Skip to main content

ONU paralizzata: come gli USA stanno smantellando l’ordine basato sulle regole

Guerra a Gaza: gli Stati Uniti stanno continuando a bloccare l’ONU, per due volte in una settimana. Ma la seconda volta si sono trovati isolati nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, gli unici a votare contro a una mozione umanitaria ed equilibrata…

Ieri è accaduta una cosa abbastanza grave: gli Stati Uniti hanno posto il veto e quindi bloccato la risoluzione presentata dal Brasile al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La Risoluzione nel testo condanna Hamas esplicitamente, come viene scritto al punto 2, dove la condanna è definita inequivocabile e gli attacchi di Hamas sono definiti “attacchi terroristici”. Al punto 3 invece chiede l’immediato e incondizionato rilascio degli ostaggi; al punto 4 chiede a tutte le parti di rispettare gli obblighi della legge internazionale, la protezione dei civili; al punto 5 ricorda come occorra assicurare ai civili cibo, acqua, e beni di prima necessità, perché la legge internazionale prevederebbe questo; al punto 6 specifica come l’ordine di evacuazione di Gaza Nord sia impraticabile, sia per i civili che per lo staff dell’ONU presente in zona, e chiede che l’ordine venga revocato; al punto 7 chiede una pausa umanitaria che permetta alle agenzie non governative, tra cui l’ONU stessa e la croce rossa di poter avere accesso a Gaza; al punto 9 chiede il rispetto del personale medico e degli ospedali; al punto 10 avverte del possibili allargamento del conflitto all’intera regione e alla necessità di prevenire questa eventualità.

In tutta la risoluzione la parola Israele non compare neppure, solo in due richiami alla protezione dei civili di Israele. Ma nonostante i toni decisamente morbidi verso Israele, gli Stati Uniti sono stati l’unico paese ad aver votato contro e ad aver posto il veto, bloccando quindi la risoluzione.

Il consiglio di sicurezza è formato da dieci membri eletti, temporanei e a rotazione ogni due anni, e cinque membri permanenti, cioè Cina, Francia, Russia, Stati Uniti e Regno Uniti. A votare a favore di questa risoluzione abbiamo la totalità dei membri eletti, cioè Svizzera, Malta, Giappone, Mozambico, Gana, Gabon, Emirati Arabi Uniti, Albania, Equador e ovviamente Brasile, che ha presentato la risoluzione, e anche due dei membri permanenti del consiglio, cioè Cina e Francia.

Quindi 12 voti a favore, più che sufficienti per ottenere l’approvazione del consiglio di sicurezza, che prevede almeno 9 voti a favore, e le risoluzioni prese dal consiglio di sicurezza sono legalmente vincolanti per tutti i paesi membri dell’ONU. Ad astenersi, il Regno Uniti e la Russia, e la Russia si è astenuta perché lunedì aveva presentato una risoluzione rivale, che chiedeva un cessate il fuoco e non esprimeva una condanna diretta ad Hamas. La risoluzione Russa era una risoluzione puramente umanitaria che non esprimeva nessuna condanna politica, così i paesi occidentali si erano opposti, dicendo di non poter votare una risoluzione che non condannasse direttamente Hamas.

Ma a quanto pare, un paese occidentale in particolare non può votare neppure una risoluzione che condanna direttamente Hamas, e quel paese sono gli Stati Uniti! Come in loro diritto, hanno posto il veto, e quindi bloccato, la risoluzione Brasiliana, che invece Hamas lo condannava eccome, e, oltre a questo, si limitava a chiedere a tutte le parti coinvolte di rispettare la legge internazionale, senza manco nominare Israele. Ma per gli Stati Uniti non è stato sufficiente, mozione bocciata.

Il fatto che una mozione così equilibrata, che non faceva altro che ribadire il rispetto della legge internazionale, che non chiedeva il cessate il fuoco ma una pausa umanitaria per assistere i civili martoriati da due settimane di bombardamenti e dall’assoluta scarsità di beni di prima necessità, il fatto che sia stata bloccata dagli Stati Uniti, unici nel loro voto contrario, e completamente isolati all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e qualcosa che dovrebbe farci riflettere.

Anche la Russia il 26 febbraio del 2022 aveva posto il veto ad una risoluzione che condannava l’invasione Russa in Ucraina e chiedeva il ritiro immediato delle truppe russe, poi l’assemblea generale aveva adottato una risoluzione simile ma le risoluzioni dell’assemblea generale non sono legalmente vincolanti, a differenza di quelle del consiglio di sicurezza. In quell’occasione l’ambasciatrice statunitense all’ONU aveva dichiarato che con quel voto la Russia stava sovvertendo l’ONU e il sistema internazionale, l’ordine internazionale basato sulle regole

E allora usiamo le sue stesse parole: con il voto di ieri gli Stati Uniti stanno sovvertendo l’ONU e il sistema internazionale, stanno minacciando l’ordine basato sulle regole, con la curiosa aggravante che, almeno in teoria, quelle regole sarebbero le loro regole, le “regole dell’ordine internazionale liberale”, un ordine che si basa non solo sulle Nazioni Unite ma anche su istituzioni come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, dove gli Stati Uniti sono l’unico paese che detiene potere di veto, avendo più del 15% delle quote. Nel Fondo Monetario Internazionale è necessario l’85% dei voti per approvare qualsiasi decisione, e gli USA sono l’unico paese a detenere più del 15% dei voti, quindi passa solo ciò che gli USA vogliono far passare. L’ordine basato sulle regole si fonda su istituzioni in ciascuna delle quali, gli Stati Uniti hanno potere di veto.

Quando gli USA criticano altri paesi, ad esempio la Cina, non fanno altro che ripetere, a parole, la necessità che ogni paese rispetti queste regole, ma nei fatti, quando queste regole rischiano anche solo di stemperare, l’azione di un paese alleato degli Stati Uniti, allora gli Stati Uniti si oppongono, anche a costo di essere l’unico paese che si oppone. Tutto secondo le regole, hanno il diritto di veto ovunque ed è assolutamente regolare che lo esercitino, però è chiaro che così l’ordine internazionale rischia una grossa perdita di credibilità: se il soggetto che vuole mantenere egemonia sull’ordine internazionale, e che quindi dovrebbe essere il principale garante di questo ordine, si trova però ad essere anche l’unico che si oppone alle decisioni delle istituzioni su cui questo ordine dovrebbe fondarsi, allora l’ordine basato sulle regole non c’è più.

Insomma, questo ordine basato sulle regole, sembra un po’ l’ordine basato sulle regole del Fight Club, dove la prima regola dell’ordine basato sulle regole è non capire mai quali sono queste regole, e la seconda regola è che ogni tanto si scende in garage a menarsi e vince il più forte, e fine delle regole. Se queste sono le regole allora le stanno rispettando tutti, le sta rispettando Israele ma le sta rispettando anche Hamas, sono scesi in garage a menarsi con il consiglio di sicurezza dell’ONU che non riesce ad approvare una risoluzione che condanna fortemente Hamas e a Israele chiede solo di rispettare la legge internazionale.

Ma questo smantellamento delle istituzioni e delle loro funzioni non riguarda solo l’ONU e non riguarda solo i fatti accaduti negli ultimi due anni: c’è anche un’altra istituzione che è stata un po’ il Vaticano dell’ordine internazionale liberale, cioè l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il WTO, una delle principali strutture promotrici liberalismo economico e dell’internazionalismo liberale. Il suo scopo era espandere il libero scambio, il libero mercato e la mobilità dei capitali, contrastando politiche protezioniste, i dazi e le tariffe.

Se ne parlava tanto, ma è da un po’ che il WTO è sparito dai radar, ogni tanto qualche paese si rivolge al Organizzazione Mondiale del Commercio ma è come andare a pregare in una chiesa sconsacrata… Il fatto è che da anni l’organo di appello del WTO è paralizzato: la risoluzione delle controversie nell’ambito del WTO è un processo in due fasi, c’è una giuria che risolve le controversie in prima istanza, ma le decisioni della giuria possono essere appellate in un organo di appello, che ha bisogno di almeno tre membri per ascoltare e decidere ogni ricorso. Ma è dal 2016 che gli Stati Uniti hanno bloccato le nuove nomine dell’organo d’appello, arrivando sostanzialmente a paralizzare questo organo. Dal 2016 al 2022 gli USA si sono opposti per 60 volte consecutive alle proposte degli altri paesi per riaprire le selezioni per nuovi membri dell’Organo per la risoluzione delle dispute, ufficialmente, dicono gli stati uniti, per preoccupazioni istituzionali non ancora risolte.

Ma questo, viola apertamente il “dispute settlement understanding”, un documento legale del WTO che all’articolo 17.2 specifica che la nomina dei membri vacanti dovrebbe essere risolta non appena si verifica l’assenza di un membro. Ecco un’altra regola dell’ordine basato sulle regole che ha preso troppe sberle in garage ed è finita in terapia intensiva, ma non era una regola da poco. La paralisi dell’Organo per la risoluzione delle dispute è sfruttata da vari paesi, tra cui gli USA stessi, tanto che ad oggi ci sono ventinove appelli pendenti su dispute commerciali, la quasi metà dei quali avanzati proprio dagli Stati Uniti. Per capirsi, è un po’ come se un imputato facesse appello per ridiscutere una sentenza a lui non favorevole, ma è un imputato molto potente, sufficientemente potente da poter bloccare i lavori del tribunale che dovrebbe valutare questo appello, e quindi la sentenza rimane paralizzata e inapplicata…

Nella pratica capita, ad esempio, che gli Stati Uniti con Donald Trump avevano imposto tariffe sull’acciaio e sull’alluminio, sollevando al WTO le critiche di Norvegia, Svizzera, Cina e Turchia. A dicembre 2022 la corte di primo livello del WTO aveva stabilito che queste tariffe statunitensi violavano le regole del libero commercio, cioè violavano le regole dell’ordine basato sulle regole. Cosa hanno fatto gli Stati Uniti? Hanno fatto appello, ben sapendo che l’organo di appello è paralizzato dagli Stati Uniti stessi, cioè un modo per far morire la controversia. In sostanza, l’amministrazione Biden si è opposta alla sentenza del WTO e le tariffe sono rimaste in vigore.

Capiamo quindi che non esiste più nessun ordine basato sulle regole! Resta solo da capire cosa intenda il G7 quando nelle sue dichiarazioni scrive che la Cina non rispetta l’ordine basato sulle regole… ma di quale ordine si sta parlando? O l’Europa che dice che la Cina distorce il mercato con i suoi incentivi statali alle auto elettriche, mentre non ha nulla da eccepire per il fatto che con il CHIPS and Science Act del 2022 gli Stati Uniti hanno stanziato 40 miliardi di dollari in incentivi per il settore dei semiconduttori e 200 miliardi di dollari per il settore ricerca e sviluppo, per altro distorcendo completamente le catene di rifornimento globali dei semiconduttori imponendo ai beneficiari di questi sussidi di interrompere i rapporti con la Cina… non sono sussidi statali anche questi? Non è anche questa una distorsione del mercato?

La Cina non rispetta le regole dell’economia liberale, su questo non c’è ombra di dubbio, anche perché quelle regole criticano l’intervento dello stato nell’economia e avversano politiche industriali pianificate, ma in Cina lo stato è il principale attore dell’economia e le politiche industriali sono pianificate eccome. Se la Cina le avesse rispettate, avrebbe fatto la fine che hanno fatto gli stati in via di sviluppo che le hanno rispettate, cioè la miseria, perché bisogna notare come tutti i principali Stati sviluppati del mondo si sono sviluppati con politiche protezioniste, dazi, tariffe, politiche industriali a protezione dell’industria nascente e spionaggio industriale

ne parla con maestria il libro “Kicking away the Ladder”, scritto da Ha-Joon Chang, economista sud coreano che fa l’analisi di tutte le politiche messe in atto da quei paesi che nel 1900 si trovavano ad essere già sviluppati. Come hanno fatto questi paesi a svilupparsi, si chiede il libro? Con politiche protezioniste, dazi, tariffe, politiche industriali a protezione dell’industria nascente e spionaggio industriale. Dopo che si sono sviluppati, hanno proposto l’ordine liberale basato sulle regole, che sostanzialmente scoraggia i paesi non sviluppati ad adottare politiche protezioniste, dazi, tariffe, politiche industriali e così via. “Kicking away the Ladder”, calciar via la scala, per impedire agli altri di salire!

Una ulteriore conferma di queste teorie la vediamo proprio sotto i nostri occhi in questi ultimi anni: nel momento in cui la Cina è emerso come concorrente a livello globale, gli Stati Uniti hanno ripreso a fare dazi, tariffe e politiche di re-industrializzazione guidate dallo stato, paralizzando quelle istituzioni come il WTO che avrebbero dovuto impedire ai paesi di fare questo…

Insomma, l’ordine internazionale basato sulle regole sta tramontando e nel vuoto che lascia un nuovo ordine internazionale sta nascendo, guidato principalmente dalla Cina. Non ci piace questa ipotesi? Abbiamo paura di questa ipotesi? Beh, occorreva agire prima, occorreva proteggere questo ordine di fronte alle evidenti storture che stava manifestando, fin dalle prove false mostrate dagli Stati Uniti sulle armi di distruzione di massa irachene a giustificazione della guerra, il più grave shock di credibilità dell’ordine post guerra fredda, fin da quel momento occorreva che l’occidente mostrasse al mondo che nessuno può agire in questo modo in maniera impunita, così come la Russia è stata sanzionata, chiunque deve essere sanzionato. E invece no, l’Italia di Berlusconi, l’Inghilterra di Blair e altri paesi europei sono andati in Iraq a fianco degli Stati Uniti, nella coalizione dei volenterosi, Busch e Blair sono ancora a piede libero e Berlusconi è morto in odore di santità. Se volevamo preservare un ordine mondiale a guida occidentale, doveva essere chiarito di fronte al mondo che questo ordine internazionale non avrebbe mai assunto la forma di una dittatura con un soggetto egemone che può agire in maniera impunita, per quanto questo soggetto sia democratico al suo interno, questa sua democrazia interna doveva anche essere garanzia di democrazia internazionale, e non solo un vuoto piedistallo morale, anche perché, dopo secoli di colonialismo europeo, il mondo ne aveva già anche pieni i coglioni!

Davide Martinotti

19 Ottobre 2023

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *