¡Desaparecinema! ep. 23 – Luciano “Salce e martello”: vieni avanti, Fantozzi!
Rieccoci con la seconda parte dell’approfondimento su Luciano Salce. Eravamo rimasti al film forse più incredibile di tutta la filmografia del regista romano dalla bocca storta; ecco la trama di
Colpo di Stato, presa para para da Wikipedia, enciclopedia online approvata dal sistema (così nessuno può sollevare dubbi su ipotetiche false interpretazioni del film): “Italia, 1972. Si stanno svolgendo le elezioni politiche e, come al solito, ci si aspetta una vittoria della Democrazia Cristiana; ma il calcolatore elettronico del Ministero dell’interno rivela che il partito ad aver ottenuto il maggior numero di suffragi è il Partito Comunista Italiano. Subito si scatena il panico: gli Stati Uniti d’America allertano il sistema missilistico dopo che l’ambasciatore statunitense in Italia ha parlato con il Presidente Johnson, i ricchi (tra cui il cantante Claudio Villa) fuggono a bordo dei loro yacht e gli ufficiali dell’esercito consigliano al Presidente del Consiglio e al Capo dello Stato un golpe militare per mantenere il potere. Saranno gli stessi comunisti, dopo un colloquio con le autorità di Mosca, a dichiarare falsamente che i risultati sono sbagliati, mentre l’inventore del cervellone elettronico sarà internato in manicomio”. Nessuno fa bella figura in Colpo di Stato: Il mondo intero – dagli americani ai russi, gli italiani, dai poveracci ai ricchi borghesi annoiati, dai comunisti ai democristiani – ama lo status quo. Una rivoluzione che lo metta in discussione è scomoda: significa fatica oltre che pericolo di una guerra. Salce sembra dirci in sostanza (lui sì, davvero) che la storia è finita. Siamo fottuti. Anzi, non sembra dirci: ce lo dice proprio nei titoli di coda, come se il film del 1969 ma ambientato nel 1972 fosse stato girato anni dopo. “Questa fantastica, assurda storia, realizzata nell’ormai lontano 1972, viene solo ora proiettata in pubblico affinché, in un mondo ormai rasserenato, tutti possano bonariamente e democraticamente sorriderne”.
Il primo Fantozzi, credo almeno dal mio punto di vista di appassionato ascoltatore della radio, sfrutto il successo dei racconti radiofonici che Villaggio proponeva alla Radio. Personalmente fui deluso dalla resa cinematografica del racconto radiofonico. Per questo non credo di aver visto i successivi. Per quanto riguarda l’invettiva contro la corazzata Potiomkin, io che il film l’avevo visto sulla Rai, lo trovai eccessivo e mi fece litigare con persone che non l’avevano mai visto e che a priori, proprio per quella invettiva, lo ritenevano un film solo da disprezzare, perché l’aveva detto Villaggio. Per il resto grazie perché forse Salce lo conoscevo per il federale e poco altro.