Guerra civile americana! Alla fine è successo davvero. A Los Angeles sta andando in scena qualcosa di straordinario: oggi è il sesto giorno di proteste nella seconda città d’America; in questo momento, ci sono 2.000 riservisti, 700 marines della vicina base di Camp Pendleton e un totale di 4.700 soldati in assetto di guerra. Ufficialmente, le truppe sono state attivate per riportare la pace in quella che Trump definisce città dilaniata dalla violenza a causa delle proteste contro le deportazioni di massa dei migranti, ma attivare l’esercito – come ha fatto Trump – è una misura talmente sproporzionata rispetto al numero dei manifestanti che ci dice che, in verità, c’è molto ma molto di più. Il governatore della California, Gavin Newsom, sostenuto da una petizione firmata dai governatori di ogni stato democratico, ha querelato il governo federale contestando il commissariamento dei riservisti dello Stato; Trump, dal canto suo, non ha escluso l’idea – ventilata dallo zar della deportazione Tom Homan – di arrestare il governatore.
Insomma: è in atto l’ennesimo conflitto intestino tra i principali poteri dello Stato USA, che si somma alla guerra tra Trump e i fondi finanziari, tra Trump e la magistratura, tra Trump e gli oligarchi della sua stessa amministrazione. In pieno sfacelo morale, politico e culturale, e perso il primato economico e militare mondiale, gli USA stavano già collassando su se stessi, ma ci serviva proprio il compagno Donald (forse al soldo di Xi Jinping) per vedere implodere l’Impero del Male dall’interno.