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Tag: teheran

Escalation imminente: Israele prepara l’attacco a Teheran – ft. Gianandrea Gaiani

Israele avrebbe concordato con gli Stati Uniti un’azione equilibrata contro l’Iran volta a mantenere la deterrenza senza rischiare un’ulteriore escalation. Sullo sfondo c’è l’imminente voto per la Casa Bianca, che potrebbe essere condizionato da un’estensione della guerra nella regione o un’aumento incontrollato dei prezzi del petrolio nel caso in cui Israele colpisse le centrali nucleari iraniane o i siti energetici, come annunciato da Netanyahu poco dopo l’attacco di rappresaglia iraniano. L’intervento “moderato” di Washington potrebbe non bastare: il presidente Pezhskian ha annunciato che non sarà tollerata alcuna risposta israeliana. Teheran colpirebbe di nuovo e ancora più forte. Che scenari si aprono per il Medio Oriente? Con Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi DIfesa, abbiamo fatto il punto della situazione sui due fronti (Israele-Iran e Russia-Ucraina) e sulla possibile evoluzione degli scenari. 

L’Iran asfalta l’Iron Dome e colpisce duro Israele

Una vera promessa – parte 2: questo il nome che Teheran ha deciso di dare all’incredibile operazione militare di ieri. La parte uno, come tutti ricorderete, era andata in scena nell’aprile scorso: un’azione meramente dimostrativa e, ci spiegò Giuliano nel  dettaglio allora, anche di intelligence; con l’impiego massiccio di sistemi d’arma a bassissimo costo e la decisione di comunicare in modo chiaro e in largo anticipo l’operazione, allora l’Iran – senza rischiare di dare a Tel Aviv la scusa per l’escalation che stavano aspettando – aveva costretto il regime fasciosionista e la sacra alleanza dei sostenitori dello sterminio che stava compiendo (dagli USA ai regimi reazionari arabi) a spendere una quantità spropositata di quattrini e a mostrare i dettagli di tutti i sistemi di difesa a disposizione. Che, evidentemente, sono meno efficaci di quanto le corporation dell’apparato militare industriale vorrebbe farci credere. Allora Teheran ha avuto la prova provata di una cosa: il tanto celebrato Iron Dome e anche gli altri fantasmagorici sistemi di difesa israeliani, finanziati con decine di miliardi di soldi dei contribuenti USA, sono in buona parte fuffa e, d’altronde, non dovrebbe nemmeno  stupirci: la tanto decantata schiacciante superiorità tecnologica dell’apparato militare industriale dell’Occidente collettivo ha già abbondantemente dimostrato tutta la sua inconsistenza in 2 anni e mezzo di guerra per procura in Ucraina. Nonostante l’incrollabile fiducia di giornalisti come Di Feo e di tutta la propaganda a libro paga della lobby dell’industria bellica, ogni volta che veniva annunciato un potentissimo ritrovato della tecnologia occidentale che avrebbe definitivamente cambiato le sorti del conflitto con la Russia, il responso del campo, nel giro di poche settimane, si rivelava sempre immancabilmente una grandissima delusione.
Dopo due anni e mezzo di pessima pubblicità per tutta la supposta superiorità tecnologica dell’occidente collettivo, però, nelle ultime settimane Israele era riuscito a ribaltare un po’ la narrazione: gli assassinii mirati dei principali leader della resistenza in mezzo Medio Oriente, più lo spettacolare attacco terroristico via cercapersone e walkie talkie in Libano (come l’aveva descritto con entusiasmo la propaganda filo-sionista occidentale) avevano permesso loro di  tornare ad esultare per la presunta incommensurabile  superiorità tecnica della civiltà occidentale. A questo aggiungici poi la reazione dell’asse della resistenza, tiepida di fronte ai letali assassinii mirati, silente di fronte all’aggressione su larga scala del Libano e, addirittura, di fronte all’assassinio di un leader assoluto dell’asse come Hassan Nasrallah: “L’asse della resistenza è piegato” acclamavano entusiasti i media sponsor dello sterminio; “Israele e l’Occidente sono superiori e quando fanno sul serio nessuno è in grado di contrastarli”. Fino addirittura a pensare che, visto che abbiamo fatto 30, è arrivato il momento di fare 31 e cogliere l’occasione dell’invasione del Libano e della decapitazione di Hezbollah per mettere definitivamente fine a questo fantomatico asse della resistenza e costruire da capo una nuova architettura di sicurezza per tutto il Medio Oriente, che veda un asse di ferro tra Israele e quelli che definiscono i paesi arabi moderati (e, cioè, moderatamente complici del regime coloniale) e isoli definitivamente il regime satanista degli ayatollah. Ecco: la giornata di ieri, per la propaganda imperialistica, ha rappresentato un vero e proprio shock perché, proprio sul più bello, tutto d’un tratto ha rivelato che tutta questa nuova narrazione (che curava dalle ferite causate dall’umiliazione ucraina) era una puttanata galattica: invece di inviare droni a poche migliaia d’euro avvisando ore e ore prima, basta mandare semplici missili balistici (che l’asse della resistenza possiede in quantità sconfinate) e il castello di carte salta per aria.
E l’unica cosa che rimane è la negazione della realtà, che è esattamente la strategia che stamattina hanno adottato tutti i giornali italiani: mentre la rete, ieri, era invasa di meme che schernivano le prodigiose virtù del costosissimo Iron Dome e degli altri sistemi di difesa missilistica israeliani, quello che fa veramente ridere sono i titoli dei nostri giornali stamattina; Lanciati centinaia di missili balistici su Tel Aviv, titola Il Giornale, ma le difese li abbattono. L’Iron Dome protegge i cieli”; Secondo fallimento degli ayatollah, rilancia Libero: Teheran lancia più di duecento razzi su Israele. Tutti intercettati. L’unico morto è un palestinese e così via, tutti i giornali, da La Verità al Manifesto. Unica eccezione (come spesso accade) a questa delirante manifestazione del suprematismo occidentale più sfrontato, Il Fatto Quotidiano che, candidamente, ammette La rappresaglia dell’Iran buca lo scudo di Israele. Per una valutazione accurata delle conseguenze dell’attacco di ieri vi rimando all’intervista che pubblicheremo stasera alle 18 e 30 con Hanieh Tarkian. Nel frattempo, però, permetteteci un po’ di autocelebrazione: quando, ad aprile, l’Iran portò a termine la parte uno dell’operazione True promise, al contrario di tutta la propaganda analfoliberale e analfosovranista, la nostra tesi fu che si era trattato di un’operazione di altissimo livello e un totale successo; le timidezze dell’asse della resistenza delle ultime settimane ci avevano fatto temere di essere caduti anche noi vittime del wishful thinking che permea l’opera di grandi intellettuali del nostro tempo, come Iacopo Jacoboni o Maurizio sambuca Molinari. Teheran, ieri, ci ha dimostrato che non è così: e quindi rivediamoci quel vecchio pippone.

Iran attacca Israele: che si dice in Cina?

video a cura di Davide Martinotti

Oltre 200 missili e droni sono stati lanciati dall’Iran a Israele, e la stragrande maggioranza è stata intercettata, ma un numero imprecisato di missili è caduto in territorio israeliano. La missione dell’Iran presso l’ONU ha affermato che, in seguito al lancio dei droni verso Israele, Teheran ritiene ormai terminata la sua ritorsione auto-difensiva per l’attacco al suo complesso diplomatico a Damasco. Ma che si dice in Cina?