“L’eresia dei successori di Mao non è stata la conversione alla società di mercato, bensì la scelta di usare il capitalismo invece di distruggerlo, forzandolo a comportarsi come una risorsa al servizio del bene di tutti”. Uno straordinario Pino Arlacchi, fresco fresco di ritorno da un infinito tour cinese dove ha avuto, ancora una volta, l’occasione di confrontarsi con centinaia di studenti, accademici, dirigenti di partito e protagonisti della vita economica e politica di ogni genere, rivolta come un calzino i luoghi comuni sul socialismo con caratteristiche cinesi, una prospettiva di rara potenza che, come afferma lo stesso Arlacchi, “consente non solo di risolvere l’enigma del miracolo economico della Cina post-Mao, ma permette anche di stare seduti in prima fila davanti al tramonto di un capitalismo occidentale dove la finanza si ciba dell’industria e del commercio”.