L’Europa non esiste e non è un incidente. E’ stato fatto scientificamente: il grande piano del super-imperialismo USA secondo il quale al mondo doveva esistere un solo Paese sovrano (e, cioè, il loro) e tutto il resto dovevano essere semi-colonie, anche se più fedeli a Wall Street che non direttamente a Washington. Alcuni paesi del Sud globale gli hanno dato il due di picche e la nostra propaganda li chiama regimi autoritari. L’Europa, invece, autoritaria non è; anzi: non è e basta. E’ terra di scorribande, amministrazione coloniale per conto delle oligarchie finanziarie che, però, ora sono in guerra tra loro: le big three, da un lato, e la PayPal Mafia dall’altro. Trump nella sua amministrazione ha fatto il pieno di membri della seconda, ma non può rinunciare ai soldi della prima; in Germania domenica ha vinto un uomo di BlackRock e, come prima cosa, ha annunciato che per lui “la priorità è raggiungere l’indipendenza dagli USA”: intendeva dire che invece che fare da zerbino alla cricca che insedia la Casa Bianca, farà da zerbino a quella che (al momento) è rimasta fuori. Scegliere a chi fare da zerbino è l’unica sovranità che c’è rimasta; chi pagherà il costo di questa guerra lo sappiamo già: noi, il 99%. Che dovremo rinunciare a sanità e istruzione per fare l’unica cosa che, nel frattempo, tiene insieme le due fazioni in guerra: armare fino ai denti l’Europa per permettere all’impero, dopo il time break ucraino, di poter sperare di vincere la guerra contro il nemico comune, il Paese più sovrano del pianeta, l’unico che ha tutti gli strumenti per sfanculare Wall Street e vivere felice: la Repubblica Popolare di Cina. Se proprio devo fare dei sacrifici, preferirei farli per una causa migliore…
Togliere ai poveri per dare ai ricchi: la risoluzione di bilancio approvata per un soffio ieri dal Congresso USA, in estrema sintesi, può essere riassunta così; la buona notizia è che poteva pure andare peggio. Trump aveva promesso tagli fiscali che, secondo studi indipendenti, sarebbero arrivati a costare fino a 10 mila miliardi: la manovra approvata ne costerà 4,5. Insomma: sarà lotta di classe dei ricchi contro i poveri, ma meno feroce di quanto promesso da Re Donald; cosa l’ha spinto a darsi una calmata? In una parola: BlackRock, Vanguard e State Street. Il debito USA ha raggiunto livelli spaventosi e il deficit continua a galoppare: qualche sforbiciata sostanziosa alla spesa si riuscirà pure a dare! Mille miliardi in meno per i disgraziati, tra Medicare e sussidi alimentari per i più poveri, un po’ di razionalizzazione nel regalo da mille miliardi l’anno che il Pentagono fa alla lobby dell’industria militare (per poi ritrovarsi con armi che non riescono nemmeno a difendere l’Ucraina), un sempre graditissimo benservito a tutti i professionisti della propaganda analfoliberale di Stato, ma comunque troppo, troppo poco; di sicuro, non sufficiente per ribilanciare i regali che si continuano a fare ai super ricchi. Risultato: ci saranno una marea di titoli del debito USA da vendere. E chi li compra?
Un tempo, quando serviva, un aiutino arrivava dalla Cina: nel 2010 era arrivata a detenere, da sola, quasi il 10% dell’intero debito pubblico USA, poi gli USA hanno deciso che rapinare la Cina non bastava; bisognava pure fare un po’ i gradassi. Quei permalosoni dei cinesi se la sono presa e ora la percentuale del debito USA detenuta da Pechino, in proporzione, è un quinto rispetto ai tempi d’oro: appena il 2%; e indovinate un po’ chi ha tappato il buco nel frattempo, proprio mentre il valore assoluto del debito esplodeva? Esatto! Proprio loro: le big three. Come sottolinea il nostro sempre ottimo Alessandro Volpi, tra acquisti diretti o attraverso banche e altri soggetti dei quali detengono quote di maggioranza, oltre un terzo del titoli del tesoro USA hanno a che vedere con i colossi del risparmio gestito, il che, molto banalmente, significa che al di là della spregiudicata gestione della comunicazione politica da parte di Re Donald, quando dal teatrino si passa alla sostanza hanno tutte le leve che servono per determinare le cose che contano sul serio, soprattutto oggi che, come sottolinea sempre Volpi, per la prima volta nella storia il governo USA spende più soldi per pagare gli interessi sul debito che non per tentare disperatamente di mantenere il suo primato militare; appena 5 anni fa, durante il primo mandato di Re Donald, il governo USA di interessi, rispetto alla difesa, spendeva la metà. Ora, per Make America Great Again, Forrest Trump ha bisogno di fare investimenti a lungo termine e, per fare investimenti a lungo termine, ha bisogno che i rendimenti dei titoli del tesoro si abbassino e, per farli abbassare, ha bisogno che chi ha tanta liquidità ne chieda più di quanti il tesoro ne emette. E siccome ne emette una quantità spropositata, gli unici ad avere una liquidità sufficiente, appunto, sono i colossi del risparmio gestito; e più si vuole indebitare per fare un favore ai ricchi e trasformare gli USA nel più grande paradiso fiscale per super ricchi della storia dell’umanità, più ha bisogno del supporto dei grandi fondi.
Il problema, però, è che invece che dai grandi fondi, come l’amministrazione plutodemocratica preceente, il team Trump è composto in larga parte da membri che appartengono alla fazione dell’oligarchia opposta – a partire dalla PayPal Mafia – e da Musk, e a tutto il mondo della finanza speculativa più spregiudicata che ci sta attorno. Ovviamente, entrambe queste due fazioni (al contrario delle favole che si raccontano le bimbe sovraniste per Trump) condividono l’eccezionalismo USA e la necessità che l’impero statunitense continui a dominare con ogni mezzo necessario sul globo terraqueo, ma hanno interessi concreti tra loro abbastanza diversi, come anche l’idea di come si può continuare a fare soldi rapinando chi lavora in questa fase putrescente del capitalismo occidentale. Ad esempio, quello che in passato abbiamo definito più volte asset manager capitalism – quindi il modello BlackRock – è un modello di finanziarizzazione che prevede un livello molto basso di volatilità e, cioè, di oscillazione dei valori dei titoli azionari; questo perché il modello prevede di sostituire al welfare pubblico fondi integrativi privati, ma per convincere tutti i risparmiatori che il modo migliore per ritrovarsi domani una pensione dignitosa è dare i soldi a BlackRock, BlackRock deve riuscire a garantire che quell’investimento ha un andamento più o meno regolare. Questo significa che il grosso degli investimenti vanno nelle azioni di una manciata di corporation gigantesche che godono di una posizione monopolistica, e i valori delle azioni hanno un andamento lineare: una sorta di pianificazione, ma interamente guidata dal capitale privato – cosa che, tra l’altro, giustifica il fatto che i talebani dell’anarco-capitalismo confondano questo modello con il socialismo. Ovviamente, è il suo esatto opposto, visto che tutta la società è organizzata in base agli interessi dei monopoli privati ed è finalizzata al trasferimento sistematico di ricchezza dal basso verso l’alto e alla concentrazione della ricchezza nelle mani di una ristrettissima oligarchia; ma già il fatto che questo modello preveda un alto livello di pianificazione, per le menti un po’ limitate dei puristi del liberismo immaginario è sufficiente per confonderlo.
Il modello, invece, dei neonazisti della PayPal Mafia e della finanza speculativa che ci gira attorno è fondato sulla massima libertà degli spiriti animali del capitalismo e sulla volatilità: la volatilità permette agli speculatori di approfittare dell’oscillazione dei prezzi, soprattutto se hanno informazioni riservate, che è il motivo per il quale se nel modello BlackRock le oligarchie finanziarie si potevano permettere di governare per interposta persona attraverso i loro zerbini democratici, in questo nuovo modello le oligarchie pretendono di comandare direttamente, come Musk con il suo DOGE che, prima di tutto, è un modo per avere il pieno controllo di una mole gigantesca di informazioni relative ai fondi pubblici. Insomma: invece che una sofisticata rapina pianificata, si tratta di una rapina vecchia scuola, basata sulla corruzione e l’insider trading. Ora, siccome Trump ha bisogno della liquidità del team asset manager, che dal 2008 ad oggi è passato da 7 mila miliardi a 26 mila miliardi di capitale gestito, uno può pensare che sarà costretto a scaricare gli amici della PayPal Mafia: il coltello dalla parte del manico ce l’hanno le big three. In realtà, è un po’ più complessa di così perché anche le big three hanno bisogno di Trump: il punto è che 26 mila miliardi sono veramente tanti e l’unico mercato che è in grado di assorbire questa gigantesca mole di liquidità con prodotti finanziari che, al momento, sembrano comunque abbastanza sicuri, sono i mercati finanziari, con i titoli dei grandi monopoli tecnologici e titoli del debito USA, quindi anche Trump ha le sue leve.
Il braccio di ferro è palese ed è iniziato ancora prima l’insediamento, ad esempio quando la Banca Centrale ha cominciato a tagliare i tassi d’interesse, senza ottenere grossi risultati; la Banca Centrale, infatti, interviene sui tassi dei titoli a breve scadenza: di solito, abbassando quelli, si abbassano più o meno proporzionalmente anche i rendimenti dei titoli a lunga scadenza. E invece, nei mesi scorsi, più la FED abbassava i tassi, più il governo USA si trovava a pagare interessi più alti sui titoli a lunga scadenza: chi aveva liquidità stava dicendo a Trump che era pronto a fargli la guerra e aveva gli strumenti per fargli saltare i piani. Questa dinamica, però, negli ultimissimi tempi ad esempio è già cambiata e i rendimenti dei titoli a lunga scadenza sono tornati a scendere; quindi i rapporti di forza sembrano tornare un po’ a favore di Forrest Trump anche se c’è chi ha qualche dubbio: ad esempio l’Economist. Secondo l’organo ufficiale dell’establishment globalista, infatti, in realtà anche se Trump può brindare perché può pagare un po’ meno di interessi, le ragioni vere che hanno portato al calo dei rendimenti lo dovrebbero preoccupare. Il punto è che rendimenti dei titoli del debito e azioni sono in competizione tra loro: quando i mercati azionari vanno bene, anche i rendimenti si alzano perché chi emette il debito è costretto a riconoscere interessi più alti per convincere gli investitori a comprare debito, invece di investire in una borsa che sta crescendo; e se ora, invece, i rendimenti stanno diminuendo, è proprio perché anche i mercati azionari USA stanno andando a rilento, tant’è che dall’inizio dell’anno, per la prima volta non so da quanto tempo, i mercati europei (compreso quello italiano) stanno crescendo molto più rapidamente di quelli USA e, in buona parte, è dovuto proprio ai grandi fondi, che mandano così un altro segnale chiaro a Trump. Ma, allo stesso tempo, continuano a comprare titoli del debito USA e a far abbassare i rendimenti, perché di titoli sicuri in grado di assorbire la loro liquidità sui mercati europei, molto banalmente, non ce n’è.
E così arriviamo al punto che più ci interessa: proprio seguendo i soldi e la lotta tra le due fazioni delle oligarchie finanziarie USA, finalmente possiamo capire qualcosa di quello che sta succedendo in Europa che non sia la fuffa liberaloide sul vecchio Continente che si ribella alla svolta autoritaria dall’asse immaginario Putin-Trump – che messa in bocca a un reazionario fatto e finito come Merz, sostenitore sfegatato dello sterminio dei bambini palestinesi a Gaza e pronto a sfidare anche la Corte Penale Internazionale pur di legittimare l’amico criminale di guerra Bibi Netanyahu, fa decisamente ridere. In realtà, appunto, le tensioni alle quali stiamo assistendo in Europa sono il risultato di una guerra per procura tra le due fazioni dell’oligarchia USA; le affermazioni sull’indipendenza dell’Europa dagli USA sono fuffa allo stato puro: molto banalmente, c’è una resa dei conti tra chi preferisce servire il team asset manager e chi il team PayPal Mafia. L’attenzione verso i mercati azionari europei è una sorta di deterrente che gli asset manager possono utilizzare per turbare la luna di miele tra Forrest Trump e la PayPal Mafia: caro Re Donald, se ti sbrachi totalmente sugli interessi dei nostri antagonisti, noi portiamo i capitali in Europa, deprimiamo i titoli USA e, comunque, sarai costretto a pagare interessi consistenti per finanziare il debito che vuoi fare per regalargli una vagonata di soldi. E se è vero che in Europa ancora non ci sono abbastanza prodotti finanziari (e, quindi, sono costretto a continuare a investire il grosso negli USA), sappi che i nostri funzionari qui in Europa, a partire da San Mario Pio da Goldman Sachs, hanno intenzione di accelerare la costruzione del mercato unico, la finanziarizzazione e la creazione di campioni continentali, a partire dalle banche dove, in futuro, potremmo decidere di mettere una fetta sempre più imponente di quattrini.
L’ultimo episodio di questa guerra per procura è la vittoria di Merz in Germania; un episodio particolarmente eclatante, dal momento che Merz è letteralmente un uomo di BlackRock e ora si appresta a governare quella che di gran lunga è la principale economia del vecchio Continente, nonché l’azionista di riferimento dell’intera Unione europea. Merz per fare contento il suo elettorato, che da quando è arrivato Trump s’è scoperto improvvisamente anticolonialista e democratico, ha detto che avrebbe lavorato per l’indipendenza dagli USA, ma ovviamente è una barzelletta: la sudditanza dell’Europa dagli USA è strutturale e nessun paese europeo, a meno di cambiamenti radicali, anche volendo ha gli strumenti per emanciparsi dalla schiavitù. Le istituzioni europee sono state costruite proprio apposta, per rendere irreversibile questo rapporto di sudditanza che però, più che un rapporto di sudditanza da Washington, con questa vaccata della difesa militare – che non ci serve a niente, visto che non c’è nessuno che ci minaccia se non, ogni tanto, qualche terrorista allevato dalla CIA – è un rapporto di sudditanza da Wall Street; e, infatti, quello che intende davvero Merz è proprio questo: occhio Trump, che se continui a esagerare, noi qui ci iscriviamo tutti al team asset manager, e che l’America torni ad essere Great Again te lo scordi.
Con ogni probabilità, questa faida tutta interna alle oligarchie USA con l’Europa utilizzata come proxy, come spesso accade, non si risolverà con la vittoria totale di nessuno dei due, ma con una qualche forma di compromesso o di equilibrio più o meno instabile. Quello che sappiamo di sicuro è che è una sfida tutta combattuta a suon di ultraliberismo e di ulteriore concentrazione di capitali; l’imperialismo sconfitto non ha ancora deciso che strada prenderà, ma intanto ha deciso chi dovrà pagare il prezzo della sconfitta e, cioè, tutti noi, la gente comune. E mentre si aspetta di sapere l’esito della faida tra le due oligarchie, intanto si va avanti a tambur battente sull’unica cosa che le tiene insindacabilmente unite: riarmare l’Europa fino ai denti per permettere all’Occidente collettivo, dopo la ritirata strategica dal fronte contro la Russia, di poter minacciare con la forza l’unica vera superpotenza manifatturiera del pianeta che, mentre noi eravamo occupati a capire come speculare meglio in borsa, lavorava a testa bassa (la Repubblica Popolare di Cina).
Invece che pensare a quella puttanata galattica degli opposti imperialismi, sarebbe il caso di pensare a come difenderci dalla guerra intestina tra le nostre oligarchie e trovare insieme il modo di MANDARLI TUTTI A CASA; per farlo, tra le tante cose, sicuramente abbiamo bisogno di un vero e proprio media che, invece che alla fuffologia delle propagande analfoliberale e analfosovranista, dia voce agli interessi concreti del 99%. Aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
E chi non aderisce è Massimo Gramellini
cioè parlate di paypal mafia e poi volete farvi finanziare con Paypal? Ma è una barzelletta?