Trump ha scatenato la sua guerra commerciale contro avversari e alleati, tranne che contro le petromonarchie; gli USA hanno bisogno più che mai dei petrodollari per sostenere debito pubblico e bolla finanziaria e Zio Donnie, tra una smargiassata e l’altra, lo sa bene: il suo tour in Medio Oriente serviva a questo, anche a costo di incrinare l’alleanza di ferro con Israele. Ma se sperava di ricevere in cambio la fedeltà assoluta e incondizionata dei membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC), potrebbe aver fatto male i suoi calcoli. Per la prima volta nella storia, questa settimana a Kuala Lumpur si è tenuto un trilaterale tra ASEAN, GCC e Repubblica Popolare di Cina: “Una svolta geopolitica” commenta Asia Nikkei. Sempre più dubbiosi sulla capacità di Zio Donnie di contenere il declino USA, anche le petromonarchie sono alla ricerca di nuove possibilità di impiego dei loro capitali che vadano gradualmente a sostituire la bolla finanziaria di Wall Street, che tutti ormai ritengono poco sostenibile. Il Sud-est asiatico è sicuramente una delle aree più promettenti del pianeta e lo è anche in virtù della sua integrazione economica con la più grande potenza manifatturiera del pianeta, rappresentata dalla Cina.
Fortunatamente per Trump, però, non tutti i Paesi inseguono gli interessi nazionali: il mondo è ancora pieno di vassalli pronti a sacrificare i loro interessi economici in nome di quelli strategici e geopolitici statunitensi, a partire dai Paesi dei Five Eyes e del Commonwealth, la spina dorsale del super-imperialismo a guida USA. Ed ecco, così, che l’Australia decide di darsi la zappa sui piedi chiedendo la cessazione unilaterale e ingiustificata dell’accordo per la gestione del porto di Darwin: nell’arco di 10 anni, i cinesi hanno investito nel porto decine e decine di milioni, trasformando un’attività in declino e strutturalmente in perdita in una fonte di profitto e in un motore dello sviluppo locale; ora l’Australia lo rivuole indietro, testimoniando così che il modo disinvolto di Trump di fare di ogni accordo carta straccia sta diventando il New Normal dell’Occidente collettivo fondato sulle regole che non hanno più nessunissima intenzione di rispettare. Dall’Australia alla Gran Bretagna dove, per far felice Donnie, hanno deciso sostanzialmente di espropriare British Steel, che è di proprietà cinese: i futuri investitori sono avvisati, comprese le petromonarchie. Di tutto questo e di molto altro abbiamo parlato cona Davide Martinotti e Francesco Maringiò in questo nuovo imperdibile episodio di Mondocina.