L’antifascimo delle ZTL ha rotto il ca**o: ora e sempre resistenza!
Con l’occasione di farvi gli auguri di un buon 25 aprile, la nostra redazione vi racconta un po’ cosa pensa del fascismo, dell’antifascismo, dell’imperialismo e del colonialismo. Lo facciamo sempre a modo nostro, con un po’ di filosofia e di storia, non dimenticando le complessità del presente e del passato: non dimenticare da dove veniamo, per capire chi siamo. Buona visione!
#25aprile #antifascismo #neoliberismo #capitalismo #anticapitalismo
OttolinaTV
25 Aprile 2024
Discorso perfetto per il 25 Aprile italiano.
Mi sono preso la briga di trascriverlo e metterci qualche punteggiatura prima di farlo girare assieme al link del video.
Nel diffonderlo però mi sono accorto che non conosco i vostri nomi (solo quello del Marrucci) e consiglio, prima di ogni pezzo come questo, di presentarvi, se volete.
Ecco la trascrizione se dovesse esservi utile.
Oltre che dall’imperialismo e dalle oligarchie, dare nuova vita agli eterni valori della Resistenza significa oggi anche combattere per la liberazione della nostra comunità dalla cultura neoliberista, ossia dalla cultura che giustifica e legittima sul piano delle idee e dei valori l’attuale stato di cose e gli attuali rapporti di forza, perché il neoliberismo non è solo un determinato sistema economico e politico, ma è prima di tutto anche un sistema culturale e quindi una certa visione dell’uomo, della natura, della società, del mondo, un insieme di idee di convinzioni in cui siamo immersi e che condizionano tutta la nostra vita individuale e collettiva, una grande ideologia insomma che serve a conservare lo status quo e a legittimare gli attuali rapporti di forza.
Rapporti di forza che oggi è necessario combattere, perché ci stanno distruggendo dall’esterno e perché ci stanno dissolvendo dall’interno.
Proprio grazie alla diffusione di questa ideologia la cultura neoliberista, importata dagli Stati Uniti e diventata egemone in Europa negli ultimi 30 anni, ha distrutto le precedenti tradizioni politiche e culturali, socialiste e cattoliche che ancora erano legate ad una visione comunitaria dell’uomo e ad un significato della vita individuale e collettiva che andava oltre il suo significato puramente economico.
Una cultura, quella neoliberista, che vede l’uomo come un semplice aggregato di materia utile a produrre e consumare merci, che pone in costante competizione tra di loro gli individui e che pensa alla felicità individuale come massimo adeguamento possibile ai modelli pubblicitari.
Un’ideologia quindi che nega qualunque tipo di valore filosofico religioso politico alla vita e questo, perché a decretare il valore deve essere semplicemente il mercato e i famosi giudizi dei mercati. Non certo un mercato neutro ed astratto, ma il mercato reale, quello concreto, quello attuale, quello della concentrazione capitalista, quello antidemocratico antisociale e il cui dominio le nostre vite ci ha reso i maggiori consumatori di antidepressivi nel mondo.
E noi è proprio a questo mercato e a questa cultura che lo sorregge che nelle nostre vite continuamente ci rivolgiamo per giudicare gli altri e noi stessi. Questo perché da prodotti ben riusciti della cultura neoliberista il nostro inconscio è popolato da queste idee questi valori e queste convinzioni.
Come diceva Pasolini, l’ideologia neoliberista è un’ideologia profondamente nichilista in quanto mira ad inglobare nelle proprie logiche qualunque altra visione del mondo e perché mira a distruggere qualunque dimensione dello spirito umano alternativa a quella economica.
E’ poi ideologia profondamente totalitaria, perché vorrebbe espandersi in ogni angolo del pianeta e distruggere tutte le altre culture e tutti gli altri sistemi politici delegittimandoli, accusandoli di superstizione e intimando i popoli che li esprimono ad abbandonare a rinunciare a se stessi per abbracciare con le buone o con le cattive la grande saggezza e la grande modernità del capitalismo finanziario e del suo braccio armato.
Ma l’aspetto forse fondamentale della cultura neoliberista che abbiamo sottolineato tante volte a Ottosofia, è che questo sistema economico fondato sulla guerra, sulle disuguaglianze economiche, sulla depressione degli individui, può continuare a sopravvivere solo se le persone pensano che non esista una reale alternativa, se pensano che questo, al di là di tutti i suoi difetti, sia comunque il migliore dei mondi possibili e che ogni politica alternativa sarebbe intrinsecamente distopica.
Ed è proprio su questa rassegnazione dei sudditi a cui non rimane altro che autoconvincersi della bontà del padrone, che si regge tutto.
Ed è per questo che Ottolina si è posta prima di tutto l’obiettivo di combattere questa rassegnazione, perché crediamo che una volta demolito questo aspetto, essendo tutto il castello costruito sulla menzogna e sulla propaganda, verrà giù con molta più facilità di quanto non si creda.
Come abbiamo detto insomma, essere oggi coerenti attualizzare gli eterni valori della Resistenza come quello della Pace della democrazia del lavoro e dell’emancipazione sociale, significa rivolgere la nostra battaglia non contro il fascismo dei musei, ma contro il potere regime attuale di cui tutti noi figli della cultura neoliberista siamo i primi inconsapevoli collaboratori.
Buona Liberazione
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