Israele difende la democrazia in Medio Oriente e decide di sparare sui soldati italiani in Libano
Inutile nascondersi dietro a un dito: Israele sta difendendo tutti noi e la sua guerra non è altro che l’ennesimo capitolo dell’eterna guerra tra democrazie e dittature, come quella italiana. Giovedì 10 ottobre ore 13 e 39, ANSA: L’Unifil: Israele ha colpito tre nostre basi . Due sono basi italiane; la terza è il quartier generale della missione di pace delle Nazioni Unite: “Secondo l’intelligence militare libanese” riporta l’ANSA “un drone israeliano ha ripetutamente sorvolato la base, poi alcuni colpi hanno preso di mira l’ingresso del bunker dove sono rifugiati i soldati italiani”. Un’ “aggressione deliberata e ripetuta” avrebbe affermato Andrea Tenenti, che è il portavoce della missione ONU. Fortunatamente agli italiani è andata meglio che ai colleghi indonesiani che erano di turno nella torretta di osservazione del quartier generale, che è stata presa di mira direttamente da nientepopodimeno che un carrarmato che gli ha sparato contro diversi colpi, facendo precipitare i due malcapitati a terra e ferendoli (anche se, pare, non in modo grave). Tra i nostri soldati, invece, di feriti fortunatamente sembra che non ce ne siano: i paladini del mondo libero e democratico si sarebbero limitati a distruggere il sistema di telecomunicazioni che collega le basi italiane al quartier generale; d’altronde, si sa, Israele (che, al contrario nostro, è un paese sovrano anche se totalmente illegale) ha il diritto a difendersi contro ogni popolo colonizzato, dai palestinesi ai sardi: come ricorda infatti l’Unione Sarda, la guida del contingente italiano (che è il più numeroso dell’intera missione) è affidata alla Brigata Sassari e il grosso dei 1200 soldati italiani coinvolti proviene, appunto, dall’isola. Anche se Crosetto ha immediatamente cercato di fare finta di avere voce in capitolo convocando l’ambasciatore di Tel Aviv, tutti sanno benissimo che nella gerarchia dell’impero a guida USA l’Italia è in posizione decisamente subordinata rispetto all’entità coloniale fascio-sionista e, quindi, non è certo nella posizione di mettere paletti o di esigere una qualche forma (seppur superficiale) di rispetto istituzionale; però, ecco: il punto è che ci sono proprio rimasti male.
Da qualche anno a questa parte, infatti, l’Italia ha spalancato le porte a collaborazioni militari di ogni genere col regime di apartheid sionista e, in particolare, proprio la Sardegna: Radar, aerei ed esercitazioni in Sardegna titolava Il Fatto Quotidiano già una decina abbondante di anni fa: ecco la partnership militare Italia – Israele. Noi italiani brava gente, d’altronde, siamo fatti così: siamo inclusivi, festaioli e di compagnia; e quando c’è uno sterminio di massa non riusciamo a fare a meno di aggregarci agli amici; dall’Olocausto all’Iraq dove, pur di andare a partecipare alla festa che ha causato la morte di centinaia di migliaia di bambini innocenti, abbiamo pure litigato coi parenti stretti – dai cugini d’oltralpe ai datori di lavoro di cruccolandia che, all’epoca, ancora avevano velleità di autonomia e, una volta tanto, si sono risparmiati un crimine contro l’umanità. Peccato che, dell’allegra compagnia, interpretiamo sempre anche la parte dell’amico cicciottello un po’ sfigato; e così, mentre gli altri rimorchiano e se ne tornano sempre a casa con una nuova conquista (dal petrolio agli altri gioielli di famiglia), a noi a fine festa tocca sempre ripiegare su un qualche abbonamento a pagamento su OnlyFans. Quello che dispiace è che, a questo giro, i nostri amici si sono lasciati un po’ troppo andare e a fine festa hanno deciso pure di prenderci a sberle. Ma prima di ricostruire nel dettaglio tutti i favori che l’Italia ha fatto ai nostri simpatici amici sterminatori di bambini per poi vedersi bullizzare in questo modo, e anche le motivazioni che oggi spingono i pucciosissimi fascio-sionisti a bombardare direttamente le Nazioni Unite dopo averne trucidato decine e decine di collaboratori a Gaza e minacciarne continuamente le massime cariche, vi ricordiamo di mettere un bel mi piace a questo video e permetterci così (anche oggi) di combattere la nostra guerra quotidiana contro la dittatura degli algoritmi (che come Colonia Italia sostengono il genocidio e la pulizia etnica a Gaza e dintorni) e, se non lo avete ancora fatto, anche di iscrivervi a tutti i nostri canali su tutte le piattaforme social e attivare tutte le notifiche: a voi costa meno tempo di quanto impiega il governo italiano a cancellare le tracce degli atti di bullismo e di umiliazione che subisce da parte di chi ha cercato in ogni modo di assecondare per entrare a far parte della compagnia, ma per noi fa davvero la differenza e ci aiuta a provare a far riflettere più persone possibile sul fatto che no, non è esattamente normale assistere passivi al primo genocidio in diretta streaming della storia dell’umanità. Figurarsi offrirgli il proprio supporto incondizionato.
Da che mondo è mondo, ovunque si presenti l’occasione l’Italia ha sempre sostenuto gli amici anche quando non si comportavano esattamente in modo irreprensibile, anche quando in pubblico non si poteva ammettere; durante l’apartheid in Sudafrica, ad esempio, mentre in pubblico l’Italia condannava apertamente il feroce regime razzista e aderiva convintamente alle risoluzioni di condanna dell’ONU e anche all’embargo sull’esportazione di armi (imposto sempre dalle Nazioni Unite), attraverso le solite triangolazioni forniva armi di ogni tipo ai suprematisti: da quelle leggere – in particolare da parte dell’immancabile Beretta – a componenti per navi e aerei militari da parte di Federmeccanica, Agusta e Oto Melara. E quelli, appunto, erano i bei tempi andati dove se volevi sterminare o schiavizzare un’intera etnia perché la consideravi intrinsecamente inferiore era ancora visto malino; figurarsi ora che, mentre porti avanti una pulizia etnica, la propaganda suprematista occidentale ti definisce l’unica democrazia del Medio Oriente. Ed ecco così che da anni, dopo aver definitivamente dismesso ogni velleità di autonomia strategica (che durante la prima repubblica, in base anche ai nostri interessi di Paese al centro del Mediterraneo, aveva portato il grosso della classe dirigente a simpatizzare per la guerra di liberazione anti-coloniale palestinese), si sono rapidamente rotti tutti gli argini e il sostegno incondizionato dell’Italia all’ultimo avamposto coloniale del Medio Oriente s’è fatto sempre più esplicito e strutturato; fino a che, il 16 giugno 2003, il Senato non ha approvato la ratifica del memorandum d’intesa tra governi italiano e israeliano in materia di “cooperazione nel settore militare e della difesa”, un accordo che prevede una cooperazione a 360 gradi in termini di “interscambio di materiale di armamento”, “organizzazione delle forze armate”, “formazione e l’addestramento del personale militare” e “ricerca e sviluppo in campo militare”. Da allora, la collaborazione tra forze armate israeliane ed italiane s’è andata consolidando anno dopo anno, in particolare per quanto riguarda le esercitazioni aeree, indispensabili per sterminare il maggior numero possibile di civili senza sporcarsi troppo le mani (che quelli sono di un’altra etnia e magari, prima di schiattare, t’attaccano pure qualche malattia esotica); una fetta di questa collaborazione avviene proprio dietro casa mia, nel famoso International Training Center di Pisa, dove dietro la sapiente guida di istruttori italiani tutti gli aspiranti sterminatori seriali del pianeta possono conseguire l’abilitazione per pilotare i C-130 (altrimenti noti come Super Hercules) che però, alla fine, non dà troppa soddisfazione perché non permette di sterminare direttamente, ma solo di trasportare chi è addetto a sterminare e tutto quello che gli serve per sterminare nel modo più efficace possibile. Tutt’altro discorso, invece, per i caccia F-35 che Israele manda spesso in Italia per partecipare a simpatiche scampagnate insieme agli amici statunitensi e britannici; ma (anche se per campanilismo mi spiace ammetterlo) il cuore delle esercitazioni congiunte tra Italia e Israele è la Sardegna, dove – come ha dichiarato lo stesso ministero della difesa israeliano – “L’Aeronautica d’Israele è stata schierata diverse volte e ha svolto esercitazioni di notevoli dimensioni con l’Aeronautica italiana”.
Oltre a quel poco di know how che abbiamo, poi, nei limiti del possibile ci siamo sempre più prodigati anche per fornire gli strumenti più adatti per sterminare bambini, come i “30 caccia-addestratori M-346 Master prodotti negli stabilimenti di Leonardo” che abbiamo assegnato “alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica di stanza nella base di Hatzerim” dove vengono usati principalmente “per preparare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione”, ma quando la faccenda diventa un po’ troppo noiosa, anche direttamente “per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o anti-nave”; Leonardo, poi, ha fornito anche i caricatori automatici per il sistema Trophy APS che viene “impiegato nei moderni carri armati Merkava IV che Israele dispiega per l’attacco da terra della Striscia di Gaza”. Sempre Leonardo, poi – ricorda il nostro sempre puntualissimo Antonio Mazzeo – “ha consegnato alla Marina militare israeliana anche cannoni navali Super Rapido MF in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto”, che così fanno prima e gli avanza tempo per recarsi a un rave o a un pride che fanno di Israele l’avamposto della superiorità culturale occidentale in quella terra di barbari: secondo quanto affermato su Israel Defense dal tenente colonnello Steven, riporta sempre Mazzeo, i Super Rapido prodotti nello stabilimento Oto Melara di La Spezia sono stati abbondantemente usati per permettere di trucidare i civili di Gaza controllandoli comodamente da remoto, tant’è che “dall’inizio della guerra, non c’è mai stato nessun incidente nella nostra flotta”. Il top dell’integrazione tra industria bellica italiana e israeliana, comunque, è stato raggiunto nel segmento dei radar tattici militari e dei sistemi di sorveglianza, dove la controllata di Leonardo (Leonardo DRS) con un simpatico partner israeliano, la RADA Electronic Industries, ci s’è proprio letteralmente fusa e ora sono impegnati nella fornitura di droni-kamikaze.
Il sostegno dell’Italia al regime fascio-sionista di Tel Aviv è continuato anche dopo che Israele ha iniziato la fase finale della pulizia etnica dei palestinesi a Gaza: il primo livello di coinvolgimento – come ha documentato in modo certosino, sin dal primo giorno, di nuovo il nostro sempre impeccabile Antonio Mazzeo – consiste nell’essersi prestati senza mai battere ciglio a svolgere con diligenza il nostro ruolo di colonia adibita a base logistica per le forze armate USA a sostegno dello sterminio: sin dalle primissime ore, da Sigonella sono partite una quantità spropositata di missioni di pattugliamento e di sorveglianza prima con i Poseidon, poi con i Reaper e, infine, anche con i Global Hawk, ma non solo; Sigonella infatti, riporta Mazzeo, “è stata utilizzata dalle forze armate USA anche come base di transito degli aerei cargo C-17A Globemaster III che stanno trasferendo armi, munizioni e apparecchiature belliche dagli Stati Uniti d’America (via Ramstein, Germania) fino alla base aerea israeliana di Nevatim, nel deserto del Negev”. Il sostegno incondizionato dell’Italia allo sterminio indiscriminato dei palestinesi, poi, è stato ulteriormente ribadito quando abbiamo scelto di dichiarare guerra ad Ansar Allah, colpevole di opporsi con ogni mezzo necessario al genocidio; una scelta resa, ovviamente, simbolicamente ancora più significativa dal fatto che va totalmente contro i nostri stessi interessi: tra sostenere uno sterminio e cercare il quieto vivere con chi può garantire la sicurezza di quella che è la rotta commerciale in assoluto più importante per la nostra economia, abbiamo serenamente scelto la prima opzione, che paghiamo cara sugli scaffali dei supermercati ancora oggi. Ecco allora perché, di fronte a tutti questi sforzi, quando ieri il contingente italiano di stanza in Libano tra le fila della missione di Peacekeeping delle Nazioni Unite s’è ritrovato travolto dai colpi di arma da fuoco del tanto corteggiato e sostenuto amico fascio-sionista, tra i palazzi del potere, più che rabbia e indignazione, si è cominciata ad avvertire una certa delusione: la delusione dello spasimante tradito o, meglio, dello scemo della compagnia che pensava di aver trovato una nuova famiglia e si ritrova, ancora una volta, bullizzato.
Il difficile compito di esternare queste pene d’amore è toccato al povero Crosetto, che non ho mai visto così profondamente affranto: “Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane contro la nostra base” ha dichiarato con voce claudicante in rassegna stampa, affidandosi a una nota scritta per non farsi sopraffare dall’emozione “potrebbero costituire” – udite udite – nientepopodimeno che “crimini di guerra”. Ha usato proprio questa espressione prima di sottolineare, come un cane bastonato, che queste azioni “sicuramente non sono giustificate da alcuna necessità militare” – della serie: non so che cosa vi siete messi in testa, ma noi lì di interferire con tutti gli altri crimini di guerra che commettete quotidianamente (benché, in teoria, sarebbe proprio il nostro compito) non ne avevamo la minima intenzione e non abbiamo mai dato nessun segnale di averne; e allora perché ci fate così? Cosa avete al posto del cuore? Un bidone dell’immondizia? La reazione è ferma e decisa: “Ho espresso disappunto” sottolinea Crosetto, ma non solo; addirittura, infatti, avrebbe scritto “una lettera di preoccupazione al vicesegretario delle nazioni unite Lacroix” e, addirittura, avrebbe chiesto agli amici francesi e spagnoli di fare una call (l’ha definita proprio così). Non so se è chiaro: senza nessunissimo motivo, le tue forze armate sono state vittime di un crimine di guerra e la risposta è disappunto, preoccupazione e una call. Immaginate il terrore tra gli alti ranghi delle forze di occupazione fascio-sioniste: rega’, se non ci regoliamo questo fa una call; capito perché – magari peccando anche un po’ di ottimismo – vi facciamo i pistolotti su come la superpotenza militare israeliana contro l’asse della resistenza, alla lunga e paradossalmente (vista la disparità di mezzi a disposizione) rischia di prenderci una musata epocale? Questi sono abituati che quando sparano a sangue freddo a un giornalista, a un operatore umanitario o a un bambino qualsiasi, la massima critica che ricevono dai media occidentali è che dovrebbero sforzarsi di più per contenere gli effetti collaterali; e quando commettono un crimine di guerra plateale contro un alleato, al massimo scaturiscono disappunto e devono vedersela con una call. I razzi Qassam non saranno l’arma più letale del mondo, ma – rispetto a ‘sta roba – rischiano di essere sufficienti per farli scappare tutti piangenti a gambe levate dalla mamma: sbruffoncelli col culo parato, niente di più, che sono stati talmente protetti e coccolati da perdere completamente il senso della realtà, come quel sociopatico terrorista sionista che l’altro giorno, dopo aver condotto un attacco terroristico contro civili palestinesi a Gaza con un carro armato, ha temporeggiato per farsi un selfie ed è stato colpito in pieno da un razzo Qassam. O come quell’altro sociopatico di Smotrich, il delirante ministro delle finanze del regime fascio-sionista di Tel Aviv che, in una lunga intervista rilasciata ad arte, afferma chiaramente che la finalità dell’entità sionista dovrebbe essere conquistare non solo tutti i territori palestinesi fino al fiume Giordano, ma anche la capitale siriana di Damasco, il Libano e fette consistenti di Iraq, di Egitto e, addirittura, di Arabia Saudita: e meno male che il problema era Putin che voleva arrivare fino a Lisbona… Come scrive l’analista siriano Kevork Almassian sul suo profilo X “Non fraintendete: Israele non si fermerà all’occupazione dei territori palestinesi. Si spingerà fino al Libano, poi alla Siria e oltre. E non è una speculazione: è quello che gli stessi funzionari sionisti ormai dichiarano apertamente. E non aspettatevi che la cosiddetta comunità internazionale muova un dito. Sono rimasti a guardare mentre i massacri si svolgevano contro i palestinesi e rimarranno a guardare di nuovo mentre Israele espande la sua guerra al resto della regione”.
L’imperialismo in declino, con una rapidità che surclassa di gran lunga le più catastrofiche e distopiche delle previsioni, sta generando mostri di una ferocia mai vista nella storia dell’umanità e con a disposizione sistemi d’arma in grado di mettere rapidamente fine alla civiltà umana per come l’abbiamo conosciuta; forse, per contrastarli, un po’ di disappunto e una call potrebbero non essere sufficienti. E non illudetevi che ci sia qualcuno che lo farà al posto nostro: per invertire la china che ci sta rapidamente portando al disastro definitivo ci dobbiamo rimboccare le maniche e organizzare quella riscossa multipopolare in grado di mandare via a calci i Crosetto da compagnia e tutto il baraccone che ci sta attorno; per farlo, abbiamo bisogno di ricostruire un minimo senso della realtà condiviso e, per farlo, ci serve un vero e proprio media che dia voce al 99%. Aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
E chi non aderisce è Alessandro Sallusti
Questa cosa dell’Unifil attaccata dalle forze armate israeliane è talmente grave che non riesco a pensare ad un commento adeguato: il minimo sindacale DOVREBBE essere un embargo dell’invio delle armi a Israele e della non autorizzazione all’uso delle basi americane in territorio italiano a tale scopo.