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Tag: ipersonici

Il declino dell’impero: Perché gli USA non sono in grado di combattere contro Cina e Russia

Potrebbe essere il caso ad esempio delle loro gigantesche navi da guerra, che da sempre costituiscono il fiore all’occhiello della proiezione globale della superpotenza militare a stelle e strisce.

Con i venti di guerra che spirano, per costruirne di nuove il congresso ha approvato un nuovo budget da trentadue miliardi. Solo per quest’anno. Il più generoso di tutti i tempi.

Ma potrebbero non essere esattamente soldi spesi benissimo.

Secondo un articolo del South China Morning Post dello scorso Maggio, infatti, i cinesi avrebbero fatto una simulazione per capire come si sarebbero potuti comportare i colossi del mare statunitensi di fronte a un attacco cinese a base di missili ipersonici.

Gioco di guerra: i missili ipersonici cinesi affondano una portaerei americana. Ogni volta”, riassumeva Asia Times.

La simulazione infatti sarebbe stata ripetuta per venti volte e per venti volte avrebbe dato lo stesso identico risultato. E negli USA è partito l’allarme.

Di fronte alle minacce in continua evoluzione, la Marina americana fatica a cambiare”, titolava allarmato il New York Times qualche giorno fa.

Secondo Asia Times, addirittura, “La frenesia della costruzione navale della marina americana potrebbe causare più danni che benefici”.

I piani multimiliardari per costruire altre navi da guerra tradizionali”, continuava l’articolo, “fanno parte di una strategia USA obsoleta destinata al fallimento in un conflitto con la Cina

Ma è mai possibile che gli USA, nonostante da soli spendano per la loro gara a chi c’ha il missile più grosso quasi quanto tutto il resto del mondo messo assieme, siano così fessi da non trasformare tutti questi quattrini in concreta superiorità militare nei confronti degli avversari?

Contea di Jackson, Mississippi. Se non fosse stato per il famosissimo presunto rapimento alieno che nel 1973 vide coinvolti Charles Hickson e Calvin Parker, la piccola cittadina di Pascagoula sarebbe stata relegata per sempre nell’anonimato.

Invece, è uno dei cuori pulsanti dell’industria bellica a stelle e strisce: con i suoi settemila dipendenti, infatti, i cantieri navali di Huntington Ingalls rappresentano il più grande datore di lavoro nel settore manifatturiero di tutto lo stato.

Producono quelli che sono considerati i cavalli di battaglia della Marina USA: i celebri cacciatorpedinieri Arleigh Burke.

Come ricorda il Times: “Possono gestire una serie di missioni, tra cui la caccia e la distruzione di sottomarini nemici, l’attacco ad altre navi nelle acque vicine e”, soprattutto, “il lancio di missili di precisione per colpire bersagli lontani sulla terraferma”.

E il Congresso, ha deciso di investirci una montagna di quattrini senza precedenti.

La Marina”, ricorda il Times, “ne ha già settantatré. L’accordo è di costruirne altri sedici, alla modica cifra di due miliardi di dollari l’uno”.

Il problema però”, sottolinea il Times, “è che, nonostante la loro straordinaria potenza, questi cacciatorpedinieri, come d’altronde il grosso delle navi da guerra tradizionali, sono sempre più vulnerabili, specialmente nel caso di un conflitto diretto contro la Cina per difendere Taiwan”.

Stessa situazione, almeno stando ad Asia Times, per il programma Next-Generation Guided-Missile Destroyer, per la nuova classe di combattenti di superficie che a partire dal 2030 dovrebbero affiancare gli Arleigh Burke, alla modica cifra di tre miliardi e mezzo l’uno.

Tuttavia”, sottolinea sarcasticamente Asia Times, “il loro valore strategico e la loro sostenibilità sono già messi in discussione a causa della crescente preoccupazione sull’espansione navale della Cina”.

Asia Times cita un rapporto del Congressional Research Service del Marzo scorso che solleverebbe più di una perplessità circa l’opportunità di concentrare così tante capacità, e così costose, in un numero tutto sommato limitato di navi, tutte potenzialmente più che vulnerabili.

Piuttosto, sottolineerebbe sempre lo stesso rapporto, gli sforzi dovrebbero essere concentrati per munire la Marina americana di armi a lungo raggio.

Quello che dovrebbe avvenire ad esempio con l’installazione di tutto il necessario per lanciare missili ipersonici sui cacciatorpedinieri della classe Zumwalt, che è cominciata sempre nei cantieri di Hurlington nell’Agosto scorso e dovrebbe concludersi entro un paio di anni.

Tuttavia”, sottolinea sempre Asia Times, “lo scafo della classe Zumwalt è stato criticato per essere instabile in mare mosso e facilmente rilevabile dai radar a bassa frequenza”. Tanto che, riporta sempre Asia Times, secondo alcuni: “Sarebbe più ragionevole progettare un nuovo cacciatorpediniere pensato ad hoc per l’utilizzo di armi supersoniche, invece che rimettere le mani sugli Zumwalt”. Nel frattempo però, in questo ammodernamento degli Zumwalt sono già stati impegnati poco meno di quindici miliardi.

Secondo il Times, se l’obiettivo è essere in grado di combattere una guerra con un pari grado tecnologico o quasi, come la Cina o la Russia, sarebbe meglio spenderli diversamente.

In nessun momento dalla seconda guerra mondiale ad oggi”, scrive il Times, “abbiamo dovuto affrontare una richiesta più urgente di abbracciare nuove tecnologie e nuovi sistemi d’arma”.

Il riferimento, in particolare, è alla necessità di sviluppare una flotta di navi e droni armati e senza pilota.

Secondo David Ochamanek della Rand Corporation, questa sostanzialmente è l’unica via per riuscire ad avvicinarsi alle coste cinesi senza vedere andare in fumo in un colpo solo una quantità di uomini e di mezzi difficilmente sostenibile.

Ma”, avrebbe affermato Ochamanek, “devo confessare di non essere rimasto per niente impressionato dalla velocità con la quale si stanno muovendo in questa direzione”. E i tentativi fatti, non sono stati esattamente un successo.

La Marina”, ricorda il Times, “Aveva già stipulato contratti con fornitori tradizionali, come Boeing, per sviluppare navi senza pilota. Ma molti di questi progetti erano già in ritardo di anni rispetto al programma, e presentavano problemi enormi nonostante avessero già pesantemente sforato il budget, tanto da venire silenziosamente cancellati”.

Visto che non riuscivano a svilupparne di loro, a un certo punto avevano provato a capire cosa potevano riuscire ad accaparrarsi sul mercato.

La missione era stata affidata all’Ammiraglio Lorin Selby, a capo della ricerca scientifica della marina USA fino allo scorso Giugno.

L’Ammiraglio Selby”, scrive il Times, “Ha provato a lungo a convincere i colleghi del Pentagono a trovare un modo per acquistare rapidamente migliaia di dispositivi di questo genere in tutto il mondo. Ma purtroppo”, sottolinea il Times, “si è imbattuto in una serie infinita di ostacoli”. “Ci siamo scontrati con la macchina”, avrebbe dichiarato l’Ammiraglio Selby al Times, “e cioè le persone che vogliono semplicemente continuare a fare quello che hanno sempre fatto. I budget, l’approvazione del Congresso, gli sforzi delle lobby. Tutto è progettato per continuare a produrre ciò che già abbiamo, e al limite migliorarlo un po’. Ma questo purtroppo ormai non può più bastare”.

Non sarebbe l’unico a pensarla così: secondo quanto riportato dal Times, “Diversi ufficiali di alto rango della Marina e del Pentagono”, interrogati dal loro giornale, avrebbero tutti emesso la stessa sentenza: “L’avversione all’assunzione di rischi, e alla rottura con le tradizioni, mescolata con la spavalderia e la fiducia nel potere della flotta tradizionale avrebbe gravemente ostacolato il progresso della Marina”.

La Marina degli Stati Uniti è arrogante”, avrebbe rincarato il solito Ammiraglio Selby, “abbiamo queste gigantesche portaerei e questi fantastici sottomarini, e non vogliamo sapere di nient’altro”. E anche sui fantastici sottomarini comincia a emergere più di qualche dubbio

Come sottolinea sempre Asia Times infatti: “I miglioramenti nelle capacità di guerra antisommergibile compiuti dai cinesi negli ultimi anni potrebbero minacciare il ruolo deterrente dei potenti sommergibili nucleari USA”.

Secondo Asia Times la Cina avrebbe compiuto enormi progressi nello sviluppo di sensori a frequenza estremamente bassa in grado di rilevare “le bolle quasi impercettibili prodotte dai sottomarini”, e anche di rilevatori sottomarini “in grado di rilevare minuscole vibrazioni superficiali di appena 10 nanometri”.

Insomma, tutto quello che avevamo fino ad oggi considerato invisibile, tanto invisibile potrebbe ormai non esserlo più.

Come scrive Andrei Martyanov nel suo “Disintegration: Indicators of the Coming American Collapse”:

Negli ultimi 50 anni, abbiamo dato per scontata la superiorità tecnologica americana. In particolare, grazie al crollo dell’Unione Sovietica, che però era dovuto in realtà più che altro a dinamiche interne scollegate dal contesto della Guerra Fredda. Questo ha illuso gli USA, e gli ha impedito di affrontare la realtà del loro declino che era già evidente negli anni ‘90. Nei 20 anni successivi, senza competitori, gli USA hanno sperperato il loro capitale politico e i gravi limiti del suo potere militare e tecnologico sono cominciati a venire a galla”.

Un errore strategico enorme”, continua Martyanov, “perché una superpotenza deve sempre accompagnare il potenziale dichiarato con risultati proporzionati. E invece non hanno fatto altro che sovrastimare il loro potenziale, sottovalutare il nemico, e fraintendere il tipo di guerra a cui stavano andando incontro”.

“Come sostengo da anni, l’arrivo dei missili ipersonici hanno cambiato per sempre la guerra e hanno reso i mastodonti da 100.000 tonnellate della Marina USA obsoleti e costosissimi agnelli sacrificali in ogni guerra reale”. Come sostiene il ministro della difesa russo Sergej Shoigu: “Non abbiamo bisogno di portaerei, ci basta avere le armi in grado di affondarli”.

Come il PIL denominato in dollari e composto per oltre la metà di trucchi contabili non restituisce un quadro realistico del declino della supremazia USA, così anche le ottocento basi in giro per il mondo e il budget stratosferico delle forze armate USA potrebbe restituire un’immagine piuttosto distorta della loro capacità reale di ottenere una vittoria, una volta che si trovassero testa a testa non più a qualche paesino in via di sviluppo ma a un pari grado tecnologico o quasi.

Nel caso dell’economia, la percezione distorta suggerita da numeri poco rappresentativi e enfatizzata da pennivendoli, ci ha già condannato all’impoverimento e alla crisi.

Nel caso dei rapporti di forza militari, la stessa percezioni distorta applicata alla valutazione di chi ha il missile più grosso, potrebbe portarci direttamente all’estinzione.

Ecco, sarebbe opportuno fare un piccolo sforzo per essere leggermente meno superficiali. Alla crisi economica, volendo, una soluzione la si può anche trovare: all’estinzione è già più difficile.

Bibliografia

https://www.nytimes.com/2023/09/04/us/politics/us-navy-ships.html?smid=nytcore-ios-share&referringSource=articleShare

https://asiatimes.com/2023/09/us-navy-building-spree-could-do-more-harm-than-good/

https://www.scmp.com/news/china/science/article/3221495/chinese-scientists-war-game-hypersonic-strike-us-carrier-group-south-china-sea

https://asiatimes.com/2023/05/war-game-china-hypersonics-sink-us-carrier-every-time/

https://asiatimes.com/2023/06/us-navys-ddgx-destroyer-design-is-full-of-holes/

https://crsreports.congress.gov/product/pdf/IF/IF11679

https://asiatimes.com/2023/02/us-fumbling-to-close-hypersonic-gap-with-china-russia/

https://asiatimes.com/2022/06/us-building-its-most-advanced-nuclear-ballistic-sub/

https://asiatimes.com/2023/08/china-claims-breakthrough-in-us-nuke-sub-detection/

https://asiatimes.com/2023/09/chinas-terahertz-tech-heralds-the-future-of-underwater-war/

https://www.amazon.com/Disintegration-Indicators-Coming-American-Collapse/dp/1949762343