
di Alessandra Caraffa
Il 24 aprile, in Cina, è il Giorno dello Spazio. E quest’anno, a 55 anni dal lancio del satellite Dongfanghong-1, i cinesi hanno deciso di celebrare questo giorno accelerando il passo in materia di diplomazia spaziale.
In occasione dello Space Day of China, l’Agenzia Spaziale Cinese ha annunciato diverse collaborazioni internazionali. Liu Yunfeng, vicedirettore del dipartimento di ingegneria dell’Agenzia, ha confermato due importanti progetti per il 2025: la missione spaziale congiunta Cina-Europa SMILE, che studierà il vento solare, e un un satellite di monitoraggio elettromagnetico sviluppato congiuntamente da Cina e Italia, che supporterà la ricerca sulla previsione dei terremoti. Liu ha affermato che “la Cina approfondirà la cooperazione spaziale con i Paesi che partecipano alla Belt and Road Initiative, i Paesi BRICS e i partner europei”, specificando che gli sforzi si concentreranno sull’avanzamento della collaborazione nell’esplorazione dello spazio lunare e profondo e sulla costruzione della stazione di ricerca lunare internazionale, che dovrebbe vedere la luce all’inizio del prossimo decennio.
La stessa Italia che ha stracciato gli accordi per la Nuova via della Seta volerà (di nuovo) sulla Luna in compagnia dei BRICS anche durante la missione lunare Chang’e 8, prevista per il 2029, che avrà il compito di sondare la possibilità di utilizzare delle risorse in situ. Il 24 aprile la CNSA ha annunciato che a bordo della missione ci saranno un retroriflettore laser sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, un rover pakistano, un robot costruito in collaborazione con la Turchia, sensori russi e altri strumenti provenienti da Sud Africa, Thailandia, Iran, Egitto e Bahrain.
In una rapida successione di eventi, la Cina ha anche annunciato che selezionerà e addestrerà due astronauti pakistani per inviarne uno sulla stazione spaziale Tiangong in qualità di specialista. Sarà il primo astronauta straniero a mettere piede sulla stazione spaziale cinese. Nelle stesse ore in cui veniva annunciata questa storica collaborazione, la missione Shenzhou-20 trasportava tre taikonauti sulla Tiangong, completando la sesta missione spaziale con equipaggio diretta verso la stazione spaziale da quando questa fu completata, alla fine del 2022. Quasi due lanci ogni anno, per un totale di 26 taikonauti spediti in orbita. Come sottolineato dal Global Times, “la missione di volo spaziale Shenzhou-20 significa molto per la comunità internazionale, in particolare per il Sud globale”. La Cina, infatti, ha più volte chiarito di voler collaborare con gli altri Paesi “sulla base dell’uguaglianza, del mutuo beneficio, dell’utilizzo pacifico e dello sviluppo inclusivo”.
E i cinesi sono talmente inclusivi che hanno anche annunciato di voler condividere i preziosi campioni lunari raccolti durante la missione Chang’e-5 con gli americani, che non gli hanno mai concesso di analizzare quelli raccolti da loro. Una legge del 2011, infatti, vieta alla NASA di collaborare con la Cina o con qualsiasi società cinese, a meno che la collaborazione non sia specificamente autorizzata dal Congresso. I cinesi ragionano diversamente. Come ha chiarito il capo dell’Agenzia spaziale cinese Shan Zhongde, i campioni lunari sono “un patrimonio condiviso di tutta l’umanità”. Perciò, anche le istituzioni della NASA vi avranno accesso. E anche i francesi, i tedeschi, i giapponesi, i pakistani e i britannici.
Nonostante le tensioni geopolitiche imbastite dagli USA, l’Italia e l’Europa restano importanti partner della Cina in materia di esplorazione spaziale. E sono proprio le difficoltà della NASA, che si barcamena tra licenziamenti di massa e missioni cancellate, i problemi di Boeing e i miliardi spesi su SLS, a dare slancio alle ambizioni spaziali cinesi. I Paesi del Sud globale l’hanno capito perfettamente, ma lo hanno capito anche gli europei e gli americani, che già da anni guardano all’espansione cinese con preoccupazione. La scorsa settimana la Cina ha mostrato al mondo che la sua diplomazia spaziale, pur concentrata sui Paesi BRICS, ha solide radici nel cuore dell’Impero. Soprattutto adesso che il predominio degli Stati Uniti, per la prima volta dagli anni Sessanta, sembra iniziare a vacillare.