“Non siamo mai stati così vicini alla pace come in questo momento e il presidente Trump è determinato ad ottenerla” ha detto ieri, durante un briefing, la portavoce della Casa Bianca Caroline Leavitt commentando l’imminente colloquio ai massimi vertici tra Stati Uniti e Russia. In base a quanto riportano i media russi, la telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin avverrà entro le 18 (orario di Mosca): il controllo dei territori e della centrale nucleare di Zaporozhye sarà al centro delle discussioni. “Non vedo l’ora di parlare con Putin” ha scritto su Truth social il presidente statunitense, annunciando che molti elementi di un accordo finale sono stati concordati, ma resterebbe ancora molto da fare per fermare lo spargimento di sangue: “Migliaia di giovani soldati e altri stanno morendo” ha aggiunto; per la precisione, ogni settimana stanno morendo 2500 soldati da entrambe la parti.
Probabilmente Trump cercherà di ottenere da Putin l’evacuazione dei soldati ucraini intrappolati nella regione di Kursk o il rilascio dei prigionieri catturati durante la disfatta nella regione: ha annunciato, infatti, che nel colloqui chiederà al presidente russo di “salvare alcuni soldati che sono in gravi difficoltà”; ha aggiunto che “se non fosse stato per me, non sarebbero più qui. Li ho convinti a non fare nulla in questo momento”, ha aggiunto. Tuttavia ci si attende che la telefonata di oggi sarà dirimente per risolvere le questioni territoriali, uno dei maggiori ostacoli per l’accordo di cessate il fuoco, in particolare dello status della centrale nucleare di Zaporozhye. Il New York Times parla di una nuova Yalta in cui russi e statunitensi si divideranno l’Ucraina: l’amministrazione americana ha già chiarito che Kiev dovrà rassegnarsi a cedere le regioni già controllate da Mosca, circa il 20% del suo territorio.
Il consigliere statunitense per la sicurezza nazionale Mike Waltz nei giorni scorsi ha detto a ABC che l’espulsione dei russi dai territori ucraini conquistati non corrisponde agli interessi nazionali degli Stati Uniti e potrebbe sfociare in una terza guerra mondiale; gli assistenti del presidente ucraino Volodymyr Zelensky temono che la Casa Bianca potrebbe prendere in considerazione la cessione alla Russia di altre parti di territorio o infrastrutture dell’Ucraina, forse incluso il porto critico di Odessa. La sicurezza del Mar Nero sarebbe oggetto di discussione, ma finora Mosca non ha mai inoltrato questo tipo di rivendicazioni; piuttosto, il ministro degli esteri Lavrov ha ribadito nei giorni scorsi che i russi non rinunceranno alle regioni annesse che sono ancora sotto il controllo di Kiev.
Di tutt’altro parere il ministro degli Esteri ucraino Sibiga, che stabilisce tre linee rosse per i negoziati: integrità territoriale, adesione alla NATO e limiti alle capacità militari dell’Ucraina; tuttavia, per SIbiga Kiev è pronta a porre fine al conflitto quest’anno, dopo i negoziati con gli Stati Uniti a Gedda. Mosca precisa che la telefonata avverrà tra le 16 e le 18 (orario di Mosca): i punti all’ordine del giorno sono stati preparati durante i colloqui tra Putin e Witkoff e durante l’incontro tra le delegazioni degli Stati Uniti e della Federazione russa a Istanbul; al centro delle discussioni non ci sarà soltanto il cessate il fuoco, ma anche la normalizzazione dei rapporti tra le due potenze.