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Tag: deriva

Referendum rappresentanza – Ecco come gli italiani potranno finalmente cambiare la legge elettorale

Il Comitato Referendario per la Rappresentanza si organizza e si appresta a depositare in Cassazione i quesiti per abbattere il Rosatellum e frenare la deriva autoritaria, centralista, presidenzialista. Il comitato ha presentato i quesiti referendari appena depositati al competente Ufficio presso la Corte di Cassazione. Sergio Bagnasco, vicepresidente del Comitato, ci ha spiegato tutto quello che c’è da sapere sui limiti dell’attuale legge elettorale e sui quesiti referendari.

Quest’estate torna FEST8LINA, la festa del 99%, dal 4 al 7 luglio al circolo ARCI di Putignano a Pisa: quattro giornate di dibattiti e di convivialità con i volti noti di Ottolina Tv. Facciamo insieme la riscossa multipopolare! Per aiutarci ad organizzarla al meglio, facci sapere quanti giorni parteciperai
e le tue esigenze di alloggio compilando il form e, se vuoi aiutarci ulteriormente, partecipa come volontario.

Fest8lina, perché la controinformazione è una festa!

L’Italia sta tornando fascista? Il soft power non basta più’!

Sempre più repressione e violenza caratterizza il regima neoliberista italiano di destra e di sinistra degli ultimi anni. Ne abbiamo parlato con Andrea Legni e Valeria Casolaro dell’Indipendente. Magistratura, parlamento e governi sono tutti coinvolti nella nuova deriva autoritaria del XXI secolo.

PAOLO BORIONI: come sinistra libertaria e oligarchie si sono alleate contro la socialdemocrazia

Ottoliner buongiorno e bentornati all’appuntamento con le interviste di OttolinaTv. Oggi su rieducational channel parleremo di un fenomeno decisamente eccentrico: la socialdemocrazia, e non una socialdemocrazia qualsiasi, ma proprio del modello socialdemocratico per eccellenza in assoluto: le socialdemocrazie scandinave e della finaccia che hanno fatto tra bolle immobiliari, privatizzazioni e, addirittura, l’adesione alla NATO. Insomma, un po’ la stessa parabola che hanno vissuto in generale tutte le democrazie moderne uscite dalla seconda guerra mondiale, dove il welfare, lo stato sviluppista e le politiche keynesiane avevano garantito per qualche decennio un compromesso virtuoso tra capitale e lavoro, e poi il tutto è stato spazzato via nell’arco di pochi anni da una possente controrivoluzione guidata dalle oligarchie e sostenuta da tutte le principali forze politiche sedicenti democratiche; una parabola che nel caso scandinavo fa particolarmente male proprio perché il modello messo a punto in questi paesi aveva garantito una ricchezza diffusa, un’efficienza e un livello sia di uguaglianza che di reale partecipazione democratica che probabilmente non hanno eguali nella storia dell’umanità.
Com’è possibile che una società così avanzata a un certo punto decida deliberatamente di sfasciare tutto e condannarsi al declino abbracciando il modello distruttivo dell’imperialismo neoliberista? Per provare a capirlo abbiamo intervistato a lungo l’intellettuale italiano che, probabilmente, meglio di chiunque altro ha studiato e compreso quel pezzetto di mondo: si chiama Paolo Borioni ed è professore associato di Storia delle istituzioni e delle dottrine politiche alla Sapienza, e ha un’idea decisamente dirompente. Perché sì, ovviamente anche in Scandinavia le oligarchie hanno reagito all’eccesso di democrazia -denunciato a suo tempo dalla Commissione trilaterale e che metteva definitivamente a rischio l’ordine gerarchico della società con gli stessi strumenti impiegati dalle oligarchie di tutto il Nord globale – ma in una società come quella scandinava, dove il mondo del lavoro – grazie, in particolare, alla forza di organizzazioni sindacali che erano a tutti gli effetti uno Stato dentro lo Stato – aveva conquistato un potere politico senza pari nel mondo occidentale (e probabilmente non solo), per vincere la guerra di classe dall’alto le oligarchie avevano bisogno di un alleato anche nel campo nemico, una fidata quinta colonna, e secondo Paolo Borioni questa fidata quinta colonna ha un nome e cognome piuttosto preciso: la sinistra libertaria post sessantottina che a un certo punto, di fronte al potere crescente di questi corpi intermedi, s’è cominciata a sentire un po’ troppo oppressa e ha cominciato a rivendicare una maggiore libertà individuale: chi sei tu sindacato, o anche Stato, per impormi un unico sistema educativo universale? O per impormi la tua dittatura sanitaria? Perché invece che obbligarci ad andare tutti negli stessi ospedali con gli stessi medici o nelle stesse scuole con gli stessi professori non vi limitate a darci dei bei voucher da spendere dove meglio crediamo? Secondo Borioni la parabola scandinava, insomma, è l’esempio più eclatante di come, sotto le mentite spoglie del primato dei diritti civili e delle libertà individuali, la grande controrivoluzione neoliberale ha fatto breccia anche nel cuore di chi si professava rivoluzionario e l’ha trasformato nell’utile idiota perfetto della guerra di classe condotta dalle oligarchie contro il popolo.
Buona visione.