Sui mercati azionari regna il caos: come ha dichiarato Goldman Sachs, “siamo di fronte alla più grande svendita degli ultimi 40 anni, superiore alla crisi del 2008 e alla pandemia”. E come quando arrivano le vere crisi, oltre ai titoli azionari crollano in contemporanea quelli che dovrebbero essere gli approdi sicuri per i quattrini in cerca di un attimo di tranquillità in mezzo alla tempesta: dall’oro ai titoli di Stato. La via di uscita del grande capitale per uscire indenne da questo terremoto? Convincere gli stati a privatizzare tutto per salvare i conti e ridurre il debito che nessuno vuole più contrarre e comprarsi, con i soldi ritirati dai mercati azionari e obbligazionari, i monopoli naturali, le infrastrutture e la proprietà dei gestori dei servizi pubblici locali a prezzo di sconto. Al contrario dei desiderata degli antimperialisti per Trump, la guerra commerciale scatenata da Re Donald sta accelerando ulteriormente la lotta di classe dall’alto contro il basso per finire di rigettarci a piene mani in un nuovo feudalesimo, dove da una parte c’è la plebe e, dall’altra, i rentiers. È l’ora di mandarli #tuttiacasa!
Non so bene perché Volpi si stia contorcendo così nervosamente contro il crollo della finanza facendo previsioni catastrofiche per ora non supportate da nessun dato reale. Stavolta secondo me ha toppato male. Non capisce che è cambiato il paradigma. Abbassare ancora la scala del globalismo non è più possibile. Perché il passo successivo sarebbero le quote di importazione. L’unica strada percorribile è la crescita dei mercati interni che garantirà la necessaria propensione al.risparmio utile ad alimentare ancora le piattaforme.finanziarie. Riguardo alle pressioni della finanza sui servizi pubblici è un fenomeno in atto da tempo ma è anche quello che determinerà il crollo degli attuali sistemi istituzionali.