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La guerra di Putin al pensiero unico – Perché il Cremlino ha dichiarato guerra al colonialismo

La settimana scorsa a Sochi si è celebrato il ventunesimo vertice del Valdai Discussion Club, il prestigioso forum di discussione internazionale fondato in Russia nell’ormai lontano 2004 e che, da allora, promuove il dialogo tra intellettuali e studiosi di tutto il pianeta sulle principali questioni globali; e a chiusura del vertice, è intervenuto direttamente Vladimir Putin e non solo per tenere il suo ormai rituale discorso, che quest’anno è stato particolarmente lungo e approfondito, ma anche per rispondere per 4 ore consecutive alle varie domande poste dagli innumerevoli gruppi di lavoro del Valdai Club: dal clima, alla finanza, dai rapporti con l’Europa al Medio Oriente, dalle politiche energetiche al dialogo interculturale. Difficile trovare un leader di una grande potenza che si misuri in modo così ampio e olistico con una quantità così smisurata di argomenti dal vivo davanti a una platea di questo livello; non esattamente coerente con l’immagine dell’autocrate isolato, paranoico e autoreferenziale che viene promossa dalla propaganda occidentale. Nell’arco di queste 4 ore, inevitabilmente, abbiamo sentito anche molte cose che non ci sono piaciute, ma c’è un aspetto che, in ogni ambito, ha prevalso su tutto il resto: la necessità di porre fine a una lunga stagione della storia dell’umanità dove da un lato c’era una minuscola minoranza portatrice di una verità universale e, dall’altra, una massa informe di popoli barbarici che dovevano soltanto essere educati e civilizzati. “Il mondo nuovo”, ha sottolineato Putin più volte – prima nel discorso e, poi, nel dibattito – “aborre la superbia”. L’era dell’imposizione con la forza dell’egemonia da parte di un’unica potenza al resto del pianeta è finita e i tentativi maldestri delle ex potenze coloniali di prendere atto di questo fatto concreto e incontrovertibile sono quello che oggi mette a rischio l’umanità e ne impedisce uno sviluppo comune e pacifico, seppur inevitabilmente complesso e ricco di contraddizioni. Insomma,: oggi, al posto mio, abbiamo pensato avesse senso che a farvi un bel pippone fosse direttamente Putin.

Coltivare la via del dialogo e della mediazione anche quando si parte da posizioni e interessi molto diversi e realizzare che la diversità non è solo ineliminabile, ma alla fine potrebbe essere anche una ricchezza – se non, addirittura, la vera ricchezza della società umana su questo pianeta: sembra una formula retorica (e in parte, ovviamente, lo è), ma anche le formule retoriche, spesso, racchiudono qualcosa di più concreto e tangibile; il punto è che, dalla sua nascita, l’affermarsi su scala globale delle esigenze intrinseche dell’accumulazione capitalistica è diventato il principio ordinatore dell’intero sistema mondo. Questo significa che, con ogni mezzo necessario, si dovevano appunto asfaltare tutte le differenze e trasformare ogni angolo del pianeta, le sue risorse e i popoli che lo abitano, in semplici elementi funzionali all’interno di un’unica logica totalitaria che veniva presentata come impersonale, oggettiva e universale; d’altronde, la potenza modernizzatrice di questo rivoluzionario modo di produzione sociale è decisamente innegabile e racchiude potenzialità di emancipazione enormi nei confronti di tutti i meccanismi di dominio che si consolidano e stratificano in ogni cultura tradizionale. Abbagliati dalle promesse della grande rivoluzione capitalista globale, però, abbiamo spesso omesso di sottolineare abbastanza (e, forse, anche di comprendere) che a muoverla non era il desiderio di liberazione dei popoli e dei subalterni, ma la volontà di potenza di una ristrettissima classe sociale: le oligarchie europee prima, e dell’Occidente collettivo poi, un abbaglio che ultimamente è tornato a farsi sentire con forza nelle parole sconcertanti dell’ex Segretario di Stato per gli Affari Esteri del Regno Unito James Cleverly. “L’eredità britannica” ha affermato “ha contribuito a costruire infrastrutture, istituzioni democratiche e sistemi legali in molte delle nostre ex colonie, facilitando il loro sviluppo economico e sociale”; tornare a riconoscere le differenze e le specificità delle varie civiltà è sostanzialmente un portato della grande lotta anticoloniale che in mezzo a mille contraddizioni ci costringerà a confrontarci con un pianeta reale dove a dettare legge non potrà più essere un manipolo di oligarchi occidentali. Per fare la nostra parte abbiamo bisogno di un vero e proprio media che smonti alla radice la propaganda falsamente universalista di quel che rimane del suprematismo occidentale; aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.

E chi non aderisce è Bill Gates

OttolinaTV

11 Novembre 2024

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