Sardegna: transizione energetica o speculazione?
La Sardegna è al centro di un dibattito acceso sulla transizione energetica, ovvero il passaggio dalle fonti fossili alle rinnovabili. Da un lato, i governi Draghi e Meloni hanno introdotto facilitazioni per le aziende che vogliono investire nelle rinnovabili, attratte anche dai contributi pubblici. Dall’altro, una vasta rete di comitati locali si oppone, denunciando che dietro questa transizione si nasconda una speculazione economica e ambientale. Questi comitati hanno raccolto 210 mila firme per una legge che, sfruttando lo Statuto Speciale della Sardegna, punti sull’autoconsumo energetico. La puntata approfondirà le diverse posizioni: chi vede in questa transizione una forma di colonialismo moderno e chi, nonostante le criticità, la considera un’opportunità positiva per l’isola. Ospiti saranno il giornalista d’inchiesta Piero Loi, autore di Barones de s’energia, Luigi Pisci della Rete Pratobello24, Mauro Romanelli, presidente di Ecolobby e Fabio Roggiolani, presidente di Ecofuturo.
ma che ritorno hanno le poplazioni della Sardegna da questa mole di rinnovabili che si vorrebbero installare? Conversione ecologica ci vuole eccome, il problema per me è soprattutto quello di far pagare ogni costo alle comunità e inviare profitti e vantaggi a soggetti estranei e spesso di speculazione.
Perchè non favorire la gestione e anche l’istallazione alle comunità, soprattutto quelle più lontane dai centri urbani che consumano energia?
Penso non solo alle zone interne della Sardegna, che ne avrebbero vantaggio e saprebbero gestire i loro territori meglio di chi fin’ora li ha colonizzati. Penso alle zone interne dell’Appennino dove il terremoto e la mancata ricostruzione ha desertificato; perchè non sviluppare impianti in mano alle comunità aiutandole con i saperi delle università e aiuti economici da soggetti pubblici?
Il problema di troppo ambientalismo autoreferente è di guardare con molta attenzione agli strumenti tecnici – giusto! – e dimenticare gli esseri umani, soprattutto quelli più poveri. Lo sport preferito fin’ora dalmondo imprenditoriale è stato quello di fare profitti facendo pagare sempre i costi agli ultimi.
Il risultato che ottiene questo ambietalismo cieco è di crare un avversario inutile atta transizione: quello delle classi subalterne.
la questione dei numeri di cui parla sempre Romanelli non è il problema e nessuno li mette in dubbio, ma come si distribuiscono problemi e guadagni. I Sardi ci stanno dicendo che si sono rotti i coglioni di pendersi le pale e veder volare via i profitti.
W la Sardegna!
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Anche in Toscana, nell’Appennino mugellano stanno facendo un disastro…ho molti articoli e foto, supportate la nostra lotta, condividete mettete like, fate conoscere la verità!! Grazie!! su telegram e su fb cercate la pagina L’aquila Gaia, oppure Crinali liberi
grazie!!
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