La serie di assist che gli ultimi anni di delirio dell’establishment liberale ha fornito alla peggio feccia reazionaria e opportunista è letteralmente sterminato; loro la sanno e ci campano di rendita. Commentando l’insediamento di Trump, Sallusti sul Giornale sottolinea sarcasticamente come “gli addetti ai lavori consigliano di agganciare le cinture di sicurezza perché il viaggio sarà turbolento”: “Può essere” sottolinea il Nosferatu del giornalismo italiano, “ma negli ultimi 4 anni senza Trump sulla plancia di comando il mondo ha attraversato non una turbolenza, ma una vera tempesta come non se ne vedevano da tempo”. Lasciate perdere che Sallusti stesso ha sostenuto senza se e senza ma la tempesta, invocando più sostegno all’Ucraina e la soluzione finale per la questione palestinese, ma questi sono dettagli; in questo clima di euforia, chi vuoi che se lo ricordi? E se se lo ricorda, varrà comunque la panacea di tutti i mali, la formula segreta che sta alla base del superpotere dei nuovi supereroi della riscossa del buon senso: e allora il PD? E la tragedia è che manco je poi di’ niente, perché è la verità, come purtroppo ha perfettamente ragione quando sottolinea che “da oggi assisteremo allo stesso meccanismo mediatico che noi abbiamo vissuto nel 2022 quando Giorgia Meloni ha vinto le elezioni”: “Nell’ordine, era stato dato per certo che sarebbero state abolite le principali libertà, che saremmo usciti dall’Europa, o che l’Europa c’avrebbe messo al bando, che squadracce fasciste avrebbero dato la caccia a dissidenti e immigrati, e che l’economia sarebbe crollata”.
Intendiamoci: tutte cose che in qualche misura sono avvenute; il DDL sicurezza è una vergogna, le riforme istituzionali in ballo sono un restringimento catastrofico degli spazi di democrazia, l’Europa non ci ha messo al bando perché sostanzialmente non esiste più e la produzione industriale ha raggiunto il ventiduesimo mese di fila di crisi. Però, appunto, niente di nuovo: tutte cose che aveva già abbondantemente portato avanti il PD e il centrosinistra a suo tempo e che, quindi, in bocca a chi le ha difese con ogni sorta di tesi strampalata durante i governi di centrosinistra suonano inevitabilmente come gigantesche puttanate. Sallusti ha anche gioco facile nel bullizzare la propaganda analfoliberale quando sottolinea come tocca assistere pure “a cori di sdegno per il buon rapporto di Giorgia Meloni con il neo presidente”: “E cosa dovrebbe fare Giorgia?” si chiede giustamente Sallusti, “sputare in faccia al presidente degli Stati Uniti?”; d’altronde, argomenta Sallusti, la Giorgina “ha buoni rapporti con tutti: con gli Emirati Arabi, con il nazionalista Orban e pure con il comunista Xi”. Ovviamente si tratta di una gigantesca puttanata: Giorgia ha rapporti con gli altri leader esclusivamente nel perimetro di quello che è gentilmente concesso da Washington (e credo a Palazzo Chigi non si possa manco andare a pisciare senza aver prima chiesto l’autorizzazione). I casi di Russia e Iran sono paradigmatici; ovviamente, anche il grosso degli altri Paesi europei hanno seguito i diktat di Washington, ma almeno quelli i russi e gli iraniani ce li avevano sui coglioni anche per fatti loro (e, comunque, un minimo di dialogo l’hanno tenuto aperto). Le forze politiche che sostengono questo governo, invece, con russi e iraniani c’andavano a braccetto; alcuni proprio ci si ispiravano ideologicamente, ma è bastato un cenno della Casa Bianca e taac! Più realisti del re, come sempre. Come, d’altronde, con la Cina: Washington vuole i dazi sull’auto elettrica cinese nonostante TUTTE le aziende italiane dicano che è un suicidio? Ed ecco che il voto italiano è garantito. E chi dice che non c’è alternativa o è scemo o mente sapendo di mentire.
Non è una congettura; c’abbiamo la prova provata. Lo ricordava ieri sul Fatto il buon Salvatore Cannavò: come ricorderete, nel 2019 il governo giallo-verde guidato da Giuseppe Conte aveva deciso di firmare il memorandum per l’adesione italiana alla Via della Seta; inizialmente gli USA si opposero, con lo sprezzo per la sovranità altrui e quella cafonaggine che li contraddistingue. Lo fecero attraverso l’allora portavoce del consigliere alla sicurezza, Garret Marquis, che si permise di chiedere esplicitamente al nostro Paese di “non dare legittimità” al governo di Pechino; fortunatamente, allora a Palazzo Chigi, invece di una fiera patriota, c’era un mite avvocato di provincia: Conte inviò una lettera direttamente a Trump, dove gli diceva che così come legittimamente Trump perseguiva l’America first, con questo atto lui non faceva altro che seguire l’Italy first. “Trump” scrive Cannavò “inviò una lettera in cui diceva che lo capiva e il via libera statunitense quindi ci fu di fatto”. Vi piaccia o meno Giuseppy, vi piaccia o meno la Via della Seta, mantenere buoni rapporti per ritagliarsi spazi di agibilità significa questo; il resto non è mantenere buoni rapporti, ma si chiama (molto semplicemente) leccare il culo, disciplina nella quale gli analfosovranisti eccellono, ma visto che eccellevano pure gli analfoliberali diventa difficile fargliene una colpa.
D’altronde, che noi non dovremmo in nessun modo cercare nessuno spazio di autonomia, la propaganda filogovernativa lo dichiara proprio esplicitamente, eh? Non è una congettura di noi zecche rosicone; come scrive Sechi su Libero “Siamo di fronte a un vincolo inscindibile e a una scelta di campo”: “L’Europa che pensa a una posizione autonoma” continua il più entusiasta tra i fedeli servitori dell’imperialismo USA con uno slancio poetico invidiabile “è come Icaro che pretende di volare con le ali di cera al sole battente”. E qui c’è una delle poche differenze con la retorica del ventennio: allora, sprezzanti di ogni senso della misura e del ridicolo, rivendicavamo la grandezza di Roma. Come dice Marinelli in una delle scene più cringe della nuova serie made in sinistra ZTL su Mussolini, pensavamo anche noi a “Make Italy Great Again”; ora siamo diventati più realisti e ci accontentiamo dell’elemosina: “Non abbiamo materie prime” sottolinea Sechi “non esiste un esercito, siamo imbelli, vecchi e bisognosi d’assistenza. Siamo un nano tecnologico, capace di consumare ma del tutto inadatto a inventare cose che trasformano il mondo, e dunque abbiamo bisogno degli Stati Uniti per non soccombere”. E chi l’avrebbe mai detto, eh? Un’autentica lezione di auto-razzismo proprio da una delle voci più autorevoli della propaganda patriotica e sovranista: com’è possibile?
Sechi non tarda a scoprire le carte: “Il problema”, dice, “è che non è detto che l’America abbia bisogno di noi”; “la quota di produzione mondiale dell’Europa è in inesorabile declino” sottolinea. Meraviglioso: poche righe prima parlava di “vincolo inscindibile” e di “scelta di campo”, vale a dire esattamente i due dogmi che hanno definitivamente messo in ginocchio l’industria europea in generale e quella italiana in particolare. E ora si lamenta delle conseguenze. Altro che era della post-verità: qui, di questo passo, arriveremo all’era post-pollice opponibile! Il tutto però ha un fine chiaro, che ha una sua logica: sganciarsi dalla vecchia moribonda Europa, ma non per (come credo condividiamo tutti) essere più autonomi, come in piccolo aveva provato non dico Antonio Gramsci, ma anche Giuseppy. No, no! Per essere davvero il 51esimo Stato fino in fondo. “L’Europa è un capitolo da riscrivere” sottolinea, e “non a caso era presente, unico premier, Giorgia Meloni”, che è un pezzo del mondo nuovo, mentre l’Europa è un club che vive di ricordi” e purtroppo, anche qui, come fai a dargli torto? Hai voglia te a fare il realista e a provare a dire che sfasciare quel che rimane di questa fogna di Unione europea con la sola prospettiva di essere letteralmente annessi, in qualche forma, all’impero non è esattamente un prospettiva allettante.
Le persone comuni, che non hanno il tempo di passare le giornate a farsi le pippe perché devono arrabattarsi per mettere insieme il pranzo con la cena, hanno bisogno di un nemico chiaro, facilmente identificabile, e l’Unione europea, così come le forze politiche di centrosinistra, hanno letteralmente fatto tutto quello che era in loro potere per diventare esattamente quel nemico; contro quel nemico, poi, hanno bisogno di qualcuno di altrettanto chiaro e identificabile che sia in grado di vincere. Non di piangere: di vincere. Chissà: magari poteva essere una qualche forza autenticamente popolare; oppure no, non era proprio nell’ordine delle cose. Non lo sapremo mai; quello che sappiamo è che oggi quell’alternativa non c’è e, allora, meglio quello che passa il convento di niente. E se ti azzardi a porre dei dubbi e a non condividere tutto questo entusiasmo, ecco che automaticamente diventi parte del problema: “Siete peggio del PD”. E’ un film che abbiamo già visto, paro paro. D’altronde, però, la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Ecco: auguriamoci che sia il turno della farsa; i buffoni, di sicuro, non mancano e coprono tutte le fazioni della classe politica occidentale.
In realtà, infatti, all’inizio l’idea di questo pippone era tutta un’altra: proprio come ha scritto anche Sallusti, come un avvoltoio mi ero piazzato lungo il fiume ad aspettare di vedere passare il cadavere della propaganda analfoliberale; ero già pronto a leggere i necrologi dei Molinari e dei Rampini sulla fine del sogno liberale spazzato via da questi zoticoni che non hanno capito che la superiorità dell’Occidente (che tutto il mondo ci invidia) è dovuta alle quote rosa e all’abbondanza di domestiche domenicane e filippine al nero a buon mercato. Macché: esattamente come un Bezos e uno Zuckerberg qualsiasi, anche la nostra propaganda analfoliberale ha iniziato il suo percorso di adattamento al nuovo quadro. “Tanto più le sponde dell’Atlantico sembrano allontanarsi” scrive Molinari, “tanto più è nell’interesse europeo evitare che ciò avvenga”, costi quel che costi; d’altronde, più che bombardare – più o meno alla luce del sole – un’infrastruttura strategica vitale come il Nordstream non potranno fare, giusto? Più che usarci come bersaglio per il più grande arsenale nucleare del pianeta, cosa potrebbero mai farci? E, allora, diciamocelo: a prescindere da cosa fa Trump, dalle deportazioni, alle annessioni territoriali, dalla guerra commerciale ai licenziamenti politici di massa, resta a prescindere il leader della più grande democrazia. Che tanto, cosa intendano i Molinari per democrazia s’era capito: Occidente; democrazia, per Molinari, è semplicemente sinonimo di Occidente. E se l’Occidente, per restare in piedi, ha bisogno che ci trasformiamo definitivamente in quello che è stato l’India per l’Impero Britannico, chi è Molinari per dire che non va bene?
Noi la nostra exit strategy ve l’abbiamo detta: via dalla NATO e via dalla Ue sì, ma per ridare all’Italia la sua sovranità, entrare nei BRICS e abbracciare il mondo nuovo che avanza. Se sei dei nostri e se credi che, per dare vita davvero a questa battaglia, prima di tutto abbiamo bisogno di un vero e proprio media che dia voce al 99% invece che alle nuove aristocrazie in declino, aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
E chi non aderisce è Sambuca Molinari