Il caso Keir Starmer: come l’ascesa del premier inglese dimostra la morte della democrazia
Suprematista occidentale, a favore dello scontro di civiltà contro Russia e Cina, più sionista dei sionisti, contrario ad aumentare tasse ai ricchi, persecutore di Assange quando lavorava nell’ufficio legale del governo, legato a doppio filo con i servizi segreti americani. La sue elezione è passato sotto silenzio, anche perché era stra-favorito nei sondaggi e se l’aspettavano un po’ tutti, ma l’identikit politico di Keir Starmer, il nuovo premier inglese eletto a luglio con il partito laburista e, soprattutto, il modo in cui è stato eletto, dovrebbe far preoccupare chiunque abbia ancora a cuore la democrazia nel nostro continente, perché non solo Starmer sembra prodotto in laboratorio assemblando e shakerando le peggiori tendenze politiche della finto sinistra occidentale degli ultimi 40 anni, ma perché a supporto della sua candidatura ci si sono messi miliardari, le agenzie di intelligence americane e britanniche e la quasi totalità dei medita mainstream anglosassoni. Insomma: un mix da far accapponare la pelle; non a caso, Starmer è già stato definito un po’ da tutti il Tony Blair 2.0, con riferimento al premier laburista inglese che governò dal ‘97 al 2007 e che, oltre a invadere insieme a Bush l’Iraq nel 2003 causando la morte di più di un milione di iracheni, inaugurò la stagione delle nuove sinistre neoliberiste occidentali, quelle che hanno fieramente abbandonato quelle robe un po’ novecentesche – come la pace, l’emancipazione delle classi lavoratrici e il welfare state – per abbracciare i molto più moderni e fresh capitalismo neoliberista e imperialismo americano nel mondo. Come previsto dal pomposo cerimoniale inglese, 2 giorni fa Re Carlo III ha letto davanti al parlamento il mefistofelico programma di governo di Starmer, il quale però si trova adesso davanti al quasi impossibile compito di risollevare un’economia strutturalmente in declino e un paese che da quando ha perso il proprio impero è in perenne crisi d’identità, una crisi che sta tentando un po’ goffamente di risolvere cercando di diventare la più importante succursale statunitense in Europa. In questa puntata, tra complotti contro Jeremy Corbyn e amicizie nei servizi segreti, ripercorreremo i passaggi fondamentali dell’ascesa politica di Keir Starmer, l’uomo giusto al momento giusto per consolidare la presa del regime neoliberista e imperialista sul popolo britannico.
Il 3 luglio 2024 Keir Starmer, candidato premier per il partito laburista, vince le elezioni con il 34% dei voti che, per l’ultra-maggioritario sistema elettorale britannico, significa il 65% dei seggi in parlamento; ma il modo in cui il Blair 2.0 è giunto a questo successo dovrebbe farci pensare tutti, perché è sintomo chiarissimo della crisi terminale delle nostre ex democrazie. Nato a Londra il 2 settembre 1962, Starmer è figlio di una lavoratrice del settore sanitario e di un artigiano; studia legge a Leeds e Oxford e, ottenuta la laurea nel 1987, inizia a lavorare come avvocato specializzandosi in diritti umani. Fin qui nulla di strano, ma loschi legami di con i servizi di intelligence cominciano molto presto e saranno una delle ragioni principali della sua brillante carriera politica. Prima di continuare, però, vi chiediamo di mettere mi piace a questo video e a iscrivervi al nostro canale: per voi non significa nulla, ma per noi, invece, questi vostri piccoli gesti ci permettono di continuare ad esistere. Dal 2008 al 2013 Starmer è direttore del Dipartimento pubblico per i procedimenti giudiziari e ha il compito di supervisionare la persecuzione legale di Julian Assange, l’editore di Wikileaks denunciato per aver rivelato al mondo i crimini di guerra e contro l’umanità del governo americano con la complicità di quello britannico; dopo un importante lavoro di inchiesta, il giornalista inglese Matt Kennrad, sul giornale Declassified UK, ha dimostrato come in quel periodo Starmer abbia compiuto diversi viaggi a Washington per incontrare alti funzionari dell’intelligence e del governo statunitense. Insomma: la macchina della tortura giudiziaria che ha subito Assange in questi anni, quindi, porta anche la firma di Starmer; e quando Kennrad ha chiesto la documentazione relativa ai viaggi di Starmer a Washington di quel periodo, gli è stato risposto che nessuna documentazione esisteva più perché tutti i documenti erano stati tutti distrutti. Nel 2014 Starmer viene nominato Knight Commander of the order of the bath e, tre anni dopo, viene ammesso al Consiglio privato di sua maestà (un gruppo di consiglieri di alto rango che forniscono consulenza alla monarchia) venendo ufficialmente riconosciuto con il titolo di sir; nel 2015 entra finalmente in parlamento tra le file dei laburisti.
In questi anni, il leader dei laburisti si chiama Jeremy Corbin ed è il leader politico inglese più a sinistra degli ultimi decenni, tanto da voler addirittura proporre una equa redistrubuzione della ricchezza, ingenti investimenti pubblici nel welfare e un ruolo internazionale del Regno Unito diverso da quello filo-americano e imperialista dell’inizio del secolo; Corbyn ha un grandissimo seguito popolare: alle elezioni del 2017 prende inaspettatamente il 40% dei voti e si candida seriamente a guidare il Paese alla prossime elezioni. Oltre a quanto abbiamo già ricordato, nel suo programma spiccavano il rinforzo dei sindacati, nuovi miliardi destinati all’istruzione, tagli alle spese militari e la totale nazionalizzazione della principale industria delle ferrovie e del sistema sanitario, sotto-finanziato da decenni di politiche neo-liberali portate avanti sia dai Tories che dai Blair di turno. In politica estera appoggio alla Palestina, clima di collaborazione con la Russia (che lo porterà poi a criticare la guerra per procura della NATO in Ucraina) e nessuna nuova guerra fredda contro la Cina; inutile dire che, dalla prospettiva del regime e delle oligarchie, un uomo del genere non poteva diventare primo ministro e bisognava velocemente correre ai ripari. Dal 2017 in poi comincia così una serie di campagne mediatiche e politiche volte a delegittimare politicamente Corbyn e attaccare la sua persona: disinformazione, fake news, attacchi personali; il tutto per indebolirlo e costringerlo alle dimissioni. Una campagna che vede la collaborazione di parti delle stesse élite del partito laburista, ma anche delle agenzie di intelligence americane e britanniche, come viene ammesso apertamente anche da testate come il The Guardian e l’Indipendent, ma emerge ancora più chiaramente in tutti i suoi loschi contorni dalle inchieste di Kennrad su Declassified UK: in una di queste inchieste viene fuori, ad esempio, come sia militari che funzionari dell’intelligence britannica siano state le principali fonti per almeno 34 false storie riportate dai media volte a demonizzare Corbyn e a ritrarlo come un antisemita e un pericolo per la sicurezza nazionale; tanto per dare un’idea ancora più precisa del clima di cui stiamo parlando, nel 2019 l’allora direttore della CIA affermava “Faremo del nostro meglio per fermare Jeremy Corbyn, il sindacalista di sinistra leader del partito laburista, dall’essere eletto primo ministro del Regno Unito”.
Decisa a monte la morte politica di Corbyn, il giovane e ammanicato rampollo Kier Starmer sembra l’uomo giusto al momento giusto per sostituirlo: esecutore delle volontà di Washington e perfetto rappresentante della Terza Via di blairiana memoria, quella che in questi anni, grazie al suo volto apparentemente inclusivo, si è sempre dimostrata lo strumento politico preferito dalle oligarchie e dagli USA per colpire i lavoratori e imporre in giro per il mondo con la guerra i propri interessi. Ancora su Declassified UK, Kennrad dimostra con diverse inchieste come Starmer avesse legami molto stretti con i servizi segreti inglesi, come l’MI5 e MI6. Oltre a tutto questo, come ricorda giustamente Ben Norton nel suo straordinario video dedicato a Starmer a cui ci siamo abbondantemente ispirati, il premier è stato membro delle famigerata Commissione Trilaterale di cui qui a Ottolina (come sapete benissimo, se ci seguite) siamo tutti bimbe innamorate.
La Commissione Trilaterale è un’organizzazione a dir poco controversa fondata negli anni ’70 da David Rockefeller, un oligarca capitalista con profondi legami non solo a Wall Street, ma anche con il governo; scopo dichiarato della Commissione era cercare di ripristinare il controllo politico delle élite occidentali dopo i turbolenti anni ‘60 e ‘70, durante i quali continue proteste di massa – tra cui il movimento contro la guerra del Vietnam e il movimento per i diritti civili e sociali – stavano rischiando di mettere in discussione i rapporti di forza capitalisti. Nel 1975 la Commissione Trilaterale pubblica il documento La crisi della democrazia, un lungo rapporto scritto dal famigerato scienziato politico di Harvard Samuel Huntington: in questo rapporto, Huntington e altri accademici progressisti (nel senso di Renzi e Calenda) si lamentavano di un presunto eccesso di democrazia nelle democrazie di massa e socialdemocrazie occidentali, che avrebbe portato ad un eccessivo ruolo delle classi popolari nelle decisioni politiche e, pertanto, proponevano una serie di contromisure per – e qui cito – “moderare la democrazia” e quindi, in sostanza, far passare le élite al contrattacco. Il rapporto Crisis of democracy è convenzionalmente considerato l’inizio della grande controrivoluzione neoliberista: leader come Margaret Thatcher e Ronald Reagan incarnarono questo movimento da destra, seguiti da leader come Bill Clinton e Tony Blair che lo incarnarono dall’area cosiddetta progressista; è così che Keir Starmer, seguendo la Terza Via (e cioè la controrivoluzione neoliberista da sinistra e, quindi, con il sostegno di agenzie di intelligence, media tradizionali, finanziatori miliardari e impero americano), il 4 aprile 2020 viene eletto leader del partito laburista al posto di Corbyn. E pochi giorni fa, dopo i disastri dei Tories al governo, ha vinto le elezioni. In campagna elettorale Starmer ha ribadito il proprio sostegno senza se e senza ma a Israele e alla sua campagna di colonizzazione della Palestina, ha dichiarato che non aumenterà le tasse ai ricchi e che aumenterà le spese militari; non appena vinte le elezioni ed entrato nel nuovo ufficio, il suo staff ha pubblicato un video in cui lo si vede parlare con Joe Biden al telefono per la prima volta da premier: in questa simpatica trovata, i due discutono di come possono lavorare insieme per continuare la guerra alla Russia e per contenere la Cina nella nuova Guerra Fredda. Alla fine della telefonata, Biden menziona infine l’importanza della relazione speciale tra Stati Uniti e Regno Unito sottolineando quanto sia fondamentale per la sicurezza e la prosperità di entrambi i Paesi.
Che lezione possiamo dunque tratte dal caso Keir Starmer? Che così funziona la democrazia in Occidente, perché se pensiamo che le ragioni dietro il successo politico del premier inglese siano solo un caso isolato e non, invece, la prassi comune con cui viene selezionata tutta – e dobbiamo dire tutta – la classe dirigente europea, allora siamo davvero senza speranza. Di fronte a questo, c’è ancora qualcuno che il coraggio di dire che siamo in democrazia perché si vota? O di sostenere che qui da noi, in confronto a Russia e Cina, siamo società aperte e con libere elezioni? Traete le vostre conseguenze. Noi lo abbiamo già fatto e lavoriamo tutti i giorni affinché in Italia e in Europa nuovi casi Starmer non esistano più, affinché la democrazia sia una cosa seria e non un’accozzaglia di procedure formali dietro cui si nascondono i veri poteri di questo mondo – e per convincere quante più persone possibili a combattere insieme a noi. La buona notizia è che da oggi anche tu puoi contribuire a questa battaglia: aderisci a Multipopolare e alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
E chi non aderisce è Keir Starmer
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