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¡Desaparecinema! ep. 20 -David Lynch, Marilyn Monroe, Lady D: cinema al femminile

Di moltissimi registi che amo ho letto moltissimo, per esempio Kubrick e Chaplin; per quanto riguarda Lynch, invece, ho una fortissima resistenza a leggere qualcosa. Forse per pudore, nel senso che Lynch per me fa il cinema più alto possibile e, dunque, perché sporcarlo con saggi che cercano inutilmente di decodificarlo? (tipo perché, allora, farci una puntata di Desaparecinema?) Perché limitarlo dentro teorie, opinioni, interpretazioni tematiche? O forse la resistenza a leggere libri su di lui deriva dal terrore di poter intuire abissi ancora più profondi di quelli in cui mi risucchiano i suoi film; o, infine, magari perché Lynch è MIO: il MIO contatto con i suoi film è mio e di nessun altro, il mio legame per lui è unico e non voglio sapere cosa ne pensano gli altri, come fosse una donna di cui sono follemente innamorato e mi infastidisce anche solo che gli altri la guardino. Il mondo che ha creato e in cui abito mentre guardo i suoi film è il MIO mondo perché, inevitabilmente, lo oriento verso i miei fantasmi, i miei mostri, le mie fantasie, le mie disperazioni, le mie lacrime, le mie rabbie, i miei pozzi oscuri. E non voglio, semplicemente, farmi distrarre dalle fantasie, dai pozzi e dalle lacrime degli altri; ci voglio cadere dentro con tutte le scarpe, a modo mio, sguazzare come un regazzino cui hanno fatto un bellissimo regalo di natale (i suoi film) e non ha alcuna intenzione di sapere quali regali abbiano fatto ad altri regazzini, altrimenti non se lo gode.
In ogni caso, questa volta non penso che parleremo di politica come le altre volte, a meno che non diamo per scontato che il cinema di Lynch sia comunque politico (come potrebbe non esserlo?) perché strenuamente indipendente e in costante guerra col potere delle case cinematografiche. Ma come?! Non sai di cosa parlerai? No, come Lynch (o Kubrick) quando inizia le riprese: non lo sa; lo trova andando. E, infatti, a proposito di politica una cosa l’ho trovata, a pensarci bene: il cinema di Lynch, tra l’altro, è anche metacinema, cioè riflette su se stesso e, se ci fate caso, i suoi film appartengono ciascuno a un genere per come li ha catalogati Hollywood per mere ragioni industriali (melo gangster, road movie, melo noir…), ma – come fa notare lucidamente Luca Malavasi nel suo libro dedicato a Mulholland Drive – “Nelle mani di Lynch il sistema dei generi si disfa immediatamente e finisce per funzionare a regime ridotto come repertorio di forme, strutture e figure già polverizzate e svuotate; (…) Il genere diventa (…) paccottiglia narrativa e ciarpame estetico. (…) Di questa tradizione che sembra sopravvivere soprattutto come testimonianza di un rapporto ormai incrinato tra l’immagine cinematografica e la società americana, il genere è un caso al tempo stesso esemplare e particolare: ricorda qualcosa, senza poterlo (più) essere.” E sempre perché il cinema di Lynch riflette sul Cinema, sempre secondo Luca Malavasi con Mulholland Drive “Lynch mette in scena il conflitto tra la sconfitta e la speranza nel quadro della putrefazione del processo creativo all’interno dell’industria del cinema americano, un’industria di vuoti e buchi neri creati dal potere nella ricerca del potere”. Un argomento che abbiamo affrontato più volte, ma che, secondo, me si comprenderebbe davvero bene – se mai un giorno lo affronteremo – attraverso la lente del cinema di Lynch. In ogni caso, la sintesi del suo pensiero potrebbe essere questa: “Hollywood è una grande associazione mafiosa”.
Su Lynch non ha senso fare una sola puntata, perché coi suoi film e serie Tv ha creato una mitologia pari – se non superiore – a quella di Lovecraft con i suoi miti di Chtulhu, e anche 90 minuti non sarebbero sufficienti. Per capire l’enormità di ciò che ha fatto Lynch, ha appunto creato un mondo complesso e coerente, oggetto di culto in tutto il mondo nonostante abbia vissuto travagliatissime vicende produttive praticamente ogni singola volta che ha fatto un film – e anche mentre non li faceva; nonostante non trovasse mai i soldi, gli cancellassero le serie TV, gli interrompessero i film ai nastri di partenza, glieli rimontassero e gli bocciassero i pilot di serie. Praticamente Lynch è come Cuba: gli hanno imposto da decenni un embargo senza precedenti, eppure ha ancora la migliore sanità del mondo ed è ancora lì che lotta contro l’imperialismo statunitense. Voglio vedere la Germania come starebbe se negli ultimi decenni fosse stata sotto embargo; so’ bboni tutti così. Come dite? Adesso sta messa malissimo? Ecco, appunto. Insomma: di Lynch si può parlare solo per assaggi; impossibile strutturare un discorso compiuto cercando di ingabbiare la sua opera immensa e stratificata dentro un discorso qualsivoglia. Perciò ogni puntata che dedicherò a Lynch riguarderà solo uno dei mille possibili aspetti del suo cinema. Iniziamo con un personaggino che lo ha ossessionato per anni e su cui ha fatto (come minimo) una serie in tre stagioni, un brano musicale, almeno un film (ma forse tre) e un film incompiuto insieme a Mark Frost. E, ovviamente, OCCHIO AGLI SPOILER!

OttolinaTV

3 Novembre 2024

Commenti (1)

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