Abbiamo parlato del fatto che in Italia ultimamente non esiste la censura cinematografica. Perché? Perché per esistere dovrebbe esserci qualcosa da censurare. Semplice. E in Italia da decenni quasi più nessuno fa film scomodi: da decenni registi, scrittori e produttori si autocensurano a monte. Non scrivono né producono ciò che sanno che il sistema non finanzierebbe. Semplicemente scrivono film “innocui”. Questo termine, “innocuo”, è come il termine “austerità”: è negativo dal nostro punto di vista, cioè di chi si aspetta dal cinema una messa in discussione dello status quo. Dal punto di vista del sistema i film italiani non sono innocui manco pe’ gnente, fanno esattamente il loro sporco lavoro: cancellano qualunque possibilità di conflitto sociale, eliminano lo spirito critico, distraggono dai veri problemi. Oggi parliamo di un caso eccezionale di presunta autocensura perché arriverebbe da parte di un gruppo di geni della commedia solitamente per nulla innocui, cioè intellettuali di altissimo rango, autori di film per cui la parola “scomodi” è un eufemismo, che però stavolta pare abbiano deciso di eguagliare i nostri cari intellettuali italiani irreggimentati che amiamo tanto. E parliamo anche di un caso di censura del tutto imprevisto legato proprio a uno dei film di questo gruppo di geni. Censura operata da OttolinaTV.
Sì, ho detto “sarebbe”, la trentunesima puntata. Purtroppo oggi devo darvi una cattiva notizia. Una vera e propria delusione per me, che credevo nello spirito libero di questa televisione e nell’indipendenza e onestà intellettuale del caro leader Marrucci: qualche giorno fa ho scritto una puntata di Desaparecinema e, come faccio sempre, non l’ho sottoposta al vaglio della redazione, perché hanno sempre avuto fiducia in me. Cioè, come si dice, mi hanno sempre dato carta bianca. Ho prodotto, in effetti, puntate molto scivolose in questi mesi, come quella su cinema e olocausto, il soft power israeliano in chiave anti iraniana, i finanziamenti della CIA alla cultura europea ecc… Ebbene, dopo aver scritto, girato e fatto montare questa puntata dal mitico editor, Mario, ho saputo che non andrà in onda. Quando ho chiesto spiegazioni ho percepito una freddezza mai sentita dalla redazione. Insomma, per farla breve: questa puntata prevista su Brian di Nazareth, Otto il Nazireno, è stata censurata perché troppo temeraria. Si sarebbe trattato di una puntata, che ripeto non potremo mai vedere, almeno qui su OttolinaTV, su una roba che proprio per la sua estrema delicatezza non conosce praticamente nessuno. Se infatti provate a digitare, in italiano, “Otto il nazireno”, non avrete alcuna occorrenza. Se ci provate in inglese, digitando “Otto the Nazirene”, ne avrete solo una: il brano tagliato dal film dei Monty Python, censurato dal film dopo le prime proiezioni. Qualche informazione la troverete in un libro, “The Life of Brian: Monty Python’s Scrapbook”, di cui gli stessi Monty Python parlano così: “Questo libro è in realtà due libri stampati fronte/retro: una riproduzione della sceneggiatura e un album di scene eliminate e materiale originale. Il libro che si legge dipende da quale lato si inizia.” Io l’ho letto iniziando da entrambi i lati. Il libro insomma contiene dialoghi di scene eliminate o non girate, come la predica di Brian sul sesso forzato, l’incontro con il mendicante psicopatico e i pastori che sorvegliano le loro greggi di notte. Ma soprattutto contiene i dialoghi della scena girata, montata, inserita nel film e poi eliminata di Otto il nazireno, ragione per cui non solo, forse, il film dei Monty Python è stato censurato, ma anche questa puntata di Desaparecinema.
Ora, io capisco che si debba trovare un equilibrio legittimo e difficilissimo tra informazione e rischio di querele per antisemitismo, querele che oggi ti regalano come una volta i soldati statunitensi ci regalavano la cioccolata come fossimo una tribù di selvaggi, ma io avrei voluto mostrarvi una puntata in cui il più grande collettivo comico di tutti i tempi, i Monty Python, è dovuto – forse – sottostare anch’esso alla censura sionista. Censura alla quale purtroppo ha deciso di piegarsi anche OttolinaTV. Non l’avrei mai detto che l’unica Tv di cui mi fido dal ’56 avrebbe potuto anch’essa chinare il capo. Peccato, perché vi avrei raccontato una storia che oltre che assurda e sconosciuta a tutti è anche molto divertente. E che probabilmente è all’origine dei motivi per cui la EMI Films, pochi giorni prima dell’inizio della produzione del film e subito dopo aver letto la sceneggiatura, ha deciso di non produrre più il film. Per capirci: il film di cui staremmo parlando se non mi avessero censurato, Brian di Nazareth, lo si sintetizza efficacemente attraverso le parole di Terry Jones, uno dei Monty Python, a proposito di quando lo stavano ancora scrivendo:
“Sapevamo che il film avrebbe seguito vagamente la vita di Cristo, ma è diventato subito ovvio che non sarebbe stata la vita di Cristo, perché non era lì che si trovava l’umorismo. L’umorismo stava nel fatto che qualcuno predicava e parlava di pace e amore, e poi in persone che passano i successivi 2.000 anni a uccidersi e torturarsi a vicenda perché non riescono a decidere cosa abbia detto veramente”. Ma soprattutto, come racconta John Cleese, “Ho trascorso il pomeriggio guardando una selezione di polpettoni biblici: Barabba, La più grande storia mai raccontata, Il Re dei Re, Ben Hur e infine, il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, che arrivò come una ventata di sanità mentale dopo tutte quelle schifezze puerili…”.
La EMI Films aveva già prodotto Monty Python e il sacro Graal, del 1975, e nel 1979 si tirò indietro. Ma forse non fu solo la possibile blasfemia del film a spaventare la EMI Films. C’era qualcos’altro, cioè proprio l’oggetto della censura di OttolinaTv alla puntata che avrei voluto tanto fare. Monty Python e il sacro Graal, distribuito dal capo della EMI Films, Nat Cohen, aveva incassato quasi 2.000.000 di dollari di allora, cioè quasi dieci volte i suo costo. Eppure la EMI Films, sulla base di un’idea che avrebbe potuto incassare ancora di più, una parodia delle religioni fatta dai Monty Python appunto, si tirò indietro. E infatti il film una volta fatto incassò una montagna di soldi: 50.000.000 di dollari. Cos’era successo? Innanzitutto, a capo della EMI nel 1979 non c’era più Nat Cohen ma Barry Spikings, che per capirci ha vinto l’Oscar come produttore per Il cacciatore nel 1978, quindi non uno sprovveduto. John Goldstone infatti, produttore esecutivo del film, ricorda che Barry Spikings, molto bravo, è stato scavalcato da uno dei direttori del consiglio di amministrazione, che era l’unico ad aver letto il copione. E decise che non era giusto che la EMI lo facesse, perché blasfemo. Così si ritirarono. “Non so bene cosa sia successo”, ha detto anche Terry Jones, uno dei Monty Python. “Abbiamo saputo che Lord Delfont, che allora era a capo della EMI, non aveva letto il copione. Poi lo lesse e disse: “Sul mio cadavere!”. E non stava scherzando. Lo annullarono”. Due giorni prima dell’inizio delle riprese. Probabilmente era amico della Picierno o era del PD. Mentre John Cleese la racconta così:
“Ho sentito che Lord Delfont era preoccupato perché uno dei suoi fratelli aveva finanziato Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli – tra l’altro girato in Tunisia un paio di anni prima, dove avrebbero dovuto girare Brian di Nazareth – e ne aveva ricavato molto prestigio, e improvvisamente iniziò a pensare che sarebbe stato paragonato in modo molto sfavorevole al fratello per aver prodotto una parodia. Così si ritirò e ci pagò un indennizzo, ma c’era una clausola di segretezza, della quale noi Python, da piccoli birichini quali eravamo, abbiamo sempre parlato pubblicamente con grande piacere, perché non c’era una clausola di segretezza sulla clausola di segretezza. Così abbiamo perso il finanziamento e siamo stati un po’ sconfortati, perché pensavamo davvero che non si sarebbe potuto fare.”
Una roba davvero strana, se si pensa che a voler distribuire il film precedente dei Python, Monty Python e il sacro Graal appunto, era stato come abbiamo detto Nat Cohen. All’inizio degli anni ’70, mentre era a capo della EMI Films, è stato definito l’uomo più potente dell’industria cinematografica britannica. Praticamente l’arbitro finale del gusto cinematografico inglese all’epoca. Nessun uomo a Hollywood, al suo apice, deteneva tanto potere. Cohen aveva sostenuto il primo film di Loach, Poor Cow, e considerava il regista un “genio”. Cohen – pur essendo di origini ebraiche – venne tacciato di “inconsapevole antisemitismo”, fatto che lo rese un gigante non celebrato del cinema britannico, che non ha mai ricevuto il giusto riconoscimento dall’establishment. Ebbene, anche Ken Loach, incidentalmente, un paio di anni fa fu tacciato di antisemitismo per il semplice fatto di aver sostenuto la corrente di Jeremy Corbyn, che era a favore della Palestina. Ma di questo abbiamo parlato nella puntata su Loach e Vittorio De Sica. Non abbiamo detto però che ultimamente le accuse pretestuose di antisemitismo contro chi critica il sionismo hanno raggiunto un livello di insulsaggine mai visto: dopo il 7 ottobre 2023 è considerato ufficialmente antisemita anche chi desidera argomentare storicamente la sua posizione filopalestinese. E questo perché Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha osato affermare che “gli attacchi di Hamas contro Israele non sono arrivati dal nulla”, e che “il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”. Praticamente il sionismo è arrivato addirittura a cancellare la legittimità del metodo storico stesso e la stessa conoscenza, che non è altro che la capacità di constestualizzare il particolare nell’universale.
È un peccato insomma che io non possa raccontarvi tutta la formidabile storia che ruota intorno al film dei Monty Python, perché la EMI non abbia voluto produrlo e perché forse gli stessi Monty Python a un certo punto abbiano deciso di autocensurarsi cancellando dal film un’intera scena. Che tra l’altro, se OttolinaTV mi permettesse di raccontarvela e mostrarvela, vi piscereste sotto dalle risate. Stiamo parlando di qualcosa di davvero incredibile, di un’attualità sconvolgente eppure scritta e girata quasi 50 anni fa. Stiamo parlando di una satira diretta e senza filtri contro il sionismo, per cui oggi si rischierebbe di finire in galera, o dentro qualche ridicola lista di proscrizione del Corriere della Sera come è accaduto a chi non crede alla propaganda nazi-NATO-Ucraina. Qualcosa che se oggi fosse sui social sarebbe cancellata dai fact checkers a libro paga dell’USAID in un amen. È incredibile che io non possa mostrarvi, per esempio, questo, il saluto di Otto il nazireno, sionista. Vabè, sarà per un’altra volta. Però possiamo almeno capire come sia stato possibile finanziare comunque il film in questione, oggetto di censura o autocensura: a salvare la produzione dopo il rifiuto della EMI Films è intervenuto il rock ‘n roll. “Abbiamo ricevuto un’offerta dalla United Artists per la metà dei soldi”, raccontano i Python. “Ma non era abbastanza per fare il film. Scoprimmo che George Harrison era un grande fan dei Python. All’epoca viveva sulle colline di Hollywood, così andammo a casa sua. Aveva letto la sceneggiatura, gli era piaciuta molto e aveva detto: “Lo farò”. Così Harrison sono solo ha finanziato il film, ma ha finito per parteciparvi come attore, anche se solo per un paio di momenti. C’è una scena in cui Brian (Graham Chapman) guarda la folla dalla finestra, poi va in cucina. Una massa di persone lo circonda, chiedendo aiuto. A un certo punto qualcuno dice: “Ti posso presentare il signore? Ci presta la montagna domenica!”. George Harrison disse che volle produrre il film perché era l’unico modo per vederlo. Praticamente pagò il biglietto più caro della storia del cinema: 4 milioni di dollari. Dieci anni dopo la realizzazione del film, Terry Jones, dei Monty Python, scoprì una cosa sorprendente. “George mi rivelò che aveva ipotecato la sua casa come garanzia per il film”, racconta. “Non me ne ero accorto. Sarei stato terribilmente nervoso, ma per fortuna non lo sapevo”. Ma quella non fu la prima volta che i soldi del rock ‘n’ roll salvarono un film dei Monty Python. Un incidente simile era accaduto qualche anno prima, quando John Goldstone stava cercando di produrre Monty Python e il Santo Graal nel 1975. “Non riuscivamo a mettere insieme i soldi con i mezzi normali”, ricorda Goldstone. “Così abbiamo messo insieme qualcosa di simile a un finanziamento dal basso, un crowdfunding, con diversi microfinanziamenti da 20.000, 30.000 o 40.000 sterline ciascuno. I soldi li misero i Led Zeppelin, così come i Pink Floyd e i Jethro Tull.” Per fortuna, come abbiamo detto, il film non costava molto: solo intorno alle 200.000 sterline.
Ne approfitto per ricordarvi che se non fosse stato fatto un finanziamento dal basso oggi non avremmo quel capolavoro di Monty Python e il Santo Graal né Brian di Nazareth, così oggi potrebbe non esistere il nostro prossimo film, il terzo della trilogia sul neoliberismo dopo PIIGS e C’era una volta in Italia: D’istruzione pubblica, su come è stata distrutta la nostra scuola. Se volete darci una mano potete avere tutte le informazioni qui.
Come racconta Wikipedia, i temi di satira religiosa di Brian di Nazareth furono controversi all’epoca della sua uscita, suscitando accuse di blasfemia e proteste da parte di alcuni gruppi religiosi. Nel Regno Unito, il film è stato vietato ai 14 anni dal British Board of Film Classification (BBFC) nell’agosto 1978. Il BBFC (con sede in Inghilterra) classifica i film per conto dei consigli locali (in tutto il Regno Unito), anche se ogni consiglio locale ha in ultima analisi il potere sulla classificazione di qualsiasi film proiettato nelle rispettive giurisdizioni. Di conseguenza, 11 consigli hanno vietato completamente il film, mentre altri 28 hanno alzato la classificazione da 14 a 18 anni nelle rispettive giurisdizioni. Alcuni Paesi, tra cui l’Irlanda e la Norvegia, ne vietarono la proiezione e in alcuni di questi, come l’Italia, dove uscì solo nel 1991 grazie alla Titanus, i divieti durarono oltre un decennio. Ma i Monty Python, da geni quali sono, hanno sfruttato la censura per promuovere il film, con manifesti in Svezia che recitavano: “Così divertente che è stato vietato in Norvegia!”. È come dire a un pisano che il film è così divertente che è stato vietato a Livorno. Per ripicca andrebbe a vederlo tutta Pisa.
Ma cosa c’era di così terribile nel film, oltre alla satira contro le religioni? Quello che non possiamo mostrare, appunto: cioè una scena di ben 4 minuti e mezzo, inserita, secondo la sceneggiatura, dopo che la folla osannante è entrata in casa di Brian e prima che Judith lo raggiunga per congratularsi. Se potessi farlo, vi mostrerei per esempio il passaggio in cui il personaggio di Otto il Nazireno, mostra tutto il suo razzismo e suprematismo colonialista, senza sconti né filtri. Addirittura, è truccato con un paio di baffetti, parla con uno strano accento tedesco ed è vestito vagamente come un nazista, con al seguito un battaglione che ricorda le armate imperiali. Purtroppo appunto non posso farvelo vedere, anche qui a Ottolina il marcio si fa sentire come altrove. Secondo qualcuno infatti, il personaggio di “Otto il nazireno” fu eliminato dal film a causa di una protesta di qualche lobby israeliana. L’edizione Criterion contiene alcuni, ma non tutti, i filmati censurati nei bonus. E tra questi non c’è quello incriminato. Otto il nazireno nel film è deciso a promuovere la purezza razziale ebraica, a ritagliare un Lebensraum, lo spazio vitale, dalle “tradizionali aree ebraiche della Samaria”, a trasferire i samaritani in campi di internamento e a pianificare un Anschluss della Giordania per “creare un grande Stato ebraico che durerà mille anni”. Se potessi vi leggerei nel dettaglio i dialoghi del personaggio, ma credo sia proprio questo passaggio ad aver spinto OttolinaTV a censurare questa puntata. Sarebbero questi:
OTTO: Abbiamo bisogno di più spazio vitale. Dobbiamo trasferirci nelle aree tradizionalmente ebraiche della Samaria.
BRIAN: E i samaritani?
OTTO: Possiamo metterli in piccoli campi. E dopo la Samaria dobbiamo spostarci in Giordania e creare un grande Stato ebraico che durerà mille anni.
BRIAN: Sì, non sono sicuro, ma io…
OTTO: Oh, divento così impaziente, sai? Di vedere il Leader che è stato promesso al nostro popolo per secoli. Il Leader che salverà Israele liberandolo dalla feccia dei non ebrei, rendendolo puro, senza stranieri, senza zingari, senza gentaglia.
Ripeto, stiamo parlando del 1979, qualche annetto prima dell’ottobre 2023. Il logo del Fronte Popolare Giudeo, a capo del quale è Otto il Nazireno, fu disegnato da Terry Gilliam: era una Stella di Davide con una piccola linea aggiunta a ogni punto in modo da assomigliare a una svastica nazista . La ragione ufficiale per cui la scena è stata tagliata dal film era che i dialoghi di Otto rallentavano la narrazione. Tuttavia, Terry Gilliam ha dichiarato che secondo lui avrebbe dovuto rimanere: “Ci siamo inimicati i cristiani, perché non farlo con gli ebrei. Che problema c’è?”. E invece evidentemente il problema c’era eccome. Il film e i Monty Python hanno resistito ad attacchi feroci da parte delle associazioni religiose cristiane, e hanno deciso invece di non rischiare con quelle israeliane sioniste. Infatti Eric Idle, che interpretava Otto, si è detto a disagio con il personaggio: “È essenzialmente un attacco piuttosto selvaggio al sionismo rabbioso, suggerendo che è piuttosto simile al nazismo, che è un po’ forte ma certamente è un punto di vista”. David Nash, storico dell’Università di Oxford Brookes, afferma invece che la rimozione della scena rappresenta “una forma di autocensura” e che la sequenza con Otto, “che coinvolgeva un personaggio rappresentativo di forme estreme di sionismo”, è stata tagliata “nell’interesse di spianare la strada alla distribuzione del film in America”. Robert Hewison, importante sotico inglese, ha affermato chiaramente che nessuna distribuzione statunitense avrebbe preso il film, visto che in America la lobby israeliana è così potente. Ma di questo abbiamo parlato nella puntata su Cinema e Olocausto. Ovviamente le comunità ebraiche dei rabbini ortodossi trovarono comunque qualcosa da dire, affermando sulle colonne di Variety che il film era un incitamento alla violenza.
Altrettanto ovviamente, le menti più lucide della comicità inglese difesero il film. In un programma televisivo, Rowan Atkinson, Mr. Bean, interpretò un monsignore, regista lui stesso di un film contro la religione pythoniana dal titolo La vita di John Cleese (che è uno dei Monty Python). Con in sala un critico cinematografico ferocemente a favore della religione pythoniana che taccia il film diretto dal prete di blasfemia contro i Python.
Purtroppo per le ragioni di cui sopra non posso farvi vedere la scena incriminata relativa al sionista nazistoide, cioè questa. Mi dispiace non poterne parlare, perché il film attacca qualunque cosa, non solo cristiani ed ebrei: attacca i romani, per esempio ridicolizzandoli nella famosissima scena su Marco Pisellonio; oppure la cultura lgbt; attacca anche noi militanti politici, ironizzando con grande cattiveria sull’incapacità e la vigliaccheria di trasformare l’analisi in prassi, e la nostra tendenza ad atomizzarci mentre il nemico se la ride, nemico che non deve neppure scomodarsi a mettere in atto il dìvide et impera tanto siamo imbecilli. Non è vero, non è una questione di imbecillità, è una questione di mania di protagonismo e iattanza di certi leader del cazzo, di voracità di poltrone e molto spesso di pura e semplice ignoranza. E ok, sì, anche di imbecillità: da parte di chi va appresso a sti falliti.
Il film fu un successo al botteghino, il quarto film di maggior incasso nel Regno Unito nel 1979 e il più alto incasso di qualsiasi film britannico negli Stati Uniti in quell’anno. È stato nominato come il più grande film comico di tutti i tempi da diverse riviste e reti televisive, e in seguito ha ricevuto una valutazione del 96% su Rotten Tomatoes, con questa motivazione: “Uno dei film più all’avanguardia degli anni ’70, questa farsa religiosa della classica compagnia comica è tanto toccante quanto divertente e satirica”. In un sondaggio di Channel 4 del 2006, Brian di Nazareth è stato inserito al primo posto nella lista dei 50 migliori film comici di sempre.
L’unica scena con Otto che è rimasta nel film è quella durante la sequenza della crocifissione, ma è innocua. Otto arriva con la sua “squadra suicida”, facendo fuggire i soldati romani in preda al terrore. Invece di fare qualcosa di utile, la squadra si pugnala a morte mentre Brian guarda. Terry Jones ha detto che l’unico motivo per cui questo spezzone non è stato tagliato è stato per ragioni di continuità, dato che i loro cadaveri erano posizionati in modo molto evidente nel resto della scena. Ha riconosciuto che parte dell’umorismo di questo unico contributo rimanente è andato perduto a causa del taglio della scena censurata.
Questa storia ci insegna che l’intelligenza e l’ironia dirette contro il vero potere sono l’arma più pericolosa che le masse e gli intellettuali hanno contro quel potere. Per capire cosa intendo guardatevi qualche filmetto italiano degli ultimi trent’anni e non ne troverete neppure un briciolo, di ironia contro il vero potere, di autoironia, e dunque di intelligenza. Gramsci, quanto ce manchi. Brecht, pure tu.
Come ho detto all’inizio, è stata una delusione scoprire che stavolta Ottolina TV non mi abbia consentito di parlare di questa scena che prendeva in giro il sionismo di allora e quello di oggi. Perciò la puntata su Otto il Nazireno, personaggio ultrasionista, razzista e nazistoide presente in origine nel film Brian di Nazareth e poi tagliato dalla versione definitiva, non andrà in onda. Eppure Marrucci mi ha sempre dato carta bianca… lo sentite anche voi…?
Devo farmi una lunga chiacchierata col Marrucci, il nostro leader, e sciogliere questo brutto equivoco.
Se ci rivedremo, chi non ci sarà è Marco Pisellonio.