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Cosm8lina – ep. 1- Quando l’imperialismo diventa spaziale

La nuova corsa allo spazio made in USA è plasmata da due elementi fondamentali: da un lato aziende private che non sono mai state così lontane dall’essere un “affare privato”, dall’altro la rinnovata esigenza di difendere con la forza il dominio imperiale anche oltre i confini della Terra. Al capo opposto della storia, Russia e Cina sembrano avere una visione diversa, che punta a coinvolgere i Paesi emergenti nella prossima corsa alla Luna, ma che nella più classica delle proiezioni viene definita come una corsa contro il tempo per accaparrarsi tutte le risorse lunari e costruire un monopolio extratmosferico. Cosm8lina nasce per cercare di fare un po’ di chiarezza su questi temi: non è raro imbattersi in grandi titoli che beatificano la space economy, le costellazioni satellitari e le prossime missioni sulla Luna, ma come da tradizione ci si guarda bene dal porsi delle domande. Quali sono le reali ambizioni dei capitalisti stellari? Quali sono i programmi di colonizzazione della Luna da parte delle superpotenze della Terra? Dobbiamo davvero preoccuparci di Elon Musk? L’Italia e l’Europa in generale avranno un ruolo in tutto questo? In questo ciclo di puntate, cercheremo di rispondere a queste ed altre domande.

Lo scorso 22 febbraio, il lander Odysseus ha toccato il suolo lunare ed ha incominciato a trasmettere dati e immagini verso la Terra; è un evento epocale non soltanto perché Odysseus è il primo oggetto made in USA a tornare sulla Luna dai tempi delle missioni Apollo, ma anche perché è il primo veicolo interamente finanziato, progettato e costruito da un gruppo privato ad arrivare con successo sul nostro satellite. È stato costruito dall’azienda texana Intuitive Machines nell’ambito del programma Nova-C, sviluppato su mandato della NASA; la missione di Odysseus, in particolare, si chiama IM-1 e rientra nel Commercial Lunar Payload Services (CLPS), un complesso programma di appalti tramite il quale la NASA prevede di affidare ai privati, da qui al 2028, le operazioni di trasporto di merci e la costruzione dei mezzi che opereranno sulla Luna. L’allunaggio di Odysseus è un evento storico, che apre una pagina nuova e apparentemente ricca di opportunità, ma potenzialmente molto problematica: quello a cui abbiamo assistito a febbraio è stato il primo passo dell’industria privata verso una possibile colonizzazione del dominio lunare e, cioè, un evento destinato a cambiare per sempre il rapporto millenario che lega tutti gli esseri umani alla Luna. Ora, il ruolo dell’industria aerospaziale privata non è una grande novità, anzi: storicamente, aziende come Northrop Grumman, Lockheed Martin e Boeing hanno goduto di numerose commesse ed appalti governativi e hanno in qualche modo fatto la storia della NASA, incluse le missioni Apollo; a partire dal XXI secolo, però, con la cancellazione del programma Constellation, che avrebbe riportato gli astronauti sulla Luna entro il 2020 e, soprattutto, con la fondazione di SpaceX, il protagonismo del settore privato ha preso decisamente un altro passo. In meno di vent’anni l’azienda di Elon Musk è riuscita infatti a progettare e costruire in casa dei lanciatori riutilizzabili, in grado di abbattere i costi ed effettuare in autonomia le operazioni di lancio, ma oltre la retorica che vede Musk impegnato nel rendere l’umanità una specie interplanetaria nel futuro immaginato da ogni boomer col cybertruck, c’è un dettaglio che non dovrebbe sfuggirci: la vendita sul mercato di servizi di trasporto orbitale non è l’obiettivo finale del modello di business ideato da Musk; grazie ai servizi logistici di SpaceX e al numero record di satelliti della costellazione Starlink, infatti, Musk oggi può offrire servizi di internet satellitare, comunicazione e, in prospettiva, raccolta e storage di dati che i suoi concorrenti a malapena possono permettersi di progettare. E non ci sono soltanto i programmi di Elon Musk: l’azienda Blue Origin di Jeff Bezos, per esempio, sta pianificando di allocare enormi data center nelle orbite prossime alla Terra e di fornire servizi di cloud computing spaziale, con i server che potranno assorbire direttamente dal Sole l’enorme quantità di energia necessaria al loro funzionamento e dissipare nel vuoto degli spazi cosmici il calore prodotto.
La colonizzazione senza limiti delle orbite basse e della superficie lunare da parte di grandi corporation private apre diversi scenari inquietanti e ci espone al rischio concreto che si vengano a creare dei monopoli industriali potenzialmente inattaccabili. La nuova corsa allo spazio poi, almeno per come è intesa dai suoi attori principali, ha anche un impatto ambientale devastante: l’appropriazione non regolamentata di risorse spaziali, infatti, può compromettere l’equilibrio ambientale della Luna e degli altri corpi celesti; e c’è anche la possibilità di deturpare irreversibilmente l’aspetto del nostro satellite. Tornando sul nostro pianeta invece, l’elevato numero di lanci, in assenza di una legislazione appropriata, determina la contaminazione degli strati più alti dell’atmosfera terrestre con una nuova ed ulteriore alterazione dello strato protettivo di ozono, un fenomeno che probabilmente è già in atto in questo preciso momento. E ci sono anche altri problemi: la presenza di un gran numero di satelliti in orbita, per esempio, fa aumentare enormemente la presenza di luci indesiderate nel cielo e ciò costituisce un serio limite per le osservazioni astronomiche; questo enorme affollamento delle orbite, insieme all’alta densità dei detriti che sfrecciano sulle nostre teste, può inoltre provocare collisioni ed incidenti, con gravi rischi per i satelliti e le persone in orbita, ma anche per quelle che stanno quaggiù sulla Terra: proprio lo scorso 8 marzo, un oggetto cilindrico ha perforato il tetto e attraversato due piani di un’abitazione a Naples, in Florida. Poco dopo, la NASA ha confermato che si trattava di una parte di un carico di batterie esauste che era stato rilasciato dalla Stazione Spaziale Internazionale nel 2021. Circa un mese più tardi, nella provincia di Saskatchewan, in Canada, la famiglia Sawchuk ha trovato nel suo campo dei frammenti di fibra di carbonio e alluminio, bruciati in più parti, provenienti dalla capsula Crew Dragon di SpaceX; il frammento più grande pesava poco più di 45 kg: “Speriamo che non accada di nuovo e che nessuno si faccia male”, ha dichiarato Barry Sawchuk, il proprietario del terreno.
Negli ultimi anni, il comparto produttivo e finanziario della space economy ha raggiunto e superato i 400 miliardi di dollari ed è in forte crescita, anche perché l’occupazione delle orbite basse e l’eventuale sfruttamento delle risorse lunari non sono al momento soggette a nessun tipo di controllo; siamo quindi all’alba di una vera e propria corsa all’oro in cui i paesi più attrezzati – gli Stati Uniti fra tutti, forti della loro posizione dominante – resistono ad ogni proposta di regolamentazione; e, ciononostante, l’unico trattato in vigore, l’Outer Space Treaty risalente al 1967, prevede che l’esplorazione e l’uso dello spazio extratmosferico debbano essere condotti “a beneficio e nell’interesse dell’intera umanità”. L’interpretazione prevalente dell’Outer Space Treaty, riaffermata, estesa e maggiormente esplicitata nel successivo Moon Treaty del 1979, include lo spazio esterno e, di conseguenza, anche la Luna, in una categoria già individuata dai giuristi romani: quella dei res communes omnium, cioè quei beni naturali non escludibili e non soggetti alla proprietà di Stati o individui, poiché condivisi da tutti o dalla maggior parte dei membri di una determinata comunità. Questa interpretazione è stata fortemente contestata dall’amministrazione Trump, che il 6 aprile 2020 ha emanato un ordine esecutivo che ha del clamoroso: “Le esplorazioni di successo a lungo termine e le scoperte scientifiche della Luna, di Marte e di altri corpi celesti richiederanno la collaborazione con entità commerciali per recuperare e utilizzare risorse” si legge nel documento; però, prosegue l’ordine di Trump, “la mancanza di certezze riguardo ai diritti di sfruttamento delle risorse spaziali da parte di soggetti privati […] ha scoraggiato alcune imprese a partecipare al programma spaziale”. Perciò si ribadisce il diritto americano all’utilizzo delle risorse spaziali e lunari anche al di fuori dell’interpretazione di altri Stati o della comunità internazionale: come si legge nel documento, infatti, “Lo spazio esterno è un dominio legalmente e fisicamente unico dell’attività umana e gli Stati Uniti non lo considerano un bene comune”. E non è tutto: storicamente, infatti, la nascita e l’imposizione di nuovi mercati vanno di pari passo con l’instaurazione della forza militare necessaria a difenderli; le funzionalità di comunicazione e posizionamento, rese possibili dalla tecnologia satellitare, sono ormai talmente integrate nelle attività economiche e commerciali terrestri e in quelle strategiche e militari che i nostri affari terreni ne sono ormai completamente dipendenti. Da qui l’esigenza di controllare e difendere le vecchie e nuove infrastrutture spaziali: per esempio, nel 2019 la NATO ha dichiarato lo Spazio un “dominio operativo” e, sempre nel 2019, è ufficialmente nata la US Space Force, il ramo delle forze armate statunitensi dedicato all’astronautica militare. Tradotto: nello spazio si può fare la guerra. Il conflitto russo – ucraino ha poi introdotto un altro elemento di novità assoluta: l’esercito ucraino ha infatti ampiamente utilizzato i servizi di Starlink per coordinare le proprie azioni militari; da qui in avanti, quindi, le attività commerciali di aziende private come Starlink possono acquistare una valenza militare e geopolitica, col rischio che sarà sempre più difficile riuscire a distinguere in maniera netta questi due domini. Le implicazioni di tutto questo sono spaventose, perciò non possiamo sottovalutare quello che succede oltre l’atmosfera.
Durante Fest8lina abbiamo dedicato uno dei nostri panel al tema delle “Guerre Spaziali” e, visto l’interesse del pubblico presente, abbiamo deciso di dare vita a Cosm8lina, un ciclo di interviste, approfondimenti e altre interazioni con il pubblico in cui tratteremo i temi della space economy, della militarizzazione dello spazio extratmosferico e, in generale, delle aspirazioni del nascente capitalismo stellare. In un primo appuntamento ne discuteremo con l’Ing. Marcello Spagnulo, consigliere scientifico di Limes ed esperto al tavolo tecnico del Comitato Interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali: parleremo degli sviluppi più recenti – come il volo inaugurale del lanciatore europeo Ariane 6, che ricalca a perfezione la condizione di estrema debolezza strategica e l’impasse geopolitica dell’Europa di oggi -, ma parleremo anche del DDL Spazio, un pacchetto di provvedimenti recentemente approvato dal governo italiano che traccia una direzione di marcia pericolosamente atlantista e quindi, secondo noi, decisamente discutibile. Se poi avete delle domande o se ci sono dei temi che vi interessano particolarmente, scrivetecelo nei commenti e vedremo di fare il possibile. Lo spazio è fatto per sembrarci distante, ma è meno lontano di quanto possiamo immaginare: era così venticinque anni fa, quando il modulo russo Zarja e il modulo Unity della NASA s’incontrarono in orbita per dare vita a un grande laboratorio scientifico simbolo di pace, e lo è a maggior ragione oggi, perché le decisioni che i nostri governi prenderanno nei prossimi anni in materia di spazio avranno un impatto diretto sulla vita di ognuno di noi. E c’è un altro problema, ovviamente: la nascita dell’Imperialismo Spaziale è accompagnata da un’informazione quasi sempre fatta di fanboy e accaniti sostenitori di un progresso, che sembra ambire ad essere spettacolare e salvifico, ma che raramente si fa carico di indagare le motivazioni reali e sulle conseguenze del suo sviluppo.
Quello che inizia qualche centinaio di chilometri sopra le nostre teste non è più il regno silenzioso della notte stellata: secondo qualcuno (…) lo spazio è l’ultima frontiera della controrivoluzione neoliberale. Insomma: c’è già chi pregusta l’ennesima gigantesca rapina ai danni dell’umanità e nessuno sembra farci caso; anche per questo serve un media indipendente che dia voce al 99%. Aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione di Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.

E chi non aderisce è Elon Musk.

Marcello Spagnulo. Geopolitica dell’Esplorazione Spaziale (Rubettino, 2019)
Marcello Spagnulo. Capitalismo Stellare (Rubettino, 2023)
Patrizia Caraveo, Clelia Iacomino. Europe in the global Space Economy (Springer, 2023)
Potential Ozone Depletion From Satellite Demise During Atmospheric Reentry in the Era of Mega- Constellations. Geophysical Research Letters. 11 June 2024

OttolinaTV

7 Settembre 2024

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