Skip to main content

Se l’Islam diventa Avanguardia dell’Antimperialismo – ft. Matteo Capasso

La situazione in Medio Oriente è sempre più complessa e intricata: abbiamo cercato di fare un po’ il punto su alcuni dei principali dossier con Matteo Capasso, editor della prestigiosa rivista Middle East Critique e, ovviamente, non potevamo non partire dallo Yemen. La semi escalation di USA e alleati non ha compattato solo lo Yemen; anche in Iraq si respira un aria diversa, in particolare a partire dall’attentato che nelle settimane scorse ha portato alla morte di uno dei principali leader delle milizie sciite del paese. Un attentato che, sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più radicalizzata, ha spinto il governo iracheno – che, sulla carta, non dovrebbe essere particolarmente ostile agli USA – ad alzare un po’ l’asticella e a chiedere formalmente che gli USA se ne vadano definitivamente dal territorio iracheno.
Contro questo asse della resistenza però non si schierano solo le potenze occidentali, ma tornano a galla anche attori regionali dalla natura piuttosto controversa come l’ISIS Khorasan, la filiale dell’ISIS basata in Afghanistan dove sta cercando in tutti i modi di sabotare il governo dei talebani e che ha deciso di inaugurare l’anno con l’attentato più sanguinoso della storia del regime degli ayatollah in Iran. Tra le potenze che, se non hanno direttamente sponsorizzato la nascita e l’ascesa dell’ISIS, sicuramente hanno beneficiato a più riprese della sua azione destabilizzatrice, ovviamente non ci sono soltanto gli occidentali ma anche le petromonarchie, che continuano ad avere un comportamento ambiguo: dietro la spinta dell’opinione pubblica del mondo arabo non possono non condannare Israele; dietro le quinte, però, in molti sospettano che continuino a vedere la minaccia più grande nell’Iran e, in generale, nell’asse della resistenza. L’asse della resistenza infatti, nonostante l’ideologia islamica, rappresenta in realtà al momento l’irruzione delle forze popolari nella politica del Medio Oriente, una tendenza che ovviamente è vista dai regimi dinastici feudali antimoderni del Golfo come il fumo negli occhi; da almeno 50 anni il Medio Oriente è al centro della strategia geopolitica dell’imperialismo USA. I cambiamenti ai quali stiamo assistendo sono epocali: ogni semplificazione rischia di portarci fuori strada; abbiamo bisogno di continuare a cercare di cogliere tutta la complessità senza ridurci a spettatori impassibili. Quando è in corso un genocidio sfacciato non c’è nessuna equidistanza possibile; al netto di tutte le contraddizioni possibili immaginabili, chi ambisce a restare umano sa da che parte stare e sa che gli servirebbe come il pane un vero e proprio media che, invece che alla propaganda suprematista, dia voce al 99%. Aiutaci a costruirlo: aderisci alla campagna di sottoscrizione Ottolina Tv su GoFundMe e su PayPal.

E chi non aderisce è Benjamin Netanyahu

OttolinaTV

15 Gennaio 2024

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *