Donald Trump annuncia al mondo una nuova tornata di dazi contro l’Europa, dazi che riguarderanno, assicura Trump, “le auto e tutte le altre cose”: secondo la sua coraggiosa e senz’altro ardita ricostruzione storica, l’Unione europea starebbe infatti “per truffare gli Stati Uniti”. Dopo Cina, Messico e Canada, la battaglia commerciale del tycoon si concentra così di nuovo contro i sempre più indifesi vassalli europei: “Io amo i Paesi della Ue, ma siamo onesti: l’Unione europea è stata creata per fregare gli Stati Uniti e sta facendo un buon lavoro, ma ora sono io presidente“ ha detto parlando con i giornalisti prima del consiglio dei ministri alla Casa Bianca. Trump ha denunciato un deficit commerciale eccessivo, pari a 300 miliardi di dollari, e ha osservato come una eventuale ritorsione potrebbe non avere successo: “Possono provarci, ma noi” ha minacciato “possiamo non comprare più e se accade questo vinciamo”. E sotto molti aspetti, purtroppo, ha perfettamente ragione.
“L’Ue reagirà in modo fermo e immediato alle barriere ingiustificate al commercio libero ed equo, anche quando i dazi vengono utilizzati per contestare politiche legittime e non discriminatorie”: sono le parole di un portavoce della Commissione europea in risposta all’annuncio di Trump; “L’Ue proteggerà sempre le aziende, i lavoratori e i consumatori europei dai dazi ingiustificati” ha aggiunto. Emmanuele Orsini, presidente di Confindustria, parla di “un’ora buia“: “È un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti. La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti Stati dell’Unione e dell’Unione stessa” ha detto; per il leader degli industriali, “Quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro Continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali”. In silenzio la Meloni che, come al solito, quando c’è da difendere l’interesse nazionale italiano si dimostra la più latitante d’Europa e preferisce mantenere la linea del non scontentare l’imperatore e stare dalla parte del più forte in cambio di sostegno alla sua poltrona e a quella della sua cricca.
Per tentare di contrastare il protezionismo trumpiano e frenare la deindustrializzazione, Ursula von der Leyen presenterà entro giugno un piano d’emergenza: questo prevedrà una semplificazione delle regole sugli aiuti di Stato, facilitando così il sostegno economico da parte dei governi nazionali alle aziende che operano nelle energie rinnovabili e nel settore del clean tech, a patto che abbiano margine di bilancio per farlo; inoltre, verranno introdotti criteri di preferenza europea negli appalti pubblici per settori strategici, una sorta di versione europea del Buy American promosso da Trump.