L’assistenza militare degli Stati Uniti all’Ucraina non riprenderà fino a quando non verrà fissata una data per i colloqui di pace con la Russia: lo ha comunicato il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, sottolineando la necessità di misure volte a rafforzare la fiducia affinché la Casa Bianca valuti attentamente la possibilità di revocare la pausa. Il messaggio di rammarico del presidente ucraino Volodymyr Zelensky non è stato sufficiente per ricucire i rapporti tra Washington e Kiev dopo il grave dissidio allo Studio Ovale; la sospensione degli invii di armi e della condivisione di informazione di intelligence proseguirà: il capo della CIA ha confermato la decisione del presidente Trump, che intende utilizzare questa durissima leva per riportare la leadership ucraina nei ranghi e scoraggiare ulteriori insubordinazioni. Lo stop non riguarderebbe soltanto i dati di intelligence per effettuare attacchi sul territorio russo, ma qualsiasi tipo di informazione militare; addirittura sarebbero stati disattivati i sistemi di allerta per gli attacchi aerei e i sistemi di puntamento dei lanciatori di missili Himars dell’Ucraina; inoltre gli Stati Uniti hanno già ridotto il numero di voli di intelligence, sorveglianza e ricognizione, riferisce alla CNN un funzionario.
Mentre l’Ucraina potrebbe resistere diverse settimane (anche qualche mese) senza invii di armi, missili, munizioni e veicoli, la limitazione di condivisioni di informazioni di intelligence militare metterà le forze armate ucraine immediatamente in serie difficoltà, poiché avrà ripercussioni sulle operazioni offensive e difensive delle truppe e sul lavoro della difesa aerea: le capacità di comando e controllo dell’esercito saranno compromesse, così come la pianificazione di operazioni di combattimento. L’impiego di armi ad alta precisione, come l’ATACMS e lo Storm Shadow, diventerà problematico per l’individuazione dei target da colpire; stessa cosa per gli attacchi con droni. Le risorse critiche ucraine diventeranno più vulnerabili agli attacchi russi, poiché la difesa aerea ucraina non riceverà più informazioni di attacchi di caccia e missili; senza dati sui movimenti delle truppe russe, il comando ucraino avrà difficoltà a prevedere e contrastare ulteriori offensive russe.
Le pressioni hanno avuto effetto su Kiev che ha messo subito in moto la macchina diplomatica; anche Londra si è attivata per ricucire tra le due parti e spronare gli ucraini ad accettare le condizioni di Trump. Il capo dell’ufficio politico di Zelensky Andry Ermak ha dichiarato che Kiev ha “discusso i prossimi passi verso una pace giusta e duratura e scambiato opinioni su questioni di sicurezza e sull’allineamento delle posizioni nel quadro delle relazioni bilaterali tra Ucraina e Stati Uniti. Afferma che sarebbe stato programmato un incontro fra le squadre ucraine e americane nel prossimo futuro per continuare questo importante lavoro”. La ricucitura fra Casa Bianca e Bankova potrebbe richiedere un ulteriore sacrificio: la rimozione di colui che potrebbe apparire come un ostacolo al processo avviato da Trump, ovvero il presidente Volodymyr Zelensky; l’amministrazione avrebbe già avviato i colloqui con i leader dell’opposizione, riporta Politico, in particolare Yulia Tymoshenko e Petro Poroshenko. Le elezioni, tuttavia, potranno essere svolte dopo il raggiungimento di un cessate il fuoco, che consentirebbe la revoca della legge marziale.