Anche Friedrich Merz ha detto che le politiche tariffarie di Donald Trump aumentano il rischio di una crisi finanziaria e sostiene un accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Europa, riprendendo un’idea che al momento ha suscitato una risposta ostile da parte del presidente degli Stati Uniti: l’Unione europea ha infatti proposto agli Stati Uniti tariffe reciproche “zero per zero” sui beni industriali; Trump ha detto ai giornalisti lunedì che la proposta non è sufficiente e ha suggerito che l’Europa dovrebbe compensarli acquistando altra energia statunitense. Attualmente, un mercato unico metterebbe sotto pressione le barriere non tariffarie non discriminando tra buone (protettive di diritti, lavoro, salute, ambiente) e cattive (burocratiche o, banalmente, arretrate): considerando la deriva de-regolatoria della commissione, sotto regia draghiana, sarebbe l’abbraccio della morte, un caso esemplare di shock economy.
“L’Europa dovrebbe concentrarsi sui mercati non statunitensi se gli Stati Uniti decidessero di ritirarsi completamente dal commercio globale” ha però aggiunto Merz e in questa direzione sembra andare il prossimo accordo di libero scambio tra l’Unione europea e l’India. Bruxelles e Nuova Delhi hanno già archiviato dieci round di trattative e si apprestano a incontrarsi nuovamente a maggio, con l’obiettivo di finalizzare i negoziati entro l’anno, divenuti più urgenti dopo la politica sui dazi adottata da Donald Trump: “Un accordo di libero scambio tra l’Ue e l’India potrebbe essere il più grande accordo di questo tipo al mondo” ha detto il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alcune settimane fa a Nuova Delhi. Nel 2022, l’Unione europea e la Repubblica federale dell’India hanno ufficialmente rilanciato i negoziati, già avviati nel 2007 e poi sospesi nel 2013, e hanno promosso delle ulteriori trattative per un accordo sulla protezione degli investimenti e sulle indicazioni geografiche.
L’Ue è già il principale partner commerciale dell’India, con scambi di merci per 124 miliardi di euro nel 2023, pari al 12,2% del commercio indiano complessivo; Bruxelles è la seconda destinazione delle esportazioni indiane con il 17,5% del totale, subito dopo gli Stati Uniti, al 17,6 per cento. L’India, invece, è il nono partner commerciale dell’Unione europea e nel 2023 ha rappresentato il 2,2% degli scambi di merci dell’Ue. Nell’ultimo decennio, gli scambi di merci tra Bruxelles e il subcontinente sono aumentati di quasi il 90 per cento; in crescita anche gli scambi di servizi, che hanno raggiunto 59,7 miliardi di euro nel 2023 (erano 30,4 nel 2020) e gli investimenti diretti esteri dell’Ue in India, aumentati a 108,3 miliardi di euro nel 2022 dagli 82,3 miliardi del 2019. In India attualmente sono presenti circa 6.000 aziende europee.
Secondo un’analisi di impatto promossa dalla Commissione europea, l’accordo di libero scambio porterà un consistente aumento degli scambi per la parte commerciale tra Ue e India e una crescita del PIL per entrambi i contraenti: in valore assoluto, si stima che il PIL aumenterà tra i 25,5 e i 47,9 miliardi, mentre per l’India la crescita ammonterà a rispettivamente tra 39 e 69,6 miliardi di euro. Le mancate entrate dei dazi potranno essere al massimo di 3,6 miliardi di euro per l’Ue e di 10,4 miliardi per l’India; da capire, però, l’impatto che questo accordo potrebbe avere sui lavoratori italiani dei principali settori industriali coinvolti.