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Tag: volpi

La guerra civile tra oligarchie USA fa crollare le borse. E a pagare il conto è l’Europa

La finanza dei fondi speculativi si coalizza attorno alla candidatura di Trump e dichiara guerra alle Grandi Sorelle del risparmio gestito che sostengono i democratici. Risultato: mercoledì scorso il NASDAQ, l’indice dei titoli tecnologici USA, ha subito il più brusco arretramento degli ultimi 2 anni. Purtroppo, però, non si tratta della tanto attesa esplosione della bolla: la gigantesca liquidità che c’è in giro e, in particolare, nelle casseforti di BlackRock e soci, ha tutta la potenza di fuoco necessaria per continuare a pompare la bolla finanziaria; ma mentre negli USA si scatena la guerra civile tra gruppi finanziari, quelli che pagano davvero il prezzo siamo noi. La pubblicazione degli indici PMI di Standard&Poor è una sentenza impietosa; il manifatturiero europeo è alla canna del gas, dalla Germania alla Francia passando per l’Italia, ma non temete: come annunciava entusiasta Affari & Finanza di Repubblica lunedì scorso, invece che costruire auto, sarà sufficiente sfornare piatti gourmet per i turisti americani, che sono arrivati in Europa con numeri record. Se stiamo buoni, ci tirano pure le noccioline. Ne abbiamo parlato, come sempre, con Alessandro Volpi. Buona visione!

Economia di guerra e crisi del liberismo – con Vadim Bottoni e Alessandro Volpi

Oggi presentiamo il panel Economia di guerra e crisi del liberismo con relatori Alessandro Volpi e Vadim Bottoni e moderato dal nostro Gabriele Germani. Nel panel si è parlato di finanziarizzazione, del potere dei fondi e di cosa si intende per economia di guerra. L’Unione europea con le sue attuali regole ha realmente la possibilità di perseguire un’economia di guerra? Cosa è necessario cambiare? E perché politicamente è mancata e manca la volontà di farlo? L’euro è un ostacolo o un’opportunità? Buona visione!

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Dem USA alla disperata ricerca del leader giusto per la guerra civile del capitalismo imperiale

Le fazioni del capitalismo imperiale sono a un passo dalla guerra civile? Da outsider, negli ultimi mesi Trump è riuscito a riconquistare il titolo di golden boy di numerose fazioni del grande capitale del centro imperiale, dai petrolieri agli hedge fund, passando per gli anarcocapitalisti selvaggi della Silicon Valley; vogliono che Trump (e la bimba di Peter Thiel e di Bob Mercer JD Vance, inspiegabilmente elevato a working class hero da un pezzo di mondo del dissenso completamente egemonizzato dall’alt right) imponga ai mega-fondi che, da 15 anni a questa parte, dettano la linea ai democratici (da Blackrock a Vanguard) un nuovo compromesso che ne ridimensioni lo strapotere fondato sulla gigantesca liquidità che tiene in piedi la bolla speculativa USA e ne restituisca una parte ai cari vecchi capitani di ventura che rappresentano lo spirito selvaggio del capitalismo del centro imperiale. Una partita fondamentale che potrebbe sfociare in una reingegnerizzazione complessiva del superimperialismo per com’è emerso 50 anni fa con l’abbandono del gold standard da parte dell’amministrazione Nixon e si è consolidato come via di fuga dalla crisi finanziaria del 2008. Ne vedremo delle belle; intanto, ne abbiamo parlato con un Alessandro Volpi più lucido e determinato che mai.

L’Ue fa da spettatrice mentre Trump e Biden trasformano la NATO nel braccio armato di Wall Street

I mercati hanno salutato l’attentato che ha spalancato i cancelli della Casa Bianca a The Donald con entusiasmo; significa che il capitale ha ormai decretato che la svolta neo-autoritaria è la strada più sicura? Forse. O forse è anche peggio di così. Il nostro Alessandro Volpi la vede ancora più nera: ai grandi capitali, di chi arriva alla Casa Bianca non gliene può fregare di meno perché i rapporti di forza, ormai, sono totalmente a vantaggio di Wall Street; l’unica fonte potenziale di instabilità può solo arrivare dall’esterno. Ed ecco che la NATO si trasforma ufficialmente nel braccio armato delle oligarchie finanziarie e a pagare il conto sono i cosiddetti alleati di Washington.

Crollo NVIDIA: l’intelligenza artificiale tra speculazione e monopolio – ft. Alessandro Volpi

Oggi il nostro Gabriele intervista Alessandro Volpi attorno alla caduta del titolo NVIDIA: dopo settimane e mesi di salita impetuosa, da record, il titolo legato al settore dell’intelligenza artificiale sembra in brusca frenata; le cifre andate perse fanno anche capire il livello di finanziarizzazione raggiunto dal settore. Sullo sfondo incombe il rialzo dei tassi che dopo i dati sull’inflazione australiana sembra inevitabile, con i suoi effetti depressivi sulla crescita. Il capitalismo USA sembra dunque muoversi per salvare il primato del dollaro e ricreare un proprio settore produttivo in grado di tenere testa ai paesi emergenti. Buona visione!

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Quest’estate torna FEST8LINA, la festa del 99%, dal 4 al 7 luglio al circolo ARCI di Putignano a Pisa: quattro giornate di dibattiti e di convivialità con i volti noti di Ottolina Tv. Facciamo insieme la riscossa multipopolare!

Fest8lina, perché la controinformazione è una festa!

Delirio!!! Perché la bolla finanziaria USA è fuori controllo e ci travolgerà tutti – ft. Alessandro Volpi

Proprio mentre nel Pacifico si intensificano i venti di guerra, con un altro rush NVIDIA spariglia i mercati finanziari e diventa l’azienda con la maggior capitalizzazione di tutti i tempi. Peccato sia un’azienda completamente senza apparato produttivo e interamente dipendente dalle catene del valore del Pacifico, messe a rischio da tensioni geopolitiche che vanno inesorabilmente verso l’escalation, a partire da Taiwan. E’ la grande partita dei monopoli finanziari a stelle e strisce: l’esplosione del titolo di NVIDIA è infatti guidato dalle Big Three del risparmio gestito: BlackRock, Vanguard e State Street che, insieme, hanno azioni NVIDIA per circa 1000 miliardi, uno strumento di ricatto di una potenza inimmaginabile. I grandi fondi sembrano voler infatti mandare un messaggio piuttosto chiaro ai paesi imperialisti: se volete portare avanti i vostri piani di guerra, ci dovete offrire su un piatto d’argento un’alternativa alla bolla del Big Tech, altrettanto remunerativa. E quell’alternativa possono essere solo le infrastrutture strategiche e i servizi essenziali: fino a che non consegneremo interamente quei settori alla speculazione finanziaria, la liquidità continuerà a essere dirottata su titoli big tech che, in caso di ulteriore peggioramento delle tensioni geopolitiche nel Pacifico, prima o poi non potrebbero che saltare per aria tirandosi dietro tutti i mercati finanziari del pianeta. Insomma, parafrasando il celebre dilemma di San MarioPio da Goldman Sachs, volete la pace o la sanità pubblica?

Quest’estate torna FEST8LINA, la festa del 99%, dal 4 al 7 luglio al circolo ARCI di Putignano a Pisa: quattro giornate di dibattiti e di convivialità con i volti noti di Ottolina Tv. Facciamo insieme la riscossa multipopolare! Per aiutarci ad organizzarla al meglio, facci sapere quanti giorni parteciperai
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Il G7 della resa: come i grandi sanciscono la fine dell’Euro e dichiarano guerra a Russia e Cina

Non sono passate che poche ore dalle elezioni europee e già si capisce che aria tirerà. La commissione ha annunciato che introdurrà dazi fino al 40% sulle auto elettriche cinesi e il G7 sarà all’insegna del furto degli asset russi congelati. L’Europa dei fintosovranisti segue pedissequamente l’agenda imposta da Washington: distruggere l’Euro e riportare quello che rimane di capacità produttiva oltreoceano. Forse ormai parlare di semicolonia è fin troppo ottimistico. Ne abbiamo parlato con Alessandro Volpi.

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La farsa delle elezioni europee: come la campagna elettorale ha estromesso quello che conta davvero

Sabato 7 e domenica 8 giugno si vota per l’elezione del nuovo parlamento europeo, ma nonostante la profonda crisi che sta devastando il vecchio continente, nessuno degli argomenti veramente cruciali dal punto di vista economico è stato minimamente dibattuto dalle principale forze politiche in campo. Con Alessandro Volpi abbiamo cercato di riassumere i 4 punti fondamentali che dovrebbero in realtà indirizzare il voto al di là delle armi di distrazione di massa.

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Meloni nel panico per i conti fuori controllo punta tutto su BlackRock e sulla sudamericanizzazione

Con il ritorno del patto di instabilità e decrescita e con i tassi di interesse che non accennano ad abbassarsi, Meloni si ritrova con la gigantesca patata bollente dei conti fuori controllo da gestire e la soluzione che si intravede è la peggiore possibile: svendere pezzi di paese a BlackRock e ai fondi speculativi e concentrare tutto il potere nelle mani dell’esecutivo come una piccola Pinochet qualsiasi per garantire l’ordine mentre gli avvoltoi finiscono di sbrandellare la carcassa del belpaese. Ne abbiamo parlato con Alessandro Volpi.

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La guerra commerciale degli USA contro la Cina accelera la fine della dittatura del dollaro

Rimbambiden ormai ha lanciato la rincorsa alle boutade trumpiane sui dazi stellari su qualsiasi cosa prodotta in Cina, a partire ovviamente dall’auto elettrica dove i produttori occidentali sono indietro di decenni rispetto a Pechino. Ma potrebbe essere una mossa avventata: costretta a rinunciare al mercato USA, infatti, la Cina sarebbe incentivata ad accelerare il processo di dedollarizzazione e, visto il suo peso nel commercio globale, questo comporterebbe necessariamente un crollo dell’egemonia globale del dollaro stesso. L’attivismo di Macron che ha recentemente rafforzato la sua narrazione sulla creazione di una sorta di autonomia strategica finanziaria europea invocando la nascita di campioni bancari continentali grazie a processi di fusione e acquisizione, potrebbe essere quindi spinta anche dalla consapevolezza dell’imminente crollo dell’egemonia del dollaro. Ne abbiamo parlato con Alessandro Volpi, il cicerone preferito di Ottolina Tv quando si tratta di seguire il denaro e cercare di capire cosa aspettarci dalla grande rivoluzione dell’architettura finanziaria globale. Buona visione!

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Draghi l’americano vs Letta il francese: la guerra per decidere a chi vendere i lavoratori italiani

La fase terminale dell’imperialismo e le manovre messe in campo da Washington per prolungarla, causano danni giganteschi alle economie di tutti i paesi vassalli. Per rispondere ai crescenti mal di pancia del mondo produttivo europeo, le istituzioni hanno deciso di mettere in campo due pesi massimi della politica europea: Mario Draghi ed Enrico Letta, il futuro dell’Europa come ha affermato la Von der Leyen, ma sebbene entrambi propongano sostanzialmente di scaricare il costo della ristrutturazione capitalistica radicale necessaria per tenere in vita un sistema ormai decotto, le ricette potrebbero rivelarsi non facilmente conciliabili: Mario Draghi l’americano continua ad immaginare un Europa a trazione tedesca completamente subalterna alle oligarchie finanziarie USA, delle quali San MarioPio da Goldman Sachs è sempre stato un umile servitore; Enrico Mitraglietta, invece, espressione delle oligarchie finanziarie francesi, immagina un processo di feroce finanziarizzazione dell’economia europea nel tentativo di creare un polo finanziario subordinato geopoliticamente agli USA, ma autonomo e incentrato, appunto, sugli interessi concreti dei suoi mandanti. Chi prevarrà? Riusciranno a trovare una sintesi? E sarà sufficiente per tenere a bada l’insofferenza del mondo produttivo?

Ne abbiamo parlato con Alessandro Volpi.

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