesso, dietro alle celebrazioni sulla violenza delle vittime della storia, si voglia più manipolare il presente che non comprendere il passato. Il10 febbraio è una celebrazione voluta dalla destra neo o post-fascista, ma ben presto diventata patrimonio comune di tutte le fazioni politiche accomunate dalla precisa volontà di riscrivere il passato per adattarlo alle nuove esigenze delle oligarchie uscite vincitrici dalla guerra fredda.
La Giornata del Ricordo, istituita nel 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata, viene presentata come un momento di riconciliazione e di memoria condivisa, ma – ed è proprio questo il punto – si tratta di un sapiente abbaglio storiografico utilizzato ad arte non per ricordare quelle che indubbiamente furono le vittime di una tragedia, ma per assolvere i carnefici nazifascisti che cominciarono loro la guerra aggredendo i popoli slavi; così, mentre si ricordano le sofferenze di alcune vittime concentrate in un tempo e in uno spazio ristretti, si rimuove la storia proprio di quelle popolazioni che subirono per anni la violenza coloniale italiana prima e durante la guerra e, quindi, sulla pulizia etnica in nome di ideali dichiaratamente razzisti e sulle violenze sistematiche contro le popolazioni jugoslave. Per rendere conto di questo vero e proprio dispositivo della rimozione, Cristiano Sabino, in un articolo per il collettivo di ricerca Filosofia de Logu, ha coniato la categoria ricordismo che ci sembra utile utilizzare per capire il meccanismo che viene sistematicamente impiegato dalle élite per cancellare e riscrivere la storia a proprio uso e consumo: si tratta di un dispositivo egemonico utilizzato dal potere per manipolare la memoria collettiva, selezionando e celebrando determinati eventi o figure storiche mentre si rimuovono o si oscurano altri aspetti scomodi del passato; non è un atto neutro di commemorazione, ma uno strumento politico che serve a consolidare il dominio delle élite, riscrivere la storia e legittimare il presente attraverso una narrazione distorta e di comodo. Il Giorno del Ricordo ne è un esempio lampante.
In questa intervista davvero straordinaria abbiamo intervistato 3 storici che hanno spesso pagato sulla loro pelle la loro volontà di verità sui fatti veramente accaduti nel nostro confine orientale durante la seconda guerra mondiale. Non perdetevela! Ma per smontare una volta per tutte il ricordismo delle oligarchie e le loro lacrime di coccodrillo, ci serve un media capace di raccontare il mondo dagli occhi delle vittime e non quello dei carnefici che, guarda caso, stanno facendo di tutto per trovare argomenti utili a portarci nuovamente ad invadere le terre dei popoli altrui. Aiutaci a costruirlo iscrivendovi al canale e aderendo alla nostra campagna di donazioni: a voi ci vuole meno di quanto impiega Elly Schlein a presenziare ad ogni alzabandiera in onore dei martiri delle Foibe; a noi, invece, ci permette di continuare ad esistere.