Tutto il mondo è letteralmente sotto shock per l’incredibile messaggio che ieri è arrivato direttamente dai piani alti della Casa Bianca: alla vigilia del passaggio di consegne ufficiale delle chiavi dell’ufficio ovale, un funzionario di altissimo grado dell’amministrazione uscente ha voluto lanciare un allarme inquietante al mondo e al Paese; Ottolina Tv è entrata in possesso di un frammento inedito del video originale, che oggi siamo in grado di proporvi in esclusiva.
Cioè, assurdo! Non ce n’eravamo accorti. Ma a chi si riferirà nello specifico questo messaggio? E quali sarebbero queste minacce che incombono sulla democrazia, i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini USA e del mondo? E perché questo campanello di allarme viene lanciato proprio adesso?
Le ultime fasi del passaggio da un’amministrazione all’altra, negli USA sono sempre ricche di sorprese: in un Paese che è costantemente in campagna elettorale, è in assoluto il momento dove la corsa ad accaparrarsi il voto è meno pressante, perché le scadenze che contano sono relativamente lontane e l’amministrazione uscente ha tutto l’interesse a sottolineare le principali sfide che i nuovi arrivati dovranno affrontare pena l’arrivo di una crisi terribile, il crollo del Paese, una pioggia di meteoriti.
Il precedente più celebre è quello del buon vecchio Ike, al secolo Dwight David Eisenhower: come ogni presidente USA che si rispetti, Eisenhower aveva dedicato tutta la sua vita a consolidare la superpotenza militare statunitense e a ricorrere all’utilizzo della forza e della violenza per imporre al resto del mondo gli interessi del grande capitale a stelle e strisce; ancora prima di diventare presidente, in qualità di primo comandante in capo della neonata alleanza atlantica, fu – insieme all’allora presidente democratico Truman – tra i principali registi della Guerra Fredda, che spazzò via la speranza di uscire dalla seconda guerra mondiale con una pace stabile e duratura. Durante la permanenza alla Casa Bianca si adoperò per garantire agli Stati Uniti una proiezione militare globale in grado di intervenire in ogni angolo del pianeta per reprimere ogni tentativo popolare di emanciparsi dal dominio neocoloniale che si stava affermando: nel 1953 sostenne il golpe in Iran contro il leader riformista e autenticamente sovranista Mossadeq e l’anno dopo quello che in Guatemala destituì il democraticamente eletto Jacobo Guzman e dette il via a 4 decenni di carneficine, con tanto di genocidio in piena regola contro le popolazioni indigene maya; ma, soprattutto, fu in assoluto il presidente che in tempo di pace riservò alla spesa militare la percentuale più alta di PIL di sempre, arrivando a superare addirittura il 10%. Cioè, in confronto Biden (ma pure Kaja Kallas) sono pacifisti militanti! Ciononostante, quando arrivò l’ora di lasciare la Casa Bianca, volle comunque fare lo splendido e lanciare uno storico allarme contro il mostro che proprio lui come pochi altri aveva contribuito a creare; certo, se ci pensava prima forse era meglio… Il discorso di Truman, comunque, è di portata storica e anche oggi viene citato e condiviso continuamente per sottolineare l’influenza che il complesso industriale-militare statunitense esercita sulle nostre vite e, soprattutto, è un altro caso eccellente di quanto spesso gli USA allevino in casa mostri talmente potenti e fuori controllo che, a un certo punto, fanno paura pure a loro.
Che è esattamente quello che è avvenuto anche con le scioccanti dichiarazioni di ieri, che in realtà – ovviamente – non sono scioccanti per niente (di sicuro non per chi segue Ottolina); quello che, al limite, anche se non proprio scioccante è, perlomeno, irritante è il pulpito perché, come probabilmente sapete benissimo, a pronunciarle non è una misteriosa fonte anonima, ma lui in persona personalmente, il nostro amatissimo Sleepy Joe rimbamBiden. Nel racconto di Biden, l’America che lascia è un’America che può vantare una serie infinita di successi: “Invece di perdere il lavoro a causa di una crisi economica che abbiamo ereditato” sottolinea “abbiamo creato quasi 17 milioni di nuovi posti di lavoro” e cioè non solo “più di qualsiasi altra amministrazione in un singolo mandato”, ma addirittura più di Giorgia Meloni, che a leggere La Verità e Il Giornanale c’eravamo convinti detenesse non solo il record mondiale, ma proprio il record mondiale di tutti i tempi. E proprio come una Meloni qualsiasi – alla faccia degli analfoliberali di casa nostra – rimbamBiden sottolinea che questo è il merito di “Milioni di imprenditori e aziende, che creano nuove attività e industrie, e assumono lavoratori americani, e utilizzano prodotti americani”. Biden poi ricorda come la sua amministrazione abbia dato il via a “una delle più grandi opere di modernizzazione delle infrastrutture della storia: dalle strade, ai ponti, fino a Internet ad alta velocità per ogni americano”, come abbiano iniziato a riportare negli USA l’industria dei semiconduttori e come, grazie a Medicare, stiano strappando prezzi sempre più bassi a Big Pharma; in politica estera poi (a sentire lui) non solo sarebbe riuscito a rianimare la NATO rafforzandola oltremisura, ma nonostante tutto avrebbe anche preservato la libertà dell’Ucraina e addirittura fatto in modo che gli USA prendessero “il sopravvento nella competizione con la Cina”. Insomma: più di così che volete? Grazie a 4 anni di successi a tutto tondo, gli USA hanno di fronte a se un futuro radioso, a meno che… A meno che, appunto, la prossima amministrazione sia così sprovveduta da non intervenire contro “alcune cose” che lo preoccupano molto, a partire appunto dalla principale delle sue preoccupazioni: una nuova classe di super-ricchi ai quali nessuno osa più mettere nessun limite; peccato che nella storia degli USA nessuno come la sua amministrazione abbia mai – e dico mai – fatto così tanto per arricchire proprio quella classe di ultra-ricchi e renderla così potente e incontrastata. Giusto per fare un piccolo esempio, banale, ma significativo: prima dell’arrivo di rimbamBiden alla Casa Bianca, i 10 uomini più ricchi degli USA avevano un patrimonio complessivo di 658.9 miliardi; oggi, dopo appena 4 anni, è di oltre 1850, il triplo. Non era mai successo prima.
RimbamBiden, però, non demorde; prova a rimuovere questa semplice (ma incontrastabile) evidenza e si avventura oltre, nel disperato tentativo di fare il record mondiale di figure di merda per minuto di video registrato: “Più di un secolo fa”, ricorda, “il popolo americano si oppose ai baroni ladri di allora e distrusse i trust”. Il riferimento è alle azioni di presidenti come Woodrow Wilson e, soprattutto, Theodore Roosevelt, noto appunto anche col nomignolo di trust-buster, distruttore di cartelli, per la battaglia che la sua amministrazione dichiarò allo strapotere monopolistico dei cosiddetti baroni ladri, dal re del petrolio Rockefeller al re dell’acciaio Andrew Carnegie, passando per il re della finanza John Pierpont Morgan. Contro Morgan, ad esempio, Roosevelt fu il primo presidente a ricorrere al famoso Sherman Antritrust Act, promulgato oltre 10 anni prima per sciogliere il trust che aveva formato insieme a una manciata di amichetti multimiliardari per monopolizzare il settore ferroviario, ed è proprio grazie a questa lotta contro cartelli e monopoli, ricorda Biden, che gli USA sono stati messi “sulla strada giusta per costruire la più grande classe media di sempre, e il secolo più prospero che una nazione al mondo abbia mai visto” che, sottolinea, “è esattamente quello che abbiamo fatto anche noi negli ultimi 4 anni”. Insomma… Durante l’amministrazione Biden infatti, al contrario, proprio JP Morgan non ha fatto che crescere a dismisura, consolidando il suo status di principale banca privata al mondo e vedendo i suoi asset complessivi passare da meno di 3.400 miliardi di dollari a più di 4.200; e JP Morgan è il problema minore: quando Biden è salito alla Casa Bianca, Vanguard e Blackrock insieme gestivano un patrimonio di meno di 16 mila miliardi. Oggi supera i 20 mila. La capitalizzazione in borsa della magnifiche 7, invece, è passata da poco più di 8 mila miliardi nel 2020 a abbondantemente oltre i 13 mila di fine mandato; insomma: i grandi monopoli – che, ovviamente, oggi non sono più quelli tradizionali, ma quelli propri dell’era del tecno-feudalesimo e dell’asset manager capitalism (il capitalismo diretto dai giganteschi fondi di gestione patrimoniale)- non hanno mai trovato un’amministrazione così amichevole.
D’altronde, per essere onesti, Sleepy Joe l’ha pure detto, eh? “Non si tratta di punire i ricchi. Si tratta di fare in modo che i ricchi rispettino le regole che valgono per tutti gli altri”. Anche qui, però, insomma… Perché più che non punire i ricchi, l’amministrazione Biden, in realtà, gli ha proprio dato carta bianca per trasgredire tutte le regole che già c’erano. Prendiamo di nuovo il caso JP Morgan: dal 2010 negli USA, proprio per impedire eccessive concentrazioni bancarie – e quindi che esistano banche, come si dice, too big too fail che quindi fanno un po’ il cazzo che gli pare, tanto se poi entrano in crisi, pur di evitare l’effetto domino su tutto il sistema, a salvarle ci deve pensare il governo – c’è una legge che si chiama Dodd-Franck Act che impedisce a una banca di avere una quota di risparmi di depositi assicurati (e, cioè, che se la banca va in bancarotta vengono risarciti dallo Stato) superiore al 10%; JP Morgan era proprio sul limite quando, nel 2023, cominciano a saltare per aria un po’ di banche regionali, a partire da First Republic Bank. Per JP Morgan era un’occasione ghiottissima per accaparrarsi altri asset importanti a due lire; purtroppo, però, per il Dodd-Franck Act doveva rinunciare all’affare: e allora Zio Joe, ispirato da Teo Roosevelt, da vero distruttore di monopoli cosa decide di fare? Semplice: gli concede una bella deroga e l’affare va in porto. Per quanto riguarda, invece, replicare il miracolo per la classe media scatenato dalla guerra anti monopoli di Roosevelt, diciamo che l’amministrazione Biden forse poteva fare meglio; nonostante la propaganda entusiastica di Francesco Costa e Federico Rampini che, da anni, ci ripetono come negli USA di Biden anche l’ultimo dei corrieri guadagna più di un direttore di banca, alcuni dati sembrano indicare una dinamica leggermente diversa, a partire da quello sulla distribuzione della ricchezza: prima che il compagno Biden arrivasse alla Casa Bianca, l’1% più ricco degli USA deteneva il 30% della ricchezza nazionale. Oggi sono vicini al 40.
Insomma: esattamente come Eisenhower, l’allarme lanciato da Biden è esattamente contro i mostri che lui stesso, come nessun altro, ha contribuito a creare e anche le soluzioni concrete immediate proposte sembrano un inno all’ipocrisia. La prima è “togliere dalla nostra politica quel denaro sporco che si nasconde dietro i troppi contributi elettorali”: da che pulpito! L’ultima campagna elettorale, tra le presidenziali, è stata la più costosa di sempre: 16 miliardi (con una netta prevalenza dei democratici) e a fare la parte del leone – e di tanto – sono stati i grandi donatori, cioè i lobbysti, quelli che poi in cambio chiedono favori. Secondo il portale OpenSecrets, oltre il 50% dei fondi complessivi è arrivato dall’1% dei donatori più grandi.
La seconda proposta di Biden è ancora più simpatica: “Dobbiamo vietare ai membri del Congresso di fare trading di azioni mentre sono al Congresso” – ovviamente tranne Nancy Pelosi; la potente ex speaker della Camera, infatti, che è stata cruciale nel percorso legislativo di tutte le principali iniziative dell’amministrazione Biden, nell’arco di 3 anni si stima abbia visto crescere il patrimonio suo e del marito da 120 milioni di dollari a oltre 270. Merito, in particolare, proprio del pacchetto di azioni delle grandi corporation favorite dalle leggi che ha aiutato ad approvare. Ma quindi perché Biden, come se non avesse già fatto il pieno, è andato alla disperata ricerca di questa colossale figura di merda di commiato? La risposta è piuttosto intuitiva, credo: i multimiliardari sono come dei boss mafiosi; trattano con chi sta al governo, a prescindere dal colore, e con la sola finalità di aumentare il loro patrimonio e il loro potere. Ora che è arrivato Trump, vanno tutti in pellegrinaggio alla corte di Mar-a-Lago, rinnegano il passato da propagandisti del verbo analfoliberale e si riciclano come seguaci del Make America Great Again; e siccome (anche grazie a Biden) c’hanno una quantità di soldi che è in grado di comprarsi mezzo pianeta (e di convincere che va bene così l’altra metà), i patti che stanno stringendo con Re Donald garantiscono al suo regno e alla sua parte politica una lunga egemonia che terrà fuori dai giochi il gotha democratico parecchio a lungo.
E così le bimbe di Biden potrebbero essere costrette, per la prima volta in vita loro, a cercarsi un lavoro e sono andate nel panico (che, per carità, io le capisco pure eh?). Lavorare per vivere è una condanna terribile che non si augura neanche al più acerrimo dei nemici, che è anche il motivo per il quale, anche a questo giro, ti chiediamo di aderire alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.
E chi non aderisce è Nancy Pelosi