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L’incredibile confessione dei militari ucraini: aiuti o meno, la guerra è persa

“Luglio 2024. L’esercito russo è alle porte d Kiev”; pochi mesi prima, “Mentre la primavera si trasformava in estate, e gli Stati Uniti dopo mesi di litigio avevano da poco approvato il pacchetto di aiuti da 60 miliardi, le truppe di Putin avevano costretto alla ritirata gli ucraini, e avevano sfondato le linee nel sud e nell’est. E quando alla fine avevano accerchiato la capitale, una nuova ondata di rifugiati era fuggita dall’Ucraina in cerca di sicurezza dai bombardamenti incessanti”. Non è il sogno bagnato di qualche z blogger in cerca di like; è l’incipit dell’inquietante editoriale di qualche giorno fa dell’ultrà filoucraino Iain Martin, firma di riferimento del britannico Times: “Uno scenario da incubo” che però, sottolinea Martin, “è quello che attualmente fuori dai riflettori stanno contemplando tutti i politici occidentali”. E c’è chi si spinge oltre: “Come finirà la guerra russo-ucraina?” si chiede su The American Spectator il fondatore dell’International Political Risk Analytics Samir Tata; “Con una grande sorpresa ad ottobre” è la risposta. “L’Ucraina verrà sciolta e nascerà una Nuova Ucraina in virtù di una dichiarazione unilaterale dell’attuale governo ucraino, con il sostegno dell’alto comando militare. E i confini della Nuova Ucraina coincideranno con il territorio attualmente sotto il controllo amministrativo dell’attuale governo”.
A sdoganare definitivamente – anche tra i propagandisti ultra-atlantisti – l’idea che tutto il fronte ucraino possa definitivamente crollare da un momento all’altro c’ha pensato Politico che ha raccolto le testimonianze anonime di alcuni ufficiali militari ucraini di alto rango: il “quadro militare” che ne è emerso è, per usare eufemismo, “cupo”, con “le forze armate russe che potrebbero avere successo ovunque decidano di concentrare la loro prossima offensiva”. Ora, non è certo la prima volta che la propaganda accetta di riconoscere la gravità della situazione, ma fino ad oggi era sempre stato per fare pressione sugli alleati e spingere per l’approvazione di nuovi aiuti: se solo non esistessero i trumpiani e gli USA approvassero quei benedetti 60 miliardi di nuovi aiuti militari… era un po’ il retropensiero. Ora, però, la musica è cambiata: “Non c’è nulla adesso che possa aiutare l’Ucraina” avrebbe affermato una delle fonti anonime interrogate da Politico, “perché non esistono tecnologie in grado di compensare l’Ucraina per la grande massa di truppe che la Russia probabilmente scaglierà contro di noi. Noi non disponiamo di queste tecnologie e anche l’Occidente non le possiede in numero sufficiente”; “L’Ucraina” commenta Simplicius “non ha più letteralmente alcuna possibilità di fare qualcosa militarmente in questa guerra. L’unica possibilità di sopravvivenza dell’Ucraina e di Zelensky è quella di spingere la Russia ad uno scontro con la NATO”.

Valerij Zalužnyj

Al netto di tutte le millemila differenze, almeno da questo punto di vista sembra la fotocopia della situazione in Medio Oriente, dove Israele sta facendo di tutto per provocare l’Iran e l’intero asse della resistenza nella speranza di trasformare l’inutile e arbitrario sterminio della popolazione palestinese in una guerra regionale dalla quale Washington non possa tirarsi indietro; gli USA speravano di poter gestire comodamente i due fronti attraverso i loro proxy per dedicarsi a tempo pieno alla Grande Guerra contro il vero nemico principale nel Pacifico. Non sembra aver funzionato proprio benissimo, diciamo: oggi entrambi i fronti, senza l’intervento diretto degli USA, rischiano di consegnare una vittoria di portata epocale ai sostenitori del Nuovo Ordine Multipolare. Per l’Impero è un vero e proprio incubo strategico: comunque scelgano di procedere, nella migliore delle ipotesi dovrà fare i conti con una sconfitta epocale in almeno uno dei tre fronti; se decide di tornare a concentrarsi sul Pacifico prima che sia troppo tardi, dovrà accettare la sconfitta strategica sui fronti ucraino e mediorientale. Se decide, invece, di assecondare il tentativo di coinvolgerlo direttamente nei fronti ucraino e mediorientale, dovrà accettare la definitiva ascesa cinese oltre il livello che rende ancora pensabile un intervento USA nell’area; d’altronde quando, per rinviare il tuo declino, decidi di dichiarare guerra al resto del mondo senza aver fatto i conti col fatto che gli strumenti per combattere contro tutti allo stesso tempo non ce li hai più, è così che necessariamente va a finire. Ma prima di addentrarci nei meandri di questa scioccante presa di coscienza da parte della propaganda atlantista, ricordatevi di mettere un like a questo video per permetterci di combattere la nostra piccola guerra contro la dittatura degli algoritmi e, già che ci siete, ricordatevi anche di iscrivervi a tutti i nostri canali e di attivare le notifiche; anche noi, nel nostro piccolo, combattiamo la nostra guerra contro il resto del mondo: il mondo dell’informazione al servizio dell’impero e delle sue oligarchie. E l’unica arma che abbiamo siete voi.
A dare il via all’ultimo valzer di necrologi, mercoledì scorso ci aveva pensato l’Economist: “L’arrivo della primavera in Ucraina” scrivevano “porta due tipi di tregua. Il clima più caldo significa che i frenetici attacchi di missili e droni russi alle infrastrutture elettriche e del gas non saranno così insopportabili. E con il calore arriva anche il fango, e circa un mese durante il quale i movimenti sul campo diventano difficili. Questo dovrebbe ostacolare l’ondata di attacchi russi lungo la linea del fronte che si estende attraverso l’Ucraina orientale e meridionale”. Ma la calma “non durerà” avverte l’Economist: “Mano a mano che la primavera volgerà verso l’estate, il timore è che la Russia lanci una nuova grande offensiva, come ha fatto l’anno scorso. Solo che questa volta la capacità dell’Ucraina di tenerla a bada sarà molto inferiore di quanto lo sia stata allora”; parte della responsabilità è degli ucraini stessi che, alla fine, si sono ritrovati a credere un po’ troppo alla loro stessa propaganda e a quella dei finti amici della propaganda ultra-atlantista, troppo impegnati a inseguire il sogno di spezzare le reni al plurimorto dittatore del Cremlino per potersi occupare anche degli interessi concreti degli ucraini. Infarcito di pensiero magico, “il governo” sottolinea l’Economist, ha continuato a sognare anche fuori tempo massimo “una nuova controffensiva” che evitasse di dover considerare “l’attuale linea del fronte, che taglia un quinto del paese e lo priva della maggior parte del suo accesso al mare, la base per un futuro negoziato di pace”; ed ecco, così, che l’Ucraina ha perso mesi preziosi per concentrare le forze nella fortificazione di una linea difensiva decente: “Nelle ultime settimane” finalmente “gli scavatori hanno cominciato a muoversi e si stanno seminando i denti di drago”.
Potrebbe essere decisamente troppo tardi: “Un anno fa” ha scritto su X Elon Musk “ la mia raccomandazione era che l’Ucraina si rafforzasse e utilizzasse tutte le risorse per la difesa”; adesso, continua, “più a lungo va avanti la guerra, più territori guadagnerà la Russia, fino almeno a raggiungere il Dnepr, che è difficile da superare. Tuttavia, se la guerra dovesse durare abbastanza a lungo, anche Odessa cadrebbe. L’unica vera questione rimasta aperta, a mio avviso” conclude Musk “è se l’Ucraina perderà o meno l’accesso al Mar Nero. Raccomanderei una soluzione negoziata prima che ciò accada”. Grazie all’assenza di fortificazioni, l’esercito russo può ricorrere alla strategia che il quotidiano francese Le Figaro ha definito dei morsi o delle punte e, cioè, una lunga serie di piccoli attacchi su più segmenti del fronte contemporaneamente; non avendo, gli ucraini, uomini e mezzi sufficienti per coprire l’intero fronte, i russi “sono in grado di tormentare l’avversario sul campo, e ottenere così contemporaneamente piccoli avanzamenti, il dissanguamento degli ucraini e l’indebolimento delle loro riserve”, una strategia piuttosto efficace che porta anche siti apertamente schierati come Militaryland a pubblicare annunci disperati come questo: “La 153esima brigata meccanizzata non è più meccanizzata”. “La mancanza di veicoli” riporta il sito “ha costretto il comando ucraino a fare marcia indietro rispetto ai piani originali. La leadership delle forze armate ucraine ha riorganizzato la 153a brigata meccanizzata in una brigata di fanteria” e “potrebbe non essere un evento isolato”; “Secondo le nostre fonti” continua l’articolo “nel prossimo futuro è prevista anche la trasformazione della 152a brigata meccanizzata in una brigata di fanteria”: molto banalmente, “I partner occidentali non forniscono più una quantità adeguata di attrezzature per ricostituire le brigate meccanizzate esistenti” e i russi hanno spesso campo libero. Ad esempio a ovest di Bakhmut, dove i russi, secondo Simplicius, “si preparano a lanciare l’assalto a Chasov Yar”, che “è un importante snodo ferroviario, e soprattutto si trova su una collina che domina l’intero agglomerato difensivo delle forze armate ucraine della regione”, mentre si intensificano “le voci su un’eventuale evacuazione totale della città di Kharkiv, e non solo a causa dei problemi elettrici dopo gli attacchi russi alle centrali, ma soprattutto in previsione dell’apertura di un nuovo potenziale fronte da nord”.
Dalle pagine del Washington Post ( ) Zelensky stesso ha sottolineato la gravità della situazione: “Se hai bisogno di 8.000 colpi al giorno per difendere la linea del fronte, ma ne hai soltanto 2.000” ha affermato “non puoi che arretrare e accorciare la prima linea. E se si rompesse anche questa, i russi potrebbero entrare nelle grandi città”; e i colpi di artiglieria sono solo una parte del problema. Ancora più preoccupante, ammette, è la situazione della difesa antiaerea e, per convincere gli alleati a sbloccare gli aiuti, rinnova una minaccia: se non ci mandate i missili che ci servono, intensificheremo gli attacchi contro aeroporti, strutture energetiche e altri obiettivi strategici in territorio russo. “Mentre i droni, i missili e le bombe di precisione russi sfondano le difese ucraine per attaccare le strutture energetiche e altre infrastrutture essenziali” scrive Il Post, “Zelensky ritiene di non avere altra scelta se non quella di attaccare oltre confine, nella speranza di stabilire una deterrenza”; “Se non esiste una difesa aerea per proteggere il nostro sistema energetico, e i russi lo attaccano” avrebbe affermato Zelensky “la mia domanda è: perché non possiamo rispondere? La loro società deve imparare a vivere senza benzina, senza diesel, senza elettricità”.
L’articolo di Politico di ieri, però, ci regala un’altra prospettiva: “Zelensky” si legge “fa di tutto per sbloccare gli aiuti, ma la triste verità è che, anche se il pacchetto venisse approvato dal Congresso degli Stati Uniti, un massiccio rifornimento potrebbe non essere sufficiente per evitare un grave sconvolgimento del campo di battaglia”. Intanto perché, come avrebbero sottolineato le fonti anonime a Politico, ci sarebbe bisogno di “molti, molti più uomini”: prima di ricevere il benservito, verso la fine dell’anno scorso, il generale Zaluzhny aveva parlato di circa 500 mila uomini, che può sembrare anche una cifra astronomica, ma – in realtà – è poco più degli uomini che dall’inizio del conflitto, tra morti e feriti, l’Ucraina ha perso sul campo di battaglia, senza contare quelli esausti perché, da mesi, sono al fronte senza una minima programmazione della rotazione. Nei mesi successivi, però, abbiamo visto tutti le gigantesche difficoltà incontrate nel reclutamento, con gente che rincorreva i reclutatori a cavallo con l’accetta in mano o li sovrastava con un cespuglio di schiaffi nei centri delle città: ed ecco, così, che alla fine la propaganda di Kiev ha fatto di necessità virtù, con Syrski (che è il sostituto più docile di Zaluzhny) che la settimana scorsa ha avuto la faccia tosta di dichiarare che l’”Ucraina ha bisogno di molte meno truppe di quelle preventivate”; “Il piano” sostitutivo, scrive Politico, “sarebbe quello di spostare in prima linea il maggior numero possibile di personale in uniforme che ora sta dietro una scrivania o comunque non ricopre ruoli da combattenti, dopo un addestramento intensivo di 3, 4 mesi”, ma gli alti funzionari interpellati da Politico hanno affermato che il piano di Sirsky non è realistico e che “sta semplicemente seguendo la narrazione dei politici”.

Oleksandr Syrs’kyj

E poi, ovviamente, c’è il problema degli aiuti che, però, in molti ritengono – molto semplicemente – irrisolvibile perché i soldi si potrebbero anche trovare, a partire dai 60 miliardi USA bloccati dal Congresso; il problema, però, è cosa riesci a comprarci una volta che li hai ottenuti, da una parte perché, come ricorda Simplicius “Gli Stati Uniti hanno già svuotato quasi tutto il loro stock di armi principali in eccedenza utilizzabili per l’Ucraina, dai carri armati, all’artiglieria, per non parlare delle munizioni”, dall’altra perché vale la famosa teoria dell’unica possibilità di Zaluzhny e, cioè, “I sistemi d’arma diventano superflui molto rapidamente, perché i russi sviluppano continuamente nuove modalità per contrastarli”. “Ad esempio” avrebbero dichiarato le fonti militari a Politico, “abbiamo utilizzato con successo i missili da crociera Storm Shadow e SCALP, ma solo per un breve periodo”; una volta entrati in gioco, i russi si sono messi a studiare e hanno capito come contrastarli: “I russi studiano sempre. Non ci danno una seconda possibilità” e noi “semplicemente non riceviamo i sistemi d’arma nel momento in cui ne abbiamo bisogno: e quando arrivano non sono più rilevanti”. Potrebbe essere, ad esempio, il caso degli F-16: si prevede che, entro l’estate, si dovrebbe riuscire a renderne operativi una dozzina, ma – sottolineano le fonti di Politico – “ogni arma ha il suo momento giusto. Gli F-16 erano necessari nel 2023; nel 2024 non saranno più adatti” e questo, appunto, perché la Russia, nel frattempo, si è attrezzata per contrastarli. “Negli ultimi mesi” avrebbero dichiarato le fonti a Politico “abbiamo iniziato a notare missili senza testate esplosive lanciati dai russi dal nord della Crimea. Non riuscivamo a capire cosa stessero facendo, e poi lo abbiamo capito: stavano prendendo le misure”; “La Russia” continua l’articolo “ha studiato dove è meglio schierare i suoi sistemi missilistici e radar S-400, al fine di massimizzare l’area che possono coprire per colpire gli F-16, tenendoli così lontani dalle linee del fronte e dagli hub logistici principali”.
Ma se anche sbloccando gli aiuti le sorti della guerra, ormai, non possono essere in nessun modo ribaltate, perché allora Zelensky continua a minacciare sempre più interventi in territorio russo per convincere gli alleati a sbloccarli? Secondo Simplicius, appunto (come abbiamo già anticipato), Zelensky avrebbe adottato una strategia simile a quella adottata da Netanyahu: provocare il nemico per costringerlo a una reazione tale da costringere gli USA a scendere direttamente in campo; “Mentre la Russia sta schiacciando il potenziale di combattimento delle forze armate ucraine sul campo di battaglia” scrive Simplicius “Zelensky si rivolge all’ISIS per massacrare i civili russi, attacca i grattacieli di Belgorod con droni e artiglieria, e carica i Cessna di bombe per farli precipitare su edifici dove risiedono studenti africani che partecipano a programmi di scambio culturale”. “Prima l’Occidente si renderà conto che la guerra in Ucraina è perduta” ha commentato Belpietro su La Verità “e prima sarà meglio per tutti, in particolare per gli ucraini che, come si può leggere quando la censura imposta da Zelensky non riesce a tappargli la bocca, pensano esattamente ciò che pensiamo noi, e cioè che la situazione sta irrimediabilmente precipitando. Non ci sono armi” continua Belpietro “perché dopo due anni di aiuti all’Ucraina, l’America, l’Europa e gli altri alleati hanno svuotato gli arsenali. E non c’è neppure tempo per produrre missili e aerei, perché dopo 80 anni di pace, i cosiddetti Paesi democratici hanno tenuto in vita l’industria degli armamenti solo per fornire ai dittatori la dose giusta di cannoni e carri armati per reprimere le rivolte. O al massimo per combattere qualche guerra lampo in giro per il mondo contro avversari infinitamente più deboli”.
Per fortuna però che, quando la realtà si fa particolarmente complicata, c’è sempre una via di fuga: fare finta di niente e guardare altrove, che è esattamente quello che hanno deciso di fare i nostri più importanti organi di manipolazione del consenso e dell’opinione pubblica sui quali, della bomba sganciata da Politico, non c’è traccia; al suo posto, la fuffa di Stoltenberg che, di fronte ai ministri degli esteri riuniti a Bruxelles in attesa delle celebrazioni per il 75esimo anniversario della NATO, ha proposto un pacchetto da 100 miliardi in 5 anni per assicurare all’Ucraina tutto il sostegno di cui ha bisogno, anche nell’ipotesi che a novembre alla Casa Bianca arrivi The Donald. Il Foglio l’ha definita enfaticamente “Rivoluzione NATO”, ma il problema di cosa ci si possa realmente comprare con quei quattrini e che impatto possa avere su un fronte prossimo al collasso viene, semplicemente, rimosso; qualcuno sostiene che gli USA non vedano troppo di buon occhio la proposta di Stoltenberg, che segnerebbe un cambiamento importante: invece che non ricevere più aiuti sufficienti dai singoli Paesi, l’Ucraina non li riceverebbe più dalla NATO nel suo insieme.
Peccato, però, che i ministri non siano riusciti a farsi spiegare le titubanze direttamente da Blinken: è arrivato 3 ore in ritardo; il suo aereo ha avuto un guasto ed ha dovuto raggiungere Bruxelles, da Parigi, in auto. Forse, più che mandare fuori tempo massimo inutili aerei in Ucraina, sarebbe il caso di investire per tornare a far funzionare quelli che usiamo noi; la strategia dell’impero, negli ultimi 2 anni, ha rivelato tutte le sue insormontabili criticità: l’unica arma che gli rimane è quella della propaganda che, quando non può completamente distorcere i fatti, si limita a ignorarli, ma la distanza dalla realtà ormai è talmente palese che nascondere le crepe diventa impossibile. Serve solo dargli il colpo finale per far crollare tutto l’edificio: per farlo, abbiamo bisogno di un vero e proprio media in grado di fornire un’informazione completamente diversa, indipendente, ma di parte, quella del 99%. Aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.

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OttolinaTV

5 Aprile 2024

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