Probabilmente conosciamo tutti qualcuno che ha postato su i social un commento, un video o una foto che è poi stato limitato nelle visualizzazioni, cancellato o ha addirittura visto il suo account disattivarsi: è la censura di oggi, che non ha più bisogno di irrompere nelle sedi dei giornali per sequestrare le copie, ma che, anzi, agendo online riesce a nascondersi benissimo. Oggi parliamo quindi di censura sui social e di quelle figure professionali che se ne occupano, anche perché Ottolina e Ottosofia, in qualche modo, la subiscono giornalmente (ma se pensano di intimorirci, si sbagliano di grosso).
La curiosa parola che è diventata da un decennio molto conosciuta è fact-checking, che letteralmente significa verifica dei fatti; i fact-checker sono coloro che si occupano professionalmente di esaminare i post, i filmati e le immagini per scovare se qualcosa non va. Teoricamente sarebbe un’attività che colpirebbe le balle, rendendo i social un ambiente migliore per tutti noi, ma in verità si tratta in realtà di una forma più sottile di censura, che limita la libertà in modo molto politicizzato. La novità dello scorso mese è che il padrone di Facebook Zuckerberg sembra essersi schierato contro i suoi stessi fact-checker, rei di aver censurato troppo; Zuckerberg è stato allora a sua volta accusato di essere diventato voltagabbana, da leccapiedi di Biden a leccapiedi di Trump, cosa che sinceramente ci stupisce pochissimo visto che i più importanti imprenditori e finanzieri cercano sempre di stare dalla parte giusta (cioè quella di chi comanda).
In attesa di sviluppi, oggi parliamo della vicenda con i nostri due ospiti: il giurista Carlo Magnani e Matteo Bortolon de La Fionda. Con loro ripercorriamo una curiosa trasformazione: i social, da libere piattaforme di espressione, sono diventati un ambiente molto controllato (forse il più controllato di tutti) e questo in nome della lotta alle fake news e all’odio online. Troppa libertà fa male, insomma! Senza supervisionare la libera opinione sui social con l’aiuto della testata di Mentana, per esempio, chissà dove andremmo a finire… Recentemente una importante elezione in Europa è stata invalidata per il sospetto di attività di disinformazione russa su TikTok; storicamente, il rifiuto della censura e della limitazione autoritaria del pensiero è stata alla base della democrazia: e non è forse curioso che oggi, proprio mentre denunciano la mancanza di democrazia di potenze avversarie come Cina e Russia, i paesi occidentali si stiano sempre più trasformando in delle oligarchie autoritarie?