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Soldati tedeschi contro Russia e Germania: il contenuto delirante dell’intercettazione dell’anno

Frohstedte:… sono arrivato alla conclusione che ci sono due obiettivi interessanti: il ponte a est e i depositi di munizioni, che sono più in alto. Se consideriamo il ponte, quello che vorrei far capire è che il C10 del Taurus non è sufficiente e dovremmo capire meglio come funzionerebbe il tutto, e per farlo abbiamo bisogno di dati satellitari. Non so se riusciremo ad addestrare gli ucraini per una missione del genere in poco tempo, un mese, ad esempio.
Grefe: Va detto chiaramente: più tempo si aspetta per prendere una decisione, più tempo ci vorrà per attuarla. Dovremmo andare per gradi: prima qualcosa di semplice, poi qualcosa di più complesso.

Nell’Occidente collettivo, in preda al panico per gli schiaffi a due a due finché non diventano dispari raccattati sul fronte ucraino, siamo ormai al tutti contro tutti; la pubblicazione della lunga chiacchierata tra 4 uomini delle forze armate tedesche – compreso un generale di brigata e un tenente generale che è anche ispettore dell’aeronautica militare – mentre discutono serenamente sulla strategia migliore per permettere agli ucraini di utilizzare i missili tedeschi Taurus per distruggere il ponte di Kerch senza che i russi li ritengano direttamente responsabili, non è solo un raro squarcio nel delirio quotidiano di chi ci sta inesorabilmente trascinando verso la terza guerra mondiale, ma è anche un segnale del caos e della guerra intestina che sta frantumando il giardino ordinato ad ogni livello, e arriva dopo una lunga sequenza di colpi di scena: a inaugurare le danze ci s’era messo, la scorsa settimana, il neo premier slovacco Robert Fico quando aveva dichiarato alla stampa la sua preoccupazione per l’aria di escalation che si respirava tra le élite euroatlantiche che, denunciava, stanno discutendo apertamente se mandare direttamente uomini NATO al fronte. Nel frattempo usciva il lungo articolo del New York Times che, finalmente, svelava apertamente il segreto di pulcinella: la CIA la guerra contro la Russia dal territorio ucraino la sta conducendo come minimo dal 2014, addestrando e assistendo personale ucraino, ma anche gestendo direttamente come minimo una dozzina di basi al confine tra Ucraina e Russia; nel frattempo, in questa corsa a chi c’ha lo scoop più grosso entrava a gamba tesa anche il Financial Times che annunciava al mondo di essere entrato in possesso di documenti ultramegariservati su un war game made in Mosca che svelava la facilità con la quale i russi avevano intenzione di ricorrere all’arma atomica in caso di difficoltà. Poi arrivava il turno del pimpantissimo Manuelino Macaron che cercava di riguadagnare il centro della scena come un Matteo Mr Bean Renzi qualsiasi ritirando fuori il carico da 11 dell’eventuale intervento diretto di truppe NATO sul fronte; subito dopo, ecco il turno di Scholz che il carico – invece – lo tirava da 12, ma con meno spavalderia: inutile che ora fate gli spavaldi con ‘sta storia di mandare gli uomini nato al fronte. I francesi e gli inglesi ci sono già.
Apriti cielo! Gli inglesi accusano Scholz di tradimento: con questa boutade avrebbe svelato informazioni ultra riservate; ed ecco così che, per magia, spuntano le intercettazioni della riunione dei militari tedeschi che vogliono tirar giù il ponte di Kerch e che, sempre del tutto casualmente, viene sostanzialmente ignorata dalla propaganda ultra atlantista nei suoi contenuti piuttosto rilevanti, per usare un eufemismo, e viene invece usata per denunciare l’inadeguatezza di Scholz stesso e del suo apparato di sicurezza. Ora, siccome in passato abbiamo sperato molto nelle divisioni interne al giardino ordinato e, invece, siamo stati smentiti da una classe dirigente che ha completamente perso ogni senso del pudore, a questo giro ci andiamo cauti, anche perché per ogni cuore che si spezza ci sono nuovi amori che non possono più essere contenuti ed escono alla luce del sole.

Il bacino sulla testa di Biden a Giorgiona è una delle pagine più imbarazzanti della politica estera zerbina di tutta la seconda repubblica sulla quale, però, il partito unico degli affari e della guerra ha scelto di stendere un velo pietoso: i filogovernativi perché, fino a ieri, dicevano che Biden prima ingroppava i neonati e poi li mangiava, che Beppe Stalin scansate proprio; l’opposizione delle ZTL perché non vuole ammettere a se stessa di essere stata rimpiazzata nel cuore di un campione della democrazia e del mondo libero come rimbambiden da una volgave buvina veazionavia daa’ garbatella. Insomma: moriremo tutti, ma non di noia. Ma ci sarà una qualche logica dietro a questa cacofonia di figure di merda?
19 febbraio, Singapore. In un’anonima stanza di hotel, un pezzo grosso della Bundeswehr si appresta a fare la videochiamata che, probabilmente, gli cambierà la vita: si chiama Frank Graefe e, dal 2019, è l’addetto militare della Germania presso l’ambasciata tedesca di Washington; collegati con lui, due tenenti colonnelli dell’aeronautica militare e il grande capo. Si chiama Ingo Gerhartz ed è nientepopodimeno che un tenente generale dell’aeronautica tedesca con il cuore a Tel Aviv: sotto il suo comando, infatti, aerei tedeschi e israeliani nel 2020 per la prima volta hanno volato in formazione congiunta sopra il luogo commemorativo del campo di Dachau e sopra il luogo dell’attacco delle olimpiadi di Monaco del 1972; l’anno dopo guidava il primo aereo tedesco a sorvolare sopra il cielo di Gerusalemme dalla prima guerra mondiale, subito prima di ricevere una medaglia direttamente dal capo di stato maggiore dell’IDF per il suo contributo alla sicurezza di Israele, e quando Israele ha dato il via alla fase finale del suo genocidio contro il popolo palestinese, il compagno Gerhartz ci ha tenuto a dimostrare il suo sostegno alla pulizia etnica recandosi a Tel Aviv di persona per rendere i suoi omaggi al commander in chief del più grande massacro di civili del XXI secolo, il ministro della difesa Yoav Gallant. Insomma: due ferventi patrioti – di altri Stati, però.
L’argomento della conversazione è della massima urgenza e riservatezza; a breve, uno di loro dovrà incontrarsi direttamente col ministro federale della difesa Boris Pistorius e avrà un compito fondamentale: convincerlo a inviare i missili da crociera a lungo raggio Taurus in Ucraina per tentare di rimandare la resa dei conti finale della guerra per procura della NATO contro la Russia e, come appare sempre più evidente, pure contro l’Europa – e, in particolare, proprio contro la Germania che, dal dopoguerra, non si era mai ritrovata con le pezze al culo come oggi. E i nostri protagonisti sono parte del problema non solo perché, appunto, cercano di capire come proseguire e allargare una guerra palesemente suicida, ma anche perché nel farlo si comportano con un livello di cialtronaggine che non ti aspetteresti dai diligenti crucchi, sopratutto non da personale così alto in grado: la comunicazione, infatti, avviene tramite un banale software per videoconferenze privo di ogni forma di protezione. Come sottolineiamo sempre, il problema non è solo che questi vogliono a tutti i costi fare la guerra; è anche che non sono minimamente in grado di farla. Ed ecco così che la registrazione della videoconferenza, pochi giorni dopo, come per magia arriva nella mani di una giornalista russa, un altro pezzo grosso: si chiama Margherita Simonyan, è la capo redattrice dell’emittente russa RT e, dal febbario 2022, è in cima alla blacklist ufficiale dell’Unione Europea – anche se devo dire che, quando nel 2017 l’ho incontrata negli uffici di RT a Mosca, non è che mi abbia fatto un’impressione poi tanto peggiore della stragrande maggioranza dei giornalisti RAI che ho conosciuto in vita mia. Comunque, il 1 marzo scorso la Simonyan pubblica l’audio integrale della videochiamata sul suo profilo Telegram che abbiamo tradotto e doppiato per voi.

Gerhartz: dobbiamo mostrare cosa possono fare i Taurus e come possono essere utilizzati. Dobbiamo considerare le conseguenze se prendiamo la decisione politica di mandarli come aiuti in ucraina. Apprezzerei se riusciste a informarmi non solo sui potenziali problemi, ma anche su come potremmo risolverli. Ad esempio, quando si tratta di pianificare la missione… so come fanno gli inglesi. Li trasportano sempre con i veicoli armati Ridgeback. Hanno alcune persone sul posto. I francesi no. Quindi controllano gli ucraini durante il carico dei missili SCALP perché Storm Shadow e SCALP hanno specifiche tecniche simili per l’installazione. Noi come risolveremmo questi problemi? Trasferiremo i missili dell’MBDA anche noi usando dei Ridgeback? Assegnamo uno dei nostri uomini direttamente all’MBDA?

Allora: i Ridgeback, oltre a essere una razza di cani, sono anche questi veicoli blindati qua. L’MBDA, invece, è un consorzio formato da BAE System, Airbus e Leonardo e, con il 43% del mercato, è il leader europeo indiscusso nella costruzione di missili ed è anche la casa madre della controllata TSG – che sta per Taurus System – ed è, appunto, la produttrice dei missili Taurus. E qui i nostri simpatici commilitoni si limitano a ribadire quello che aveva già detto Scholz pochi giorni fa: uomini di potenze NATO in Ucraina ce ne sono già; in particolare, appunto, gli inglesi, che aiutano gli ucraini a montare i loro Storm Shadow trasportati con queste simpatiche camionette: che famo Franchino, chiede il tenente generale Gerhartz al fidato Graefe, imboschiamo qualcuno dei nostri direttamente tra le fila della ditta e i missilozzi li portiamo come fanno gli inglesi?


Grafe: se il Cancelliere decide che dobbiamo consegnare i missili, saranno trasferiti direttamente dalla Bundeswehr. Ok, ma non saranno pronti prima di 8 mesi. Non possiamo accorciare i tempi: se lo facessimo, ci potrebbero essere errori durante l’utilizzo. Un missile potrebbe colpire un asilo, e ci sarebbero altre vittime civili. Questi aspetti vanno tenuti in considerazione: durante i negoziati dobbiamo sottolineare che senza il produttore non possiamo fare niente. Sarebbe come con i razzi IRIS-T, che i primi missili vengono equipaggiati, convertiti e consegnati in tempi brevi, ma poi bisogna fare altre cosette, come una piccola revisione, togliere il distintivo tedesco, e così via. Ma per questo non devi aspettare di averne venti. Teoricamente potresti consegnare i primi cinque. Quindi quello sarebbe il primo treno: in quanto tempo potrebbero essere consegnati? Beh, in realtà questo dipende tutto dal produttore. E la domanda resta “chi paga?” perché comporta dei costi. La seconda domanda riguarda l’interfaccia: come si collega e a quale sistema d’arma? E come faremmo a tenere in piedi l’interazione tra l’azienda e gli ucraini? È già stata stabilita qualche forma di integrazione?
Gerhartz: io non credo.

E qui c’è la prima cosa da tenere a mente e che, sostanzialmente, nessun organo della propaganda suprematista ha sottolineato: il generale di brigata Graefe, infatti, sottolinea come per fare tutte le cose per bene servono 8 mesi e, se accorciamo i tempi, se e quando un missilozzo centrerà un asilo e farà una carneficina non ci dovremmo stupire – anche se i nostri media le chiameranno vittime collaterali e martiri del mondo libero.

Grafe: se il Cancelliere decide di procedere, si deve comprendere che ci vorranno 6 mesi soltanto per risolvere la questione del montaggio e poi che, teoricamente, la questione dell’addestramento potrebbe preoccuparci. Lavoriamo in collaborazione con l’industria come per gli IRIS-T: loro gestiscono la formazione per quel che riguarda la manutenzione e noi ci occupiamo delle applicazioni tattiche. Questo impiega circa 3 – 4 mesi e questa parte si potrebbe svolgere in Germania. Quando consegneremo i primi missili dovremo fare decisioni rapide su montaggio e addestramento. Potremmo aver bisogno di rivolgerci ai britannici per questi aspetti e sfruttare il loro know how: gli possiamo fornire i nostri database, le immagini satellitari e le stazioni di comando. Oltre ai missili di cui disponiamo, tutto il resto dovrebbe essere fornito dal produttore o all’IABG.
Gerhartz: dobbiamo sempre ricordare che loro possono utilizzare gli aerei con sistemi di montaggio sia per i missili Taurus che per gli Storm Shadow. Gli inglesi hanno già equipaggiato i velivoli. Non c’è poi tutta questa differenza tra i due sistemi, possono essere utilizzati tranquillamente anche per i Taurus. Degli F16 non ne parliamo adesso, ma ce li hanno già sui MIG23 e questo è quello che conta. Posso riferire l’esperienza dei Patriot: i nostri esperti inizialmente avevano previsto tempi lunghissimi, ma sono riusciti a gestirla in poche settimane; si sono attrezzati per avere tutto funzionante così rapidamente e in quantità tale che il nostro staff diceva “Oh wow, Non ce lo aspettavamo affatto!”

E qui si comincia già a limare: ma quali 8 mesi, compagno Graefe! E quanto la fa lunga lei! Ci stanno gli inglesi lì che montano più razzi che marmitte al motorino ammiocuggino nel suo garage/scannatoio – anche se è sempre bene ricordare che ammiocuggino una volta da bambino è morto – e anche per l’addestramento, compagno Graefe, lei va troppo per il sottile e così mi fa piangere l’America.

Fenske: se abbiamo a che fare con personale sufficientemente qualificato, basteranno circa 3 settimane affinché familiarizzino con l’attrezzatura, e poi potrebbero iniziare subito l’addestramento dell’Air Force, che dura circa 4 settimane: quindi, si parla di molto meno di 12 settimane.

Da 10 mesi a 10 settimane è un attimo. Se fossi negli asili nei paraggi, qualche preoccupazioncina ce l’avrei, diciamo, tant’è che anche il tenente colonnello Fenske, dopo la sparata, ritratta un po’.

Fenske: se parliamo di schieramento in combattimento, in tal caso, di fatto ci verrà consigliato di supportare almeno il gruppo iniziale perché la pianificazione è molto complessa. Per formare il nostro personale abbiamo impiegato circa un anno e ora vogliamo ridurre il tempo ad appena 10 settimane. Inoltre, c’è l’ulteriore preoccupazione di garantire che siano in grado di gestire la guida fuoristrada in un’auto di F1.

Insomma: una cosa è insegnargli due fondamentali in croce al calduccio di una sonnolenta base della Renania come quella di Buechel dove ci stanno, ovviamente, pure gli americani e che tanto piace ai nostri 4 simpatici programmatori di escalation militari; un’altra lanciare missili veri su obiettivi veri dal fronte. Se vogliamo fare le cose in fretta, non c’è verso: tocca mandare uomini nostri sul campo fino a che questi non hanno imparato tutto come si deve. Oppure c’è anche una via di mezzo: una via di mezzo tra i 10 mesi e le 10 settimane e anche una via di mezzo tra prendere di sicuro qualche asilo ed essere sicuri di non prenderne; diciamo metà tempo standard e metà standard di sicurezza, pari e patta. Per farlo, però, possiamo evitare di mandare gli uomini direttamente sul campo, ma almeno da remoto vanno guidati da noi, sennò addio. Ma guidarli da remoto significa entrare in guerra contro la Russia o no? E se sì, come si fa ad aggirare il problema?

Fenske: una possibilità sarebbe fornire supporto tecnico programmato. Teoricamente, questo possiamo farlo da Büchel, se abbiamo una linea di comunicazione sicura con l’Ucraina. Quindi lo scenario sarebbe questo: fornire il supporto completo del produttore tramite il servizio di supporto utente, che risolverà i problemi del software.
Gerhartz: fermo un attimo. Capisco cosa stai dicendo. I politici potrebbero essere preoccupati per una linea di comunicazione diretta tra Büchel e l’Ucraina, che implicherebbe un coinvolgimento diretto nel conflitto ucraino, ma in quel caso possiamo dire che lo scambio di informazioni avviene attraverso l’MBDA e noi ci limiteremo a inviare un paio di nostri esperti a Schroebenhausen. Ovviamente è un’assurdità, ma da un punto di vista politico, probabilmente è diverso se lo scambio di informazioni avviene attraverso il produttore, e quindi non ha niente a che fare con noi.

Birbantelli crucchi che non siete altro! Capito il giochino? Si chiama Plausible Deniability, negazione plausibile, ed è quando mischi le carte in modo che tutti sanno che è responsabilità tua, però la pistola fumante manca: è la tecnica che adottano sempre i miei figli quando trovo il cesso sporco. Ecco: i massimi gradi delle forze armate tedesche sono dei bambini che lasciano le sgommate e il capro espiatorio è un’azienda privata – che mica gli puoi fare la guerra a un’azienda privata (e poi dicono che le privatizzazioni non servono…). Purtroppo, però, anche questo semplice escamotage non risolve tutti i problemi.

Fenske: qui dipende anche da che tipo di informazioni stiamo parlando. Se parliamo di informazioni sull’ingaggio del bersaglio, che quindi idealmente includono immagini satellitari con una precisione fino a 3 metri, allora debbono essere prima processate a Buechel. Indipendentemente da ciò, possiamo senz’altro organizzare in qualche modo uno scambio di informazioni tra Büchel e Schroebenhausen. Oppure, possiamo sondare la possibilità di inviare le informazioni in Polonia, in qualche luogo accessibile con l’auto. Se siamo sostenuti, nel caso peggiore, possiamo spostarci con un auto, che ridurrebbe i tempi di reazione: di sicuro, non saremo in grado di reagire in un’ora perché servirebbe il nostro consenso. Nel caso migliore, circa sei ore dopo aver ricevuto le informazioni gli aerei sarebbero in caso di eseguire l’ordine; se è necessario perfezionare il target, dovremo lavorare con immagini satellitari che consentano la modellazione e, allora, i tempi si allungano fino a circa dodici ore. Dipende tutto dall’obiettivo, ma credo sarà possibile. Dobbiamo solo capire come organizzare la trasmissione di dati.

Qui c’è anche del romanticismo, eh? C’è già la scena pronta per Hollywood: i poveri tecnici di Buechel che, dopo aver elaborato le immagini satellitari con una vecchia auto scassata – perché, a suon di austerity, la Germania ha tagliato tutto – si precipitano in Polonia e al fotofinish riescono a trasferire le informazioni in Ucraina in tempo per cogliere l’obiettivo giusto; Spielberg è già lì che si sfrega le mani. Ma quale obiettivo? E qui arriva il bello.

Frohstedte: per quanto riguarda le difese aeree, il tempo e la quota di volo, etc… sono arrivato alla conclusione che ci sono due obiettivi interessanti: il ponte a est e i depositi di munizioni, che sono più in alto. Se consideriamo il ponte, quello che vorrei far capire è che il C10 del Taurus non è sufficiente e dovremmo capire meglio come funzionerebbe il tutto, e per farlo abbiamo bisogno di dati satellitari. Non so se riusciremo ad addestrare gli ucraini per una missione del genere in poco tempo; un mese, ad esempio.
Fenske: noi lo abbiamo osservato bene. Il ponte purtroppo, date le sue dimensioni, è come una pista di atterraggio. Ciò significa che potrebbero servire 10 o addirittura 20 missili.
Gerhartz: alcuni sostengono che il Taurus potrebbe riuscire se venissero utilizzati i caccia Dassault Rafale francesi.
Fenske: riuscirebbero solo a fare qualche buco e a danneggiare il ponte. Prima di fare certe affermazioni, noi per primi dovremmo…
Frohstedte: non sto sostenendo l’idea di prendere di mira il ponte; pragmaticamente voglio capire cosa vogliono.
Gerhartz: sappiamo tutti che vogliono abbattere il ponte, non solo per la sua importanza strategico – militare, ma anche per il suo significato politico, anche se adesso hanno un corridoio terrestre.

Geniale! Il ponte non è più vitale perché in Crimea si arriva ormai tranquillamente anche via terra; tirarlo giù con i Taurus è praticamente impossibile, però vale la pena comunque rischiare l’escalation perché agli ucraini farebbe tanto piacere lanciare un messaggio politico. Non fa una piega: io mi lamento dei figli miei, ma questi mi sa che non lasciano le sgommate; lasciano la zotta intera, anche un po’ spalmata ai bordi.
“La conclusione di questo scandalo” commenta Andrew Korybko dal suo sempre preziosissimo profilo Substack “è che alcuni pezzi dell’élite della Bundeswehr sono seriamente intenzionati a coinvolgere ulteriormente il loro paese nel conflitto ucraino, nonostante il rischio crescente che la guerra calda non dichiarata ma limitata dell’Occidente con la Russia si trasformi in una terza guerra mondiale a causa di errori di calcolo”; “Questa”, rilancia John Helmer, “è la prova che quando ufficiali dell’esercito tedesco e ufficiali della marina tedesca discutono delle operazioni a livello di stato maggiore prima di informare il ministro della difesa Pistorius, sono semplicemente impegnati ad attaccare la Russia quanto Gerhartz e i suoi aviatori” e questo è pacifico. Ma ci sono anche altri insegnamenti preziosi: come sottolinea Simplicius, infatti, “Molti attribuiscono comprensibilmente la fuga di notizie all’intelligence russa, ma a me sembra altrettanto, se non di più, plausibile che sia stata fatta trapelare dagli stessi addetti ai lavori tedeschi al fine di contrastare i piani del loro stesso Stato profondo, chiaramente intenzionato a iniziare la Terza Guerra Mondiale”. Quindi, in soldoni, non ci sono solo tutti i paesi del giardino ordinato ai ferri corti l’uno contro l’altro: anche all’interno di ogni singolo Paese tutta questa unità del mondo libero – dopo essersi narcotizzata sotto la cappa di Washington mano a mano che la debacle al fronte diventa più evidente – torna a mostrare cedimenti piuttosto evidenti. Ma l’insegnamento più palese di tutti – come l’altra settimana con il discorso di Putin – è quanto la nostra informazione ormai non sia più solo fuorviante e propagandistica, ma anche del tutto inutile, come nel caso del lungo e articolato discorso di Putin di fronte all’assemblea federale che si è concentrato per l’80% su questioni di economia interna e da noi è stato riassunto in Putin minaccia l’Europa col nucleare: anche qui, del contenuto concreto di queste importantissime intercettazioni non è stato fatto sostanzialmente cenno e si è completamente rovesciata la frittata, titolando a 6 colonne sulla minaccia della disinformazione russa.
Riportare le notizie ormai è disinformazione e informazione, invece, significa nasconderle: al di là di ogni considerazione, noi ci saremmo abbondantemente rotti i coglioni e la creazione di un vero e proprio media che non funzioni da ufficio stampa di una delle tante fazioni del partito unico della guerra e degli affari non può più essere rinviata. Per provare a farlo davvero abbiamo bisogno del tuo contributo; ci sono mille modi per sostenere il nostro progetto: iscriviti e fai iscrivere ai nostri canali, condividi i nostri contenuti (visto che le piattaforme dell’impero li segano sistematicamente), visita il nostro sito, iscriviti alla nostra newsletter, compra i libri dalla nostra bibli8teca, il merchandising dal nostro negozio online, ma soprattutto aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.

E chi non aderisce è il pimpante Manuelino Macaron (per la terza volta, ndr)

OttolinaTV

5 Marzo 2024

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