“Stiamo costruendo il più potente esercito d’Europa” ha dichiarato mercoledì il cancelliere tedesco Friedrich Merz al Bundestag parlando dello storico riarmo tedesco, e ha aggiunto: “La Germania è il Paese più popoloso ed economicamente importante del continente e, da adesso in poi, si assumerà la responsabilità della sua difesa attraverso tutte le risorse finanziarie necessarie”. Dopo Merz ha preso parola il ministro della difesa, Boris Pistorius, aprendo alla possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria qualora i giovani tedeschi non si arruolassero volontariamente e con lo scopo di raggiungere almeno i 203 mila effettivi prefissati per il 2030: “Abbiamo concordato che inizialmente faremo affidamento sul volontariato” ha affermato Pistorius, “E lo dico con chiarezza e onestà: l’accento è anche su inizialmente, nel caso in cui non riuscissimo a reclutare abbastanza volontari”. Non solo, perché, a poche ore di distanza, anche il il ministro degli esteri Johann Wadephul è tornato sull’argomento durante il summit della NATO ad Antalya, in Turchia, dichiarando il proprio sostegno alla richiesta di Trump di aumentare le spese militari dei paesi NATO fino al 5% del PIL: “Condividiamo la valutazione di Trump: è una necessità” ha affermato, precisando che si potrebbe considerare sufficiente una spesa del 3,5% del PIL per la difesa tradizionale aggiungendo un 1,5% destinato a infrastrutture ad uso militare.
Insomma: il governo Merz sta concretizzando il proprio piano di riarmo da 1000 miliardi in 5 anni e dando seguito a quella forzatura istituzionale che, scavalcando l’attuale parlamento, gli aveva permesso di modificare l’articolo della Costituzione che impediva alla Germania di fare nuovo debito; così, con un’industria in recessione da due anni, umiliata dall’attentato al Nord Stream ed esclusa dai nuovi negoziati di Istanbul, la Germania dimostra di puntare tutto sulla corsa agli armamenti per ridare animo all’economia e tentare di sopperire alla propria insignificanza geopolitica. Secondo le stime del governo, ogni punto percentuale aggiuntivo destinato alla difesa comporterebbe circa 45 miliardi di euro in più di spesa, e con un obiettivo del 5% – come proposto da Trump – le spese per la difesa ammonterebbero a circa 225 miliardi di euro l’anno. Il problema, però, è che per creare il più importante potente esercito europeo i soldi non bastano e potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi perché non solo, come vedremo tra poco, per l’obsolescenza delle attrezzature e la carenza di mezzi munizioni e uomini in rapporto alla popolazione, quello tedesco è uno degli eserciti messi peggio del continente, ma soprattutto i giovani tedeschi, secondo i rapporti ufficiali delle forze armate, non sembrano essere affatto disposti ad arruolarsi avendo sviluppato, in questi anni, una delle culture meno militariste d’Europa.
Nel marzo del 2022, all’indomani dello scoppio delle nuova fase della guerra in Ucraina, l’allora cancelliere Scholz annunciò un fondo speciale di investimento di 100 miliardi da destinare alle difesa e, da allora, la Germania ha drasticamente aumentato le spese militari portandole, nel 2024 (per la prima volta dal 1991), al 2% del PIL; ancora troppo poco, però, secondo Merz e i generali della Bundeswehr: attualmente, le forze armate tedesche contano, fra i sistemi d’arma principali, circa 328 carri armati (tra cui il Leopard 2A6 e il Puma), una flotta da combattimento con 11 fregate, fra antiaeree e antisommergibili, e 380 aerei, un esercito sostanzialmente inferiore a quello inglese e francese e anche quello italiano, per quanto riguarda la marina. Se si guarda agli effettivi disponibili, la differenza con altri eserciti europei – per non parlare di quelli delle grandi potenze – balza poi particolarmente agli occhi: appena 181.500 militari in servizio attivo per una popolazione di 83 milioni di abitanti, secondo i dati del ministero; per fare un confronto, la Polonia ha una dotazione di circa 198 mila uomini per 37 milioni di abitanti, la Francia 205 mila su una popolazione di 68 milioni, Il Regno Unito 184 mila per 69 milioni di abitanti circa.
Nonostante l’urgenza di nuovi soldati, quello dell’arruolamento rimane, però, uno dei problemi principali: il generale Carsten Breuer, il comandante supremo tedesco, aveva dichiarato ad aprile al Consiglio tedesco sulle relazioni estere che la Germania avrebbe bisogno di 100.000 truppe aggiuntive “il più rapidamente possibile” e che se anche l’obiettivo ufficiale del governo sarebbe quello di arrivare a 203 mila entro il 2030, per difendersi efficacemente il Paese dovrebbe poter contare su circa 460.000 soldati. Tuttavia, nonostante gli sforzi, il reclutamento volontario non sta funzionando, anzi: secondo il rapporto annuale della Bundeswehr, alla fine del 2024 il numero di soldati è addirittura sceso a 181.174, con una perdita di 340 unità e, per la carenza di giovani reclute, l’età media è salita a 34 anni, tra le più alte in Europa. Attraverso diverse campagne di comunicazione, le forze armate e il governo cercano in tutti modi di rendere l’esercito più attrattivo, come nel celebre – e, al tempo stesso, ridicolo – episodio del 2018, quando la Bundeswehr lanciò una campagna di reclutamento, durante la convention dell’azienda di videogiochi Gamescom a Colonia, con un poster che recitava Il miglior Multiplayer .
Ma, secondo il rapporto in questione, sarebbe un po’ tutta la condizione dell’esercito ad essere in gravi condizioni: “La Bundeswehr non ha ancora gli strumenti per combattere una guerra moderna” ha dichiarato la commissaria parlamentare delle forze armate Eva Hogl presentando il dossier; oltre al discorso del numero degli effettivi e nonostante il fondo speciale da 100 miliardi di euro di Scholz, “Per sopperire, le forze armate avrebbero bisogno di nuovi veicoli da combattimento di fanteria aggiornati, navi, difesa missilistica e droni” ha continuato. Anche l’infrastruttura militare sarebbe in condizioni critiche: “Le caserme sono fatiscenti e necessitano di interventi di manutenzione e ammodernamento per un valore stimato di 67 miliardi di euro, ma questo ritmo di crescita è insufficiente per recuperare decenni di austerità”. Staremo a vedere se il piano di investimento di Merz riuscirà e, soprattutto, se il governo riuscirà a convincere la popolazione della necessità di riarmarsi in vista di un un’improbabile invasione russa e un’ancora meno probabile indipendenza dagli Stati Uniti.
Nel frattempo, anche sul piano nucleare le cose si stanno muovendo e Merz e ha più volte dichiarato, insieme a Macron, di essere pronto a lavorare ad una deterrenza strategica made in Europe, magari potenziando e aumentando il raggio d’azione del nucleare francese: l’obiettivo, dicevamo, secondo la retorica del governo sarebbe quello di scoraggiare future aggressioni e acquisire una qualche forma di indipendenza strategica; il problema, però, è che si potrebbe trattare si semplice propaganda per aumentare potere negoziale nella guerra commerciale con Trump e, nel frattempo, far fare profitti alle aziende delle armi e ai fondi di investimento che ne detengono le azioni. La Germania rimane, infatti, un Paese occupato da 40 mila soldati statunitensi e con uno Stato profondo costruito per essere ultra atlantista: giovedì, durante l’incontro con il ministro degli esteri tedesco ad Antalya, Marco Rubio si è detto molto soddisfatto di quanto sta facendo la Germania per riarmarsi e per raggiungere l’obiettivo del 5% del PIL; il riarmo dell’Europa all’interno della cornice della NATO (alla faccia dell’autonomia strategica) è infatti, da anni, uno dei desiderata del presidente americano.
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